Dagli anni ’60 c’è stato un progressivo aumento delle allergie nelle nuove generazioni. Oggi ne soffre un bambino su tre, e in Italia, entro il 2020, uno su due soffrirà di rinite allergica. L’aumento delle allergie ha un trend che non pare voglia fermarsi. In crescita sono soprattutto le allergie respiratorie, seguite da quelle alimentari. I bambini con reazioni a latte, uova, nocciole e altri alimenti sono raddoppiati (1). Gli antigeni alimentari presenti spesso in modo occulto nei vaccini hanno un indubbio ruolo in questa preoccupante epidemia (2).
La tolleranza orale
La tolleranza orale è quel complesso processo immunitario che ha sede nel nostro intestino e che ci permette di “tollerare” e assimilare senza pericoli tutti o quasi gli alimenti che fanno parte della nostra dieta. Perché “senza pericoli”? Perché ciò che viene da fuori di noi rappresenta sempre qualcosa di estraneo, di non “umano”, di “non noi” (non-self). Insomma la “natura” estranea, vegetale, animale, minerale, dei nostri cibi deve essere annientata, metamorfizzata e poi umanizzata …per esempio, un cibo vegetale, una volta entrato nel nostro corpo, non può mantenere la propria natura “vegetale” e andarsene in giro, pena l’alterazione della nostra omeostasi, che poi si traduce in allergie, intolleranze e infiammazioni. Quindi il processo di tolleranza orale prevede da una parte il corretto riconoscimento dei nutrienti, dall’altra lo “spegnimento” dei normali meccanismi immunitari di difesa. In questo modo, il sistema non viene “sensibilizzato” per quel particolare antigene. A questo ammirevole meccanismo, che ci permette di nutrirci e non soccombere, partecipano cellule immunitarie, la mucosa intestinale, gli enzimi digestivi e non ultimo la nostra complessa flora intestinale (microbiota).
Vaccinazioni: quando il cibo segue un’altra via
Il premio Nobel Charles Richet dimostrò ormai un secolo fa che se si inietta una proteina, nell’uomo o negli animali, il sistema immunitario si sensibilizza verso quella proteina e che la successiva esposizione a quella stessa proteina, anche per via orale, porta ad una risposta allergica, più o meno grave. Nel 1908 Wells dimostrò che iniettando una piccolissima quantità (50ug) di ovalbumina nei maialini, si otteneva una sensibilizzazione verso questa proteina e la successiva iniezione di ovabumina causava una reazione allergica. Ratner et al (1952) dimostrarono una sensibilizzazione all’uovo, in persone che avevano ricevuto vaccini coltivati su proteine delle uova. Yamane et al (1988) dimostrarono un significativo aumento delle IgE anti-ovalbumina in 36 pazienti su 100 che avevano ricevuto la vaccinazione antinfluenzale. Nakayama et al (1999) trovarono un’ evidente relazione tra la somministrazione del vaccino combinato antipertosse-antitetano e lo sviluppo di allergie verso la gelatina. In un successivo studio, Kuno-Sakai et al (2003) utilizzarono un vaccino combinato privo di gelatina e poterono dimostrare che la sensibilizzazione alla gelatina non si verificava.
Quali allergeni nei vaccini
I vaccini, ma anche altri tipi di farmaci iniettabili, contengono diverse proteine alimentari che derivano dalle uova, dal latte (caseina), dalla gelatina, dalla soia, dall’agar ecc. Inoltre possono contenere ingredienti come il polisorbato 80 e sorbitolo, che sono anch’essi derivati dagli alimenti. Per esempio, il polisorbato 80 è ricavato da varie fonti alimentari, come la noce di cocco, la palma, il girasole, la tapioca, il frumento, il mais, e molto altro, oppure può essere ricavato da certi oli vegetali, come quello di semi di girasole, legumi vari, arachidi, ecc. E’ impossibile garantire che questi eccipienti dei vaccini non siano contaminati da residui di antigeni alimentari. Inoltre, non pare che ci siano limiti di legge da rispettare per quanto riguarda la quantità e qualità di allergeni alimentari nei vaccini e spesso questi “residui alimentari” non vengono neanche segnalati nelle confezioni di questi farmaci. O’Brein et al (1971) hanno trovato 7,4 mcg/ml di ovalbumina nei vaccini antinfluenzali del 1967. Goldis et al ne hanno trovato addirittura 38,3 mcg/ml nei vaccini del 2008.
Adiuvanti e vaccinazioni multiple
Gli adiuvanti sono sostanze utilizzate nei vaccini per potenziarne gli effetti. Uno tra tutti è l’alluminio. Quando si iniettano proteine alimentari con gli adiuvanti, questi potenziano notevolmente l’effetto immunogeno degli antigeni alimentari. Consideriamo che spesso vengono somministrati diversi vaccini simultaneamente, la quantità di adiuvanti e proteine alimentari può essere notevole. Atsuko et al (1997) dimostrarono che non solo gli antigeni vaccinali provocano allergie, ma che l’alluminio gioca un ruolo importante nella sintesi delle IgE.
Cross-reazioni immunitarie
Un noto meccanismo del nostro sistema immunitario è quello della cross-reazione, che è spesso coinvolto nelle allergie e nelle malattie autoimmuni. In poche parole funziona così: il sistema immunitario si sensibilizza verso un alimento e allo stesso tempo reagisce verso un polline di un albero o di un erba. Pertanto, una aumentata allergia agli alimenti causato da antigeni presenti nei vaccini potrebbero aumentare le allergie verso i pollini.
Bibliografia
1) Allergie in crescita nei bimbi, entro il 2020 ne soffrirà 1 su 2 ADNKronos Salute, 16 Mar 2017
2) Arumugham V (2015) Evidence that Food Proteins in Vaccines Cause the Development of Food Allergies and Its Implications for Vaccine Policy. J Develop Drugs 4:137.