Etichetta alimentare: chiarezza per il consumatore

Definizione di etichetta: 

“qualunque marchio commerciale o di fabbrica, segno, immagine o altra rappresentazione grafica scritto, stampato, stampigliato, marchiato, impresso in rilievo o a impronta sull’imballaggio o sul contenitore di un alimento o che accompagna tale imballaggio o contenitore.” (Art. 1 Reg. 1169/2011)

L’ etichetta nutrizionale costituisce un aspetto dell’etichetta alimentare e serve ad indicare e a definire le caratteristiche nutrizionali del prodotto.

Riportata sulla confezione di un prodotto alimentare, fornisce un valido contributo al consumatore sul valore energetico e sul contenuto in nutrienti quali proteine, grassi, carboidrati, sale, fibre, vitamine e sali minerali presenti nel prodotto confezionato.

E’ inserita tra le informazioni obbligatorie da fornire al consumatore per gli alimenti preconfezionati posti in commercio, con l’obiettivo di elevare il livello di protezione della salute senza trascurare gli interessi economici legati alla libera circolazione delle merci e nel contempo con l’intento di ampliare la sua conoscenza per consentirgli di compiere scelte alimentari consapevoli e avviarlo a corrette abitudini alimentari.

Possiamo considerarla uno strumento informativo necessario, che offre al consumatore indicazioni che gli permettano di confrontare un prodotto con un altro e in particolare di conoscerne la sua composizione nutrizionale.

Il consumo di alimenti scaturisce dalla necessità dell’uomo di nutrirsi ma anche dal desiderio e dal compiacimento di soddisfare i propri gusti. Tale compiacimento però dovrebbe essere sempre accompagnato dalla consapevolezza che l’alimentazione debba essere basata su quantità adeguate e prodotti di qualità.

Un consapevole consumo di cibo consentirebbe tra l’altro, oltre ad una più equa distribuzione delle risorse con un impatto positivo sull’ambiente, anche il mantenimento di uno stato di benessere e conseguente miglioramento della qualità della vita. Acquistiamo troppo cibo, non conosciamo bene le caratteristiche degli alimenti in termini di conservabilità e mal li riponiamo nei nostri frigoriferi.

Ma quali sono gli strumenti che potrebbero aiutare il consumatore verso scelte migliori?

Senz’altro un’alimentazione più informata e un’attenta lettura delle etichette alimentari.

Le etichette alimentari sono l’unico strumento di cui dispone il consumatore per orientare le proprie scelte tra gli affollatissimi scaffali dei supermercati. Informarsi e conoscerle costituisce un atto di responsabilità verso se stessi per tutelare il proprio benessere, la propria salute e, perché no, anche la propria tasca! In un supermercato dovremmo essere capaci di scegliere in maniera autonoma, senza coinvolgimenti di tipo emotivo, pensando esclusivamente a ciò che serve e non a ciò che intercettiamo con il nostro sguardo!

Ed ecco perché saperle leggere diventa importante!

Il Reg. UE n 1169/2011, testo ormai di riferimento in materia, dal dicembre 2016 applica l’ultima indicazione finora mancante, ovvero l’obbligatorietà dell’etichetta nutrizionale.

Dal 13 dicembre del 2016 ogni etichetta presenta obbligatoriamente una dichiarazione nutrizionale che serve a fornire al consumatore la consapevolezza dei nutrienti presenti, della loro quantità e del valore energetico complessivo dell’alimento, consentendogli di seguire una alimentazione equilibrata consapevole e responsabile. Questa pubblicazione, che segue le due precedenti di descrizione e di guida alla lettura delle etichette, anche in riferimento ad alcuni tra gli alimenti più importanti della nostra alimentazione nonché esportatori del made in Italy nel mondo, tenterà di rendere più chiaro quanto descritto nella sezione 3 del regolamento UE n.1169/2011 in relazione alla obbligatorietà della suddetta dichiarazione nutrizionale.

Siamo consapevoli che non basta leggere l’etichetta per diventare virtuosi dell’alimentazione, ma che questo senz’altro rappresenta un atto di responsabilità che deve essere accompagnato da una conoscenza e da una informazione che, per essere esaustiva, dovrà avere inizio sin dai banchi di scuola, con campagne di educazione e di informazione a tutti i livelli anche nella grande distribuzione, nelle comunità e nelle mense.

Leggere le etichette rappresenta un aspetto di una più ampia educazione alimentare che dovrebbe avviare il consumatore a scelte alimentari corrette che, oltre a mantenere il suo stato di benessere psico/fisico, contribuiscano anche a favorire una educazione al gusto che il mercato globale ha inevitabilmente appiattito e attraverso cui potrebbe veramente riacquistare e riappropriarsi di una identità alimentare che ci rende unici nel mondo.

L’etichetta di un prodotto alimentare riveste per il consumatore una importante funzione di tutela, in quanto favorisce acquisti consapevoli evitandogli influenze e sollecitazioni provenienti dall’esterno; conoscerle e capirle rappresenta un atto di responsabilità finalizzato alla salvaguardia della salute che permette di impostare una più corretta alimentazione fornendo informazioni sulle reali caratteristiche del prodotto, sugli ingredienti utilizzati e sulla sua qualità, anche in rapporto al prezzo.

L’etichetta è un efficace strumento di comunicazione e quindi è un attrattore di consensi: in pochi centimetri devono coincidere le varie esigenze degli stati membri che, pur in un libero mercato, non possono anteporsi all’esigenza di rintracciabilità e di sicurezza. Non deve indurre in errore il consumatore sulle effettive caratteristiche, sulla qualità, sulla composizione e sul luogo di origine del prodotto né tanto meno può mettere in risalto caratteristiche che sono comuni ad alimenti analoghi, come se si trattasse invece di qualità specifiche e uniche; non deve neanche attribuire all’alimento proprietà tese a prevenire, curare o guarire malattie, né accennare a proprietà farmacologiche a meno di autorizzazioni specifiche.

Una etichetta nutrizionale deve contenere obbligatoriamente alcune informazioni per indicare al consumatore ciò che l’alimento acquistato prevede in termini di apporti nutritivi. Le indicazioni obbligatorie da inserire in una etichetta nutrizionale, che devono comparire sempre nello stesso campo visivo, sono prevalentemente presentate in formato tabulare ma, se lo spazio non lo consente, possono essere presentate in formato lineare.

Tali indicazioni si riferiscono al valore energetico, alla quantità di grassi e di acidi grassi in particolare, ai carboidrati, agli zuccheri, alle proteine e al sale contenuti e riferiti sempre a 100 g o 100 ml di prodotto.

Le informazioni obbligatorie prima elencate possono essere integrate dalle seguenti informazioni aggiuntive che, qualora vengano apposte in etichetta, devono essere indicate negli stessi formati e nelle stesse modalità di quelle obbligatorie. Tali informazioni aggiuntive sono: acidi grassi mono-insaturi, acidi grassi poli-insaturi, polioli, amido, fibre, sali minerali e vitamine.

Brevemente 10 punti riepilogativi per una lettura dell’etichetta:

  1. Ricordare che gli ingredienti sono elencati in ordine della loro proporzione nel prodotto
  2. Se l’elenco degli ingredienti contiene lunghe parole, apparentemente chimiche, evita il prodotti
  3. Non farti ingannare da fantastici nomi di erbe o altri ingredienti che appaiono molto in giù nella lista
  4. Ricorda che l’elenco degli ingredienti non ha l’obbligo di elencare inquinanti chimici
  5. Cercare parole come “germogliato” o “naturale”
  6. Non fatevi ingannare nel credere che i prodotti integrali siano più sani dei prodotti naturali
  7. Lo zucchero bruno è solo una trovata pubblicitaria
  8. Attenzione all’inganno delle piccole porzioni e cibo a contenuto ZERO
  9. Evitate di farvi distrarre da olio di palma accettando oli ben più tossici

Alcune indicazioni resteranno comunque “facoltative” anche dopo il 13 dicembre; tra queste la presenza di acidi grassi insaturi, polioli (sostanze a basso indice glicemico presenti in piccola quantità nella frutta e utilizzate come dolcificanti), amido, fibre, sali minerali e vitamine. Tutte queste sostanze dovranno comparire in etichetta solo se presenti “in quantità significativa”.

Per questa superficialità nella legge, si possono nascondere alcuni  trucchi che ben conoscono invece i produttori industriali e che vedremo insieme.

L’uso degli additivi alimentari è una conseguenza dell’evoluzione tecnologica e del mutamento delle abitudini alimentari, e consente che produzione, stoccaggio e distribuzione dei prodotti possano avvenire anche in aree geografiche molto distanti fra loro incidendo per esempio sulla capacità di conservazione.

Nel dicembre 2008 il Regolamento (CE) n. 1331/2008 e il Regolamento (CE) n. 1333/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio hanno stabilito le più recenti norme in materia di additivi, fissandone la classificazione e le definizioni e determinando la procedura per la loro autorizzazione.

Mangiare consapevole significa anche riconoscere gli additivi ed evitare accumuli che col tempo si potrebbero rilevare dannosi.

Dott.ssa Samantha di Geso (Biologo Nutrizionista)

Anche tu ti sei ritrovato in questo articolo e vuoi trovare una soluzione al tuo problema di salute?

Primavera alle porte: pompelmo, quinoa, asparagi e tanto altro ancora..

Marzo è il mese della primavera e per preparare il nostro corpo al risveglio, eliminando le tossine accumulate durante l’inverno, occorre non far mancare sulle nostre tavole:

  • primaveraPOMPELMO: ripulisce il fegato dalle tossine invernali, ricco di vitamine A e C, fibre e potassio ad azione disintossicante; stimola in oltre le difese immunitarie (meglio il giallo poiché più ricco di vitamina C). Attenzione a chi assume farmaci poiché può interagire con il loro metabolismo
  • QUINOA: pseudocereale energetico ricco di fibre detossificanti e sazianti, di minerali e di acidi grassi omega 3 e 6; completa dal punto di vista proteico può essere usata in abbinamento a verdure come piatto unico; ottima contro stanchezza, debolezza e cali d’umore
  • ASPARAGI: ricchi di principi attivi drenanti e depurativi, ripuliscono fegato, reni ed intestino ed aiutano ad eliminare l’acqua che ristagna nei tessuti
  • INDIVIA BELGA: depurativa e diuretica, ricca di vitamine A e C, sali minerali, potassio e calcio, fibre e acido folico
  • CAVOLO VERZA: ricco di zolfo dall’effetto antinfiammatorio, di vitamine A,C e K. Un bicchiere di succo di verza unito a quello di mezza mela è ottimo la mattina appena svegli per combattere il bruciore di stomaco
  • CAROTE: il betacarotene fluidifica la bile e sfiamma i tessuti epatici
  • CURCUMA e ZENZERO: lo zenzero è un prezioso alleato della digestione utile anche in caso di stress e stanchezza; la curcuma è una spezia antinfiammatoria e antiossidante

Alla prossima spesa riempite il carrello con questi preziosi alimenti!

Dott.ssa Diletta Ghiglione

Dna e alimentazione, un viaggio nella stessa carrozza

test dnaSi sente parlare sempre più di Nutrigenetica, ossia dell’esistenza di una relazione tra DNA e alimentazione; quindi della possibilità di stilare alimentazioni personalizzate non solo in base al biotipo o alla fisiopatologia, ma in base alla genetica.

Questo è più facile da comprendere se si pensa che la variabilità nella risposta al trattamento farmacologico tra paziente e paziente costituisce da sempre uno dei problemi più rilevanti nella pratica clinica. Pertanto ci siamo aperti alla farmacogenetica, che valuta le risposte individuali ai farmaci: si possono, infatti, osservare in alcuni pazienti rispetto ad altri, effetti terapeutici ridotti o addirittura assenti, reazioni avverse o effetti collaterali, nonostante sia stato somministrato lo stesso farmaco alla stessa posologia.

Questa variabilità inter-individuale veniva, nel passato, attribuita principalmente all’influenza di fattori non genetici (l’età, il sesso, lo stato nutrizionale, quello di funzionalità renale ed epatica, le abitudini di vita, alla dieta e all’abuso di alcool e fumo, la concomitante assunzione di altri farmaci o la presenza di comorbidità).

Attualmente si ritiene che, oltre ai fattori non genetici, giochino un ruolo importante nella risposta individuale ai farmaci anche quelli ereditari. Allo stesso modo nella nutrigenetica si è passati alla valutazione dell’espressione di determinati geni che sembrano avere un ruolo fondamentale su metabolismo e fisiologia dell’uomo, a tal proposito ogni giorno nascono nuove aziende pronte a sequenziare il nostro DNA.

In un futuro non molto lontano il nostro DNA determinerà tutto di noi.

Le tecnologie sono sempre più precise e veloci, arrivano ad avere un’affidabilità del 99% con costi sempre più approcciabili per i semplici utenti e non solo per lo studio universitario. C’è chi dice che un diamante è per sempre ma più duraturo di un diamante c’è il DNA proprio perché, una volta acquisito non subirà più nette modifiche. Prima di andare avanti, farei un passo indietro per parlare della struttura del DNA: un lungo nastro di zucchero su cui sono posizionati quattro tipi di molecole (purina e pirimidina dette anche basi azotate).

La sequenza di tre basi è detta tripletta e ha un significato ben preciso e ogni sequenza delle triplette ha una informazione. Queste sequenze rappresentano le istruzioni per costruire le molecole del nostro corpo e farlo funzionare bene.

A volte però a causa di radiazioni, cibo, tossici o semplici errori di trascrizione si possono determinare dei cambi di lettere nel DNA (mutazioni puntiformi) e ciò può determinare un cambio del frame di lettura e quindi di una variazione del significato che si traduce con la produzione alterata di una specifica molecola (oggetto di studio dell’epigenetica).

Questo è un esempio semplice di ciò che provoca una mutazione, una variazione nella sequenza del DNA.

IL CANE ABBAIA
AI LCAN EABBAI A inserzione
IL CNEA BBAIA delezione
IL CENE ABBAIA sostituzione

Ogni giorno il cibo e il mondo esterno ci mandano messaggi di modifica del DNA che non sempre riusciamo a correggere, dando un risultato distorto. E così il DNA di mio nonno e le sue malattie non è detto che mi vengano trasferite o meglio ancora passando da mio nonno a me si possono sviluppare delle specifiche predisposizioni ad una o a più patologie che poi posso o meno essere tramandate a mio figlio.

Tuttavia queste mutazione possono portare a importanti conseguenze, ad esempio la radiazione emessa semmai semplicemente dall’umido in casa potrebbe determinare l’inibizione della molecola trasportatrice della vit.D. Ovviamente, la cosa non è così semplice, immediata e veloce nella vita quotidiana, diverso è durante la gravidanza e soprattutto nella primissime settimane di gestazione dove il turnover cellulare e la replicazione del DNA è iperaccelerato.

Il risultato? I miei nonni non hanno problemi, mia mamma e mio padre nemmeno e io invece ho un deficit di vit. D e la continua assunzione mi porta solo ad un buon livello di vit. D nel sangue, così il medico è contento e soddisfatto, ma comunque resta il rischio di esposizione a malattie degenerative come Alzhaimer, Parkinson, artrosi, osteoporosi e tante altre; questo accade perché la vitamina D è presente ma non la trasporto lì dove serve; insomma l’operazione è riuscita e l’ammalato è morto!

Visti i costi contenuti, almeno sui principali geni vale la pena indagare e leggere (bene direi con l’aiuto di un professionista adatto) il dato al fine di aiutarci a prevenire (non a correggere) danni alla salute utilizzando il test quale perfetto strumento di salute.

Sapere, ad esempio, di non avere la mutazione nel gene GSTT1 per il trasferimento della vit. C mi fa stare più tranquillo sul rischio di tumori ai polmoni, laringe, vescica, prostata e utero, relazione dimostrata in vari studi pubblicati dal 2013 al 2017.

Dall’analisi di tali mutazioni si può determinare un approccio farmacogenetico altre un lavoro nel quotidiano tramite un’alimentazione personalizzata che chiamerei DIETOGENICA che tenga conto anche delle informazioni che il mio DNA mi regala.

Dott.ssa Samantha di Geso (Biologo Nutrizionista)

 

Lo stile di vita diventa farmaco “salvavita”

Il cibo rappresenta i mattoni che formeranno il nostro organismo e l’energia per tenerci in vita. Una corretta alimentazione determina una buona salute.

maleLe malattie che partono dell’apparato digerente sono molte e di varia natura. Parliamo di malesseri passeggeri e ben limitati nel tempo quali perdite di appetito, senso di pesantezza allo stomaco, difficoltà digestiva, diarrea, stitichezza, altre infiammazioni, infezioni di varia natura (batteri e virus), infestazioni, tumori (benigni e maligni). Può anche risentire squilibri di carattere nervoso e psichico (certe gastriti e certe ulcere) e subire delle alterazioni di tipo meccanico (strozzature o stenosi, ernie dilatazioni), sia di origine congenita sia legate a malattie dell’apparato stesso o di organi vicini. Possiamo poi parlare di malattie quali diabete, colesterolemia, trigliceridemia, ictus, infarti del miocardio fino a parlare di prevenzione di Alzheimer o Parkinson.  Infatti da recenti studi si è dimostrata la stretta relazione tra Alzheimer e alimentazione.

Sembra perciò evidente l’importanza che ogni giorno acquisisce il mangiar sano. Il cibo dev’essere visto come un farmaco “salvavita” da usare solo per il nostro stesso bene. 

Attraverso il cibo ingeriamo un’infinità di tossine che si accumulano nel nostro corpo diventando pericolosamente tossiche e dannose. Dobbiamo pensare a cosa succede alla nostra spazzatura dopo un giorno: fermenta e comincia ad emanare cattivi odori fatti di fenoli e tossine. Queste tossine libere nel nostro intestino cominciano a vagare colpendo le cellule in vari punti fino a colpire i centri di comando della proliferazione dando origine a tumori. Sarebbe il caso di gettar via la spazzatura man mano che si crea attraverso la frutta e la verdura deputate allo svuotamento e ripulitura intestinale. In più bisogna individuare quegli alimenti fatti di specifici antiossidanti e vitamine che scovano e distruggono le tossine proteggendo il nostro corpo.

Oltre ad una corretta alimentazione e ai corretti nutrimenti, la salute passa attraverso una dieta a 360 gradi fatta di acqua, moto e testa.

sorrisoBere almeno 300 ml per peso corporeo di acqua al giorno, fare almeno una passeggiata di mezz’ora al giorno, stare calmi, rilassati e positivi aiuta a metabolizzare bene, depurarci e stimolare le risposte immunitarie per ammalarsi meno. Non fa nulla se con il nuoto si brucia più di una passeggiata o di un ballo, l’importante è attivare il proprio sistema immunitario per la produzione di killer buoni come i linfociti T e B e i macrofagi che combattono infezioni quali anche alcuni tipi di cancro.

L’agitazione e lo stress determinano inoltre la produzione di tossine. Inoltre lo stress è spesso causa di insonnia (disturbi del sonno) e dei chili di troppo (problemi di sovrappeso). Chi è stressato tende a mangiare di più perché il cervello stimola la produzione di sostanze che condizionano la regolazione del senso di fame e di sazietà. Di conseguenza, lo stress può causare problemi di sovrappeso. Inoltre il nostro organismo reagisce agli stimoli: se c’è una situazione di pericolo o di disequilibrio (come la situazione di stress), l’organismo riduce il metabolismo (metabolismo rallentato) e mette da parte grasso di scorta. Così le persone incapaci di trovare equilibrio e sottoposte ad uno stress cronico, ingrassano con facilità  velocemente.

Per tutto quello che è stato detto il cibo rappresenta un modo per tenersi in forma e la dieta, vista come stile di vita, acquisisce un valore fondamentale del nostro star bene. Bisogna porre attenzione ai cibi non solo quali fonti di calorie da calibrare secondo la bilancia, ma anche di nutrimenti da assumere e che saranno i mattoni del corpo domani.

I nutrimenti, glucidi, lipidi, proteine, vitamine, sali minerali, devono essere calibrati a seconda delle reali esigenze che partono dallo stato fisico dell’individuo ma coinvolgono la genetica, il lavoro, la salute, la mente, l’ambiente e il relax.

Dott.ssa Samantha di Geso

Le combinazioni alimentari

Cosa avviene quando ingeriamo un alimento?

organiUna necessaria semplificazione ci può aiutare a ragionare: gli alimenti costituiscono la materia prima della nutrizione; non possono essere utilizzati direttamente dal nostro organismo ma devono prima essere sottoposti ad un processo di disintegrazione e di raffinazione conosciuto come digestione.
Il processo digestivo avviene in modo meccanico (masticando) e chimico (nello stomaco); i cambiamenti che il cibo subisce nel processo digestivo vengono effettuati da sostanze che prendono il nome di enzimi e fermenti. Le condizioni in cui questi “agenti” entrano in azione sono ben definite, ecco perché occorre prestare molta attenzione alle semplici regole che si trovano alla base di una corretta combinazione tra gli alimenti.

Ogni enzima o pool di enzimi, ha un’azione specifica: agisce cioè solo su un tipo di sostanza alimentare. Nella digestione degli alimenti esistono varie fasi, ognuna delle quali richiede l’azione di un diverso enzima che determina una reazione a catena. A sua volta ciascun enzima è capace di svolgere il proprio lavoro solo se quello che lo ha preceduto ha svolto il suo in modo appropriato.
Quindi: enzima specifico su un alimento specifico in un momento specifico e in una condizione chimica specifica… una complicata unione di varabili basati sulla chimica e sull’auto controllo da parte del corpo.

La digestione inizia nella bocca: per mezzo del processo di masticazione, tutti i cibi vengono spezzettati in particelle più piccole che vengono amalgamate con la saliva. Questa contiene la ptialina, un enzima che comincia a trasformare gli “amidi” in uno “zucchero complesso”; quest’ultimo, attraverso altri enzimi, nello stomaco viene trasformato in uno zucchero semplice e così entra in circolo nel sangue. Nelle pareti dello stomaco sono presenti almeno cinque milioni di microscopiche ghiandole che secernono i succhi gastrici: questo può dare origine a una vasta gamma di reazioni a seconda della natura del cibo consumato.

Così, solo per dare un semplice idea di ciò che succede, possiamo dire che, mentre mastichiamo, nella bocca vengono secreti enzimi che cominciano a trasformare il cibo; nello stesso tempo la lingua identifica le caratteristiche della sostanza che stiamo ingerendo e “telegrafa” alla stomaco di preparare altri enzimi e fermenti per continuare la digestione per quando il “bolo” (impasto del cibo masticato) viene deglutito.
A seconda delle sostanze che ingeriamo, della temperatura e di altri fattori, il processo digestivo si può ulteriormente modificare.
Per esempio una bevanda ghiacciata ritarda o addirittura sospende l’azione degli enzimi nello stomaco; l’alcool può farli “precipitare”; anche un odore o la vista di un cibo, provocando “l’acquolina in bocca”, può generare abbondante secrezione di succhi gastrici che producono acidità nello stomaco se non incontrano subito un “bolo” da aggredire.
Comincia ad essere comprensibile la logica sequenziale che regola la digestione (o metabolizzazione, o assimilazione o “combustione” direbbe chi pensa alle calorie! ); una logica complessa perché, per ogni alimento, intervengono vari fattori (natura, quantità e qualità, la consequenzialità, diversi tempi di elaborazione, i nostri sensi, lo stato di salute del nostro apparato digestivo) i quali si moltiplicano attraverso la “mescolanza” di alimenti diversi.

dietaEcco perché è importante classificare i vari alimenti che ingeriamo e abbinarli in modo che il nostro organismo sia in grado di adattare i suoi succhi gastrici secondo necessità digestive di alimenti simili. Quando vengono ingeriti due alimenti con caratteristiche di “digeribilità” diverse, o addirittura opposte, l’adattamento dei succhi diviene impossibile (e fra un pò capiremo cosa succede: ci intossichiamo!).
Viene spontaneo comprendere, per esempio, che un frutto nella sua composizione è più omogeneo rispetto ad una prelibatezza culinaria; anche perché la prelibatezza subisce diverse mutazioni nel corso della preparazione (cottura, mix con tanti altri alimenti, etc); si intuisce che il nostro organismo è in grado di digerire più facilmente un frutto che una cotoletta alla milanese accompagnata da pomodori e pane bianco.

Il discorso è molto più lungo, ma semplice da capire:

  1. il nostro organismo, per vivere, ha bisogno di diverse sostanze nutritive che vengono chiamate “nutrienti” ;
  2. il cervello controlla tutte le nostre funzioni ; ogni volta che avviene uno scompenso, lui non vuole sentire ragioni e agisce immediatamente per risolvere la priorità di quell’istante; non gli importa di tutto il resto; manda impulsi e ci fa venire “fame”; ci stimola a cercare l’alimento che, “a modo suo”, può contenere le sostanze dalle quali trarre i “nutrienti” che cerca (in questa fase il cervello è condizionato dalle abitudini alimentari e dai bombardamenti “commerciali”, spesso sbagliati);
  3. gli alimenti, in composizioni diverse, sono composti da proteine, carboidrati e grassi; ed è da questi che, attraverso la digestione, i vari organi si ritrovano, alla fine, rifocillati dai nutrienti che cercavano;
  4. la digestione è un processo complesso e il cervello, avendo delle priorità non sta a guardare i dettagli così una parte del cibo che ingeriamo assolve alla funzione principale;
  5. un’altra parte di cibo si accumula danneggiandoci e procurandoci delle conseguenze negative;
  6. per correggere e abbassare queste conseguenze dobbiamo educarci in modo che il nostro organismo digerisca nel modo migliore ciò che ingeriamo.

Cosa accade, nel nostro organismo, con quelle sostanze che, per i motivi che abbiamo esaminato, non digeriamo bene?

Proviamo a pensare cosa succede a buttare un pasto completo in una pentola, frulliamolo, mettiamoci un coperchio e teniamolo in forno a 36 gradi centigradi (la temperatura del nostro corpo) per tutta la notte; al mattino tiriamo fuori la pentola e apriamo il coperchio…. è su questa mescolanza che il nostro stomaco agisce per digerire! Meraviglia suprema il nostro corpo! Certo molte sostanze vengono eliminate attraverso le feci, l’urina e la respirazione ma altre, sedimentano nell’intestino e altre ancora, peggio, ci procurano una forma di avvelenamento che ci intossica.
La putrefazione e la fermentazione sono dovute alla sovralimentazione, al consumo non appropriato di proteine, all’ingerimento di combinazioni sbagliate, all’alimentazione in condizioni emotive e di stress che ritardano o sospendono la digestione. Il nostro organismo non è in grado di eliminare proprio tutto, così qualcosa resta dentro e si trasforma in grasso e altri veleni … e si accumula giorno dopo giorno. Comincia il processo di intossicazione che è come un cane che si morde la coda perché il nostro organismo si difende e combatte e per farlo consuma altra energia, quindi altro cibo in una spirale che non finisce più (pensiamoci mentre stiamo digerendo un pasto abbondante).
E cosi che al mattino, per esempio, mentre sta per finire il processo digestivo della sera prima, siamo ancora intossicati e abbiamo bisogno di una droga per farci “svegliare”: un buon caffè!
Una delle cause della cattiva digestione, nella maggioranza delle persone, è rappresentata dalle combinazioni sbagliate tra gli alimenti: l’abitudine di trascurare le limitazioni del nostro organismo e di alimentarci in maniera “azzardata”, è responsabile della cattiva digestione e delle sue conseguenze.
La prova di ciò risiede nel fatto che un’alimentazione formata da combinazioni corrette pone immediatamente fine all’indigestione; ma non alla disintossicazione che un percorso più lungo e laborioso. (sintesi liberamente tratta da H. Shelton – Le combinazioni alimentari)

Ricordiamoci però che il mangiare è un evento non cognitivo poichè non saprò mai fino in fondo cosa contiene quell’alimento (tossine, concimi, radicali liberi per cottura…) e quindi cosa farà nel mio corpo. Mi infiammerà? Mi nutrirà? Ecco perchè consiglio di scegliere sempre alimenti semplici e non industriali.

Dott.ssa Samantha di Geso

Language