DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA)

Disturbi del comportamento Alimentare (DCA) – Classificazione ed Eziopatogenesi

shutterstock_118745101I Disturbi del Comportamento Alimentare sono un gruppo di patologie psichiatriche che possono provocare gravi alterazioni metaboliche e nutrizionali. Si configurano oggi come un problema sociosanitario che negli ultimi anni ha registrato un progressivo incremento con numeri tali da rappresentare un fenomeno di allarme sociale.
Nella maggior parte dei casi l’esordio risale all’età adolescenziale e possono essere definiti come persistenti comportamenti finalizzati al controllo del peso che danneggiano la salute fisica o il funzionamento psicologico dell’individuo. Accanto a forme cliniche ben individuate e classificate – come Anoressia Nervosa (AN), Bulimia Nervosa (BN)Disturbo Emotivo di Evitamento del Cibo(FAED), Alimentazione Selettiva, Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) e Sindrome da Fame Notturna (NES) – si riscontrano sempre più frequentemente quadri parziali o subliminali, classificati come DCA-NAS (“disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati”), i quali possono rimanere tali nel tempo o variare verso forme complete di disturbo alimentare.
I DCA costituiscono oggi una vera e propria epidemia sociale con eziologia multifattoriale: il contesto familiare e scolastico rappresentano sicuramente l’elemento di maggiore influenza; l’arrivismo e la competitività sempre più richiesti dalla società attuale possono essere anch’essi responsabili dell’instabilità emotiva che colpisce bambini e adolescenti sempre più precocemente. Si distinguono così tre principali fattori di rischio, che possono giocare un ruolo più o meno importante da paziente a paziente:
– Fattori Familiari: da intendere sia in senso di predisposizione genetica(familiarità per DCA), sia in senso relazionale(modalità di comunicazione intra-familiare, soprattutto tra madre e figlia).
– Fattori Socioculturali: il modo di pensare degli adolescenti è fortemente condizionato da quel messaggio, trasmesso dai mass media, secondo cui l’immagine corporea costituisce un requisito essenziale per ottenere successo e affermazione nella vita. Ciò determina un’incontrollabile paura di ingrassare, la quale porta a considerare eccessivo il proprio peso a prescindere dal peso stesso, generando così una costante insoddisfazione della propria immagine corporea. Il cibo diviene così, per il bambino incapace di comprendere i propri bisogni e in cerca di una propria identità, il modo più semplice per ottenere quel controllo e quel potere che nel mondo esterno non riescono ad esercitare.
– Fattori Individuali: si tratta di fattori psicologici in grado di favorire l’esordio di un DCA, ovvero di comportamenti tipici della personalità premorbosa, come bassa autostima, insoddisfazione del prioprio corpo, desiderio di magrezza, difficoltà nelle relazioni interpersonali, perfezionismo, senso di inadeguatezza e insicurezza.
Tra i possibili fattori influenzanti i comportamenti alimentari, accanto ai pretesti sociali e relazionali, potrebbero trovare spazio anche le abitudini alimentari del periodo infantile, ovvero abitudini familiari riguardanti il comportamento a tavola.

Criteri diagnostici e segnali d’allarme

disturbi del comportamento alimentareAttualmente la diagnosi dei disturbi alimentari si basa sulla presenza di alcune caratteristiche comportamentali, psicologiche e fisiche, quali:
– Isolamento o assenteismo al momento del pasto
– Tendenza a mangiare grandi quantità di cibo senza controllo
– Tendenza a mangiare di nascosto fuori pasto
– Abitudine di andare in bagno dopo i pasti(con radio/tv accesa o altri rumori che possano coprire quello del vomito autoindotto)
– Tendenza ad accusare nausea per evitare di mangiare o assumere spesso lassativi
– Tendenza a mangiare lentamente, bevendo tanta acqua e sminuzzando il cibo in pezzi piccoli
– Tendenza a pesarsi continuamente
– Incremento eccessivo dell’attività fisica
– Perdita di peso e amenorrea(nelle femmine)
– Sbalzi d’umore, irrequietezza improvvisa, scarsa autostima e bisogno di controllo

Possibili approcci terapeutici

L’approccio terapeutico dei DCA prevede la presa in carico del soggetto da parte di un’equipe multidisciplinare specializzata di medici, neuropsichiatri, psicoterapeuti e nutrizionisti.
Non è sempre necessario il trattamento farmacologico, mentre un percorso di rieducazione alimentare e di psicoterapia familiare o individuale risulta necessaria.
L’intervento del nutrizionista è mirato alla ripresa di un’alimentazione che abbia caratteristiche di equilibrio energetico e, inizialmente, anche di basso contenuto calorico (soprattutto se il soggetto arriva da una situazione grave di denutrizione). In casi più gravi, a causa della difficoltà di alimentarsi della paziente, può essere richiesto un regime di degenza o una nutrizione parenterale.

Dott.ssa Elena Ariosto

La spiaggia per ricaricarsi… e senza “fisime” per il fisico

Lo sapete che sempre più frequentemente ci sono persone con “ansia da svestizione” quando si ritrovano a mare o in piscina?!?

Sentono addosso gli sguardi della gente che c’è intorno, sono terrorizzati dalle critiche degli altri, ed ecco che la stagione più calda dell’anno, la più spensierata e la più divertente, finisce col diventare la più sgradevole.

Il sole contribuisce a calmare l’ansia e aiuta il benessere del corpo e della mente, ma spesso non basta, soprattutto se ci riferiamo a persone con ossessioni e complessi circa il proprio fisico.
La società nella quale viviamo ci impone dei modelli di perfezione (attrici, modelle, calciatori, personaggi dello spettacolo e chi più ne ha più ne metta) troppo difficili da raggiungere per chi ha una struttura di sé debole: chi cerca approvazione dall’esterno si ritrova inevitabilmente ad avere a che fare con il pensiero secondo il quale il difetto fisico è un blocco verso l’affermazione della propria persona, ed entra in crisi nel momento in cui le proprie caratteristiche fisiche non combaciano con i propri canoni di bellezza.

La situazione diventa ancor più preoccupante quando esiste un importante rifiuto del proprio corpo: in casi di questo genere la persona arriva ad odiare il proprio fisico e non è capace di accettarsi, tanto meno di vivere relazioni con gli altri appaganti. La dismorfofobia è la fobia che nasce da una visione distorta che si ha del proprio aspetto esteriore, causata da un’eccessiva preoccupazione della propria immagine corporea. Le conseguenze di questo malessere si possono riscontrare nei comportamenti che il dismorfofobico mette in atto: non va a mare o in piscina perché non vuole mostrare il proprio corpo, pensa e ripensa ai propri difetti, controlla il proprio fisico guardandosi in continuazione allo specchio, confronta il proprio aspetto con quello degli altri, ecc.

In che modo si possono ridurre questi disagi, così da poter vivere serenamente le vacanze estive?

1453466981_aurora_ramazzotti_tramontoI difetti che ognuno di noi possiede si possono affrontare lavorando sulla consapevolezza che innanzitutto un seno perfetto o delle gambe filiformi non garantiscono il trionfo della propria persona… e questo lo sottolineava anche una canzone di qualche anno fa che recitava “Donne, donne, oltre le gambe c’è di più…”. Inoltre, il giudizio o la critica degli altri possono interessarci, ma non dobbiamo basare il valore di noi stessi solo ed esclusivamente su ciò che ci arriva dall’esterno, anche perché siamo esseri molto più complessi e interessanti internamente. Sicuramente l’aspetto fisico è importante, è il nostro “biglietto da visita”: dobbiamo preoccuparci di alimentare il nostro corpo adeguatamente, dobbiamo coccolarlo, prenderci cura di lui. Ma ricordiamoci che la perfezione non esiste (..se non con Photoshop!) e che, nel momento in cui riusciamo ad accettare anche i nostri difetti, siamo più forti noi delle nostre insicurezze.

Dott.ssa Isabella Magnifico (Psicologa Psicoterapeuta)

14 Febbraio: un giorno speciale?

Programmi per San Valentino?

innamorati1Oggi è il giorno di San Valentino, la festa degli innamorati e, come tutti gli anni, le aspettative su questa giornata sono sempre molto elevate.

C’è chi vive una storia d’amore e vorrebbe trascorrere questo giorno con la persona amata in modo singolare, originale; chi non ha una storia d’amore, ma vorrebbe averla, deve mostrarsi in grado di gestire emozioni come tristezza o rimpianto per un rapporto che non ha mai vissuto o per una relazione finita.

San Valentino è una festa simbolica che rappresenta un richiamo all’amore e pertanto ciascuno si trova inevitabilmente a fare un bilancio della propria storia affettiva, tirando in ballo il proprio sistema di aspettative. Se la storia d’amore c’è, è importante trascorrere del tempo insieme con uno stato d’animo gioioso, godendo della relazione con l’altra persona e si potrebbe pensare ad un regalo originale che custodisca in sé il pensiero che si ha dell’altro.

innamorati2Con il passare del tempo è più facile che pigrizia o stanchezza prendano il sopravvento e il rapporto di coppia entra in crisi a causa della routine: il giorno di San Valentino potrebbe essere l’occasione per creare un contesto diverso dalla quotidianità. Si potrebbe fare a meno di accusare l’altro/a delle sue mancanze e fare un passo indietro per riscoprire i motivi per cui ci si è innamorati: è importante cercare insieme un’idea per comunicare il proprio sentimento al partner e riflettere al contempo su quanto sta accadendo all’interno della coppia. È necessario ritagliarsi degli spazi da condividere, ritrovare la complicità della fase dell’innamoramento per far si che il rapporto non venga mai dato per scontato.

Chi invece è single può provare a vedere i vantaggi della condizione in cui si trova e focalizzarsi su se stesso/a, partendo dalle sue risorse e mettendo a fuoco i propri bisogni… è un modo per dimostrare amore alla propria persona!

innamorati3La festa degli innamorati può essere l’occasione per condividere con il proprio partner spazi dedicati alla coppia in modo costruttivo e meno abitudinario: l’Amore, quello con la A maiuscola, non lo si dimostra solo il 14 di febbraio, ma soprattutto i restanti 364 giorni dell’anno. Nelle migliori coppie il San Valentino funziona come il Natale e, come diceva una canzone, “ o è Natale sempre o non è Natale mai”.

In quelle coppie è il sempre – costruito giorno per giorno, usando gli inevitabili conflitti in modo costruttivo – la regola.

Dott.ssa Isabella Magnifico

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