Ci siamo quasi… tra qualche settimana arriva l’estate!!! Le condizioni atmosferiche sono ancora un po’ ballerine, ma le temperature stanno cambiando, le ore di luce sono aumentate, la natura si risveglia e ciò comporta una serie di modifiche nelle nostre abitudini quotidiane. Esiste una connessione tra le variazioni stagionali e i nostri comportamenti alimentari, sessuali, ecc? chi è la spia che comunica al nostro corpo cosa accade al di fuori di esso ? gli ambasciatori sono gli ormoni, sostanze trasportate dal sangue e prodotte dalle ghiandole endocrine, dai tessuti e dalle cellule. Nei mesi estivi, ad esempio, si assiste ad un picco di produzione di GH, altrimenti detto “ormone della crescita”, e di testosterone, i quali favoriscono lo smaltimento del grasso corporeo in eccesso. Al contrario, l’ormone più basso è il cortisolo che ci da informazioni sullo stress corporeo. Inoltre, la luce del sole stimola l’epifisi e viene aumentata la produzione di serotonina e diminuita la melatonina…il risultato?!? L’energia sale e con essa l’umore e la propensione agli altri. Uno studio condotto dai ricercatori di un’università austriaca ha dimostrato il collegamento tra il sole e la libido maschile. Nei mesi caldi il sole facilita nell’uomo, ad esempio, l’aumento del livello di testosterone e di desiderio sessuale e l’attivazione di tutti gli altri ormoni, tra cui i feromoni che governano le reazioni istintive di fronte ad un altro soggetto. Per questo durante la stagione estiva, essendo esposti maggiormente ai raggi solari, gli uomini accumulano più elevati livelli di testosterone e il desiderio sessuale tende ad essere maggiore. La radiazione luminosa, quindi, ha un effetto stimolante e antidepressivo, in grado di ridurre lo stress, di migliorare l’umore e di rivitalizzare tutti i sensi di uomini e donne. Dal punto di vista fisiologico riceviamo determinati ordini….ricordiamoci però che è la nostra mente ad avere l’ultima parola. Uno stesso ormone stimola risposte differenti negli uomini e nelle donne, ma a decidere è sempre la corteccia prefrontale. Per dirla sinteticamente: gli ormoni regolano, ma è sempre la mente che sceglie cosa fare. Noi siamo l’unità di diverse componenti: la parte fisiologica, quella cognitiva e ultima, ma non in ultimo, quella emotiva. Cerchiamo di essere sovrani del nostro benessere psicofisico e compiamo le nostre scelte ascoltando i nostri bisogni, fissando degli obiettivi e sfruttando al meglio le risorse che possediamo per raggiungerli! Una buona consapevolezza emotiva, inoltre, favorisce lo sviluppo di competenze personali e interpersonali: le emozioni sono alla base della struttura delle relazioni con gli altri e influenzano il nostro modo di comportarci. La stagione in cui viviamo incomincia dalla natura, passa attraverso la nostra mente e si esplicita nei nostri comportamenti: se è vero che l’estate e’ la stagione del sole e del divertimento, della libertà e del cambiamento, proviamo ad essere noi gli artefici di questa nostra estate 2016!!
Prendi 2.000 persone obese o anche solo in sovrappeso, età pari o superiore a 50 anni, e chiedi loro se negli anni successivi hanno intenzione di perdere peso, metterne o mantenersi stabili, organizzando un follow-up a 4 anni.Prevedi la compilazione di test clinici finalizzati a rilevare lo stato dell’umore, così da capire se il dimagrimento ha per caso avuto effetti significativi sugli stati emotivi, poi tiri le somme.
Lo hanno fatto in Gran Bretagna, presso la University College of London, pubblicando i risultati sulla rivista PLOS ONE. Ne vengo a conoscenza tramite un articoletto apparso recentemente nel web che attira la mia attenzione per il titolo a tratti sensazionalistico e nel quale si racconta che la perdita di peso sembrerebbe produrre l’effetto di una cambiale da saldare a suon di malumori.
Penso ai pazienti del Servizio di Psicologia di dNa Milano. Non me ne viene in mente mezzo che, a fronte di una perdita di peso, si strappi i capelli dalla disperazione! Vado dunque a cercare l’articolo originale. I curiosi in grado di masticare un po’ di inglese possono trovarlo qui.
Ebbene, come tutte le ricerche longitudinali, anche in questa il campione in esame non ha mancato di avere qualche difettuccio: chi aveva dichiarato di voler fare la dieta e poi s’è perso per strada non riuscendo a perdere un grammo, chi viceversa, chi s’è dimenticato negli anni di far parte di un panel di ricerca, eccetera. Non solo: ad aver perso peso sembrerebbe essere stato solo il 14% del campione totale, dunque 280 persone. Di queste, il 78% risulterebbe aver patito un peggioramento dell’umore (= 218): non proprio una tribù numerosa.
E ancora: quella connessione fra peggioramento dell’umore e perdita di peso. Gli autori stessi mi sembrano più possibilisti che definitivi, non mancando di chiedersi cosa nasca prima, se l’uovo (il peggioramento dell’umore) o la gallina (la perdita di peso), e mostrando una sanissima onestà intellettuale nell’ipotizzare la possibilità che sull’umore abbiano agìto eventi di vita stressogeni che nulla hanno avuto a che vedere con il regime alimentare seguito dalle persone.
Ma non finisce qui. Nell’articolo trovo un’insinuazione interessante (che tale rimane): sarà mica che il peggioramento dell’umore – osano i ricercatori – cominci a comparire solo dopo la fase iniziale di perdita di peso, in cui notoriamente si è sostenuti e incoraggiati e si comincia a perdere qualche chiletto? Quando cioè si è ormai in corsa e il sostegno comincia a vacillare?
Mi viene in mente che quando si parla di “dieta” – non solo negli articoli più o meno seri che possono trovarsi in giro ma anche e soprattutto negli studi di psicologia -, il “non ce la faccio se nessuno m’aiuta” è più diffuso di quanto si creda, e svela quanto ci sia di “relazionale” nel proprio rapporto col cibo. E per “relazionale” non intendo che, di fatto, fra sé e il cibo c’è una relazione. No: per “relazionale” intendo che il nostro rapporto col cibo c’entra, e parecchio, col rapporto che abbiamo con noi stessi, con gli altri, con l’esistenza che viviamo, nonché con tutti quei significati che a tutto questo attribuiamo e che hanno, appunto e di nuovo, natura relazionale. Mica bazzecole.
Per questo affermazioni come “perdere peso rende tristi” fanno saltare sulla sedia e sanno di poco.
Se stai cercando uno psicologo a Milano, ilServizio di Psicologiasi avvale della collaborazione diuno staff di psicologhe psicoterapeute con cui i pazienti possono intraprenderepercorsi individuali o di coppiafinalizzati al raggiungimento degli obiettivi posti e di unmaggiore benessere.
Sostegno psicologico individuale e psicoterapia individuale
Come ogni comportamento, anche ilcomportamento alimentareviene influenzato da fattori cognitivi ed emotivi specifici di ogni individuo, della fase di vita che questi sta attraversando e delle esperienze che ha già vissuto.
Rappresentazioni cognitivedisfunzionali, rigidità odisregolazionicomportamentali,esperienze traumatichesingole o ripetute nel tempo possono infatti ostacolare il desiderio di seguire un regime alimentare sano e il raggiungimento di un peso corporeo soddisfacente, nonché di un buon senso di benessere.
La difficoltà nell’acquisizione e nel mantenimento di un’alimentazione sana ed equilibratanon di radosi fonda sul bisogno– spesso inconsapevole –di attribuire al cibo funzioni prettamente psichichee anche molto diversificate fra persona e persona, che necessitano di essere svelate, comprese e accettate, infine modificate.
Per queste ragioni, il paziente può intraprendere unpercorso individualecon una psicoterapeuta del Centro.
Con il primo colloquio,lo psicologo effettua insieme al paziente una prima valutazione del problema: vengono raccolte le informazioni necessarie per comprendere l’intervento più utile per la persona che ha richiesto la visita. In seguito, il paziente avrà la possibilità di effettuare unpercorso di sostegno continuativoche potrà accompagnarlo durante l’intero percorso alimentare e che verrà focalizzato sulla valorizzazione e implementazione delle risorse del paziente. In alcuni casi, è raccomandabile unlavoro di psicoterapia, più di profondità, in cui la psicologo aiuta il paziente a comprendere i meccanismi profondi su cui si fondano abitudini alimentari disfunzionali, sia a indurre cambiamenti significativi nelle dinamiche di funzionamento globale della persona.
Psicoterapia di coppia
La terapia di coppia interviene quando la richiesta di intervento rivolta alla psicologa psicoterapeuta proviene da entrambi i membri di una coppia amorosa.
Generalmente, il disagio lamentato si fonda sulla mancanza di un progetto di vita comune, di una vicinanza/intimità fisica o di un legame affettivo e ciò può generare conflitti o crisi nel rapporto, tali da minare la relazione.
La psicologa psicoterapeuta si propone di considerare le difficoltà sia della coppia che del singolo, in virtù della storia personale e della famiglia di origine di ciascuno dei partner, in modo da contestualizzarle e analizzarle, anche alla luce delle dinamiche relazionali interne alla stessa.
Con la terapia vengono proposti e incentivati nuovi sistemi di comunicazione, più idonei rispetto ai precedenti schemi comportamentali adottati dalla coppia, alla gestione equilibrata e non conflittuale del rapporto affettivo, basandosi, inoltre, sulle capacità personali e risorse di ciascun partner.
Training autogeno (T.A) Respirazione e rilassamento
Il training autogeno (T.A.) è una tecnica di rilassamento-desensibilizzazione, un esercizio sistematico per la formazione di sé stessi che consente di liberarsi progressivamente dalle tensioni e dallo stress, garantendo al nostro organismo una condizione di benessere generale. É un’induzione dello stato di calma, un processo in cui il mondo oggettivo esterno non ha importanza e il vero oggetto, su cui si rivolge l’attenzione, è invece il proprio corpo. Ci si allena all’ascolto e all’accettazione profonda di tutto ciò che accade in sé quando s’impara a lasciare che accada.
Nota: Il T.A. è controindicato per soggetti con problemi cardiaci, bambini età inferiore ai 5 anni, persone con diagnosi psichiatriche
Colloquio psicologico di sostegno alla genitorialità
Rivolto a coppie di genitori di figli adolescenti, l’incontro si pone come obbiettivo quello di aiutare i genitori che vivono con disorientamento la fase adolescenziale dei propri figli al fine di trovare le risorse necessarie per vivere in modo trasformativo questo prezioso momento di vita.
Speciale Covid-19: in questo periodo caratterizzato dall’emergenza Covid-19 un sentimento molto comune, in bambini, adolescenti ma anche adulti è quello della paura. Il rischio per tutti è quello di cristallizzarsi nella paura, di rinchiudersi, perché le emozioni sono troppo forti e il mondo là fuori è inaffrontabile. E allora… Come stare al fianco dei bambini e degli adolescenti in questo momento incerto? Parlane con un esperto.
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