L’adozione su larga scala di abitudini alimentari e stili di vita non compatibili con un buono stato di salute, insieme all’impossibilità di definire in modo chiaro ed univoco le intolleranze alimentari, hanno portato negli ultimi anni alla diffusione dell’idea che la maggior parte dei disturbi fisici, e a volte anche psichici, possa essere dovuta a una qualche forma di intolleranza alimentare.
A ciò è seguita una vera e propria esplosione nel numero di test diagnostici non scientificamente validati che promettono di individuare l’intolleranza risolvendo così ogni problema di salute.
Al momento, l’unico test diagnostico per le intolleranze alimentari con evidenze scientifiche è il test per il dosaggio degli anticorpi di classe IgG per il quale esistono dati in letteratura scientifica che ne stabiliscono, in casi specifici, l’efficacia.
Questo test è utile solo se eseguito con tecniche opportune e controllate e se erogato esclusivamente a pazienti rigorosamente selezionati su base clinica. Ogni risultato ottenuto con questo test, così come quelli ottenuti con i test convenzionali per la diagnosi di allergie alimentari, deve essere verificato e confermato mediante una dieta di eliminazione seguita da un test di provocazione (reintroduzione dell’alimento per conferma).
A chi è rivolto il test delle intolleranze alimentari?
E’ rivolto a chi è in sovrappeso, soffre di problemi gastrici e intestinali, mal di testa, emicrania, problemi di concentrazione. Tali disturbi cronici possono essere innescati da intolleranze alimentari. Il sistema permette di indagare nel dettaglio gli alimenti responsabili dei disturbi e pianificare un approccio alimentare più indicato per la salute del paziente.
Come funziona?
Viene effettuato un piccolo prelievo di sangue con un pungi-dito
Il campione viene spedito presso il nostro laboratorio specializzatoMedical Centerdi Sesto Calende (VA)
Nel giro di 48h lavorative dalla ricezione del campione da parte del laboratorio, dNa Milano riceve i risultati del test e i documenti di facile interpretazione per il paziente.
Questo “strumento” è di fondamentale utilità allo specialista della salute che potrà quindi discutere i risultati con il paziente al fine di consigliare un percorso alimentare ed uno stile di vita più idoneo, tenendo conto non solo delle allergie e delle intolleranze ma soprattutto del quadro diagnostico completo.
Uno dei vantaggi della “giovane età” è proprio quello di riuscire a tollerare qualsiasi alimento: dal più grasso al più dolce, dal più calorico al più lavorato. Insomma…la classica condizione di chi “digerisce anche i sassi!”. Molte persone portano avanti questa capacità anche col passare degli anni, ma molte altre no, scontrandosi con reazioni avverse conseguenti all’ingestione di determinate componenti alimentari.
Oggi sempre più persone accusano difficoltà digestive, eruzioni cutanee o altre risposte pseudo allergiche che comportano l’intervento di una cura farmacologica capace di tamponare tale problematica. Mediamente i sintomi tendono a comparire nell’età adulta, ma in soggetti particolarmente sensibili possono comparire anche molto prima (20-30 anni). Stiamo forse parlando di qualche allergia?
La risposta non è semplice, poiché con troppa facilità oggi si tende a definire una qualsiasi problematica digestiva con il termine di “allergia alimentare” o “intolleranza alimentare”, termini che in realtà indicano situazioni ben diverse e specifiche. Facciamo un po’ di chiarezza a riguardo.
Le reazioni negative agli alimenti possono essere causate da allergia alimentare o intolleranza alimentare, anche se in molti casi derivano da una semplice intossicazione alimentare di tipo microbico o da un’avversione psicologica al cibo.
L’allergia alimentare è una reazione avversa (in questo caso ad alimenti) che coinvolge il sistema immunitario. A scatenare la reazione è una proteina presente nell’alimento che, sebbene sia del tutto innocua per la maggior parte delle persone, in alcuni soggetti finisce per comportarsi da allergene, innescando una catena di reazioni del sistema immunitario tra cui la produzione di anticorpi. Gli anticorpi determinano il rilascio di sostanze chimiche organiche, come l’istamina, che provocano vari sintomi: prurito, naso che cola, tosse o affanno. Fortunatamente, la maggior parte delle risposte allergiche agli alimenti è relativamente lieve ma in un numero limitato di persone si verifica una reazione violenta che può essere letale e che prende il nome di anafilassi. Tra gli allergeni alimentari più comuni vi sono il latte vaccino, le uova, la soia, il grano, i crostacei, la frutta, le arachidi e vari tipi di noci.
Le allergie alimentari sono spesso ereditarie e vengono in genere diagnosticate nei primi anni di vita. Le stime effettive sull’incidenza delle allergie alimentari sono decisamente inferiori alla percezione della gente. Anche se da una su tre persone circa crede di soffrirne, in realtà le allergie alimentari sono scarsamente diffuse. Sulla base di tali studi, è stato stimato che le allergie alimentari si manifestano nel 1-2% circa della popolazione adulta. Nei bambini, il dato sale al 3-7%, anche se, nella maggior parte dei casi, l’allergia viene superata con l’età scolare.
L’intolleranza alimentare, invece, non coinvolge il sistema immunitario: si tratta di un mal funzionamento metabolico a carico di uno o più organi. Un tipico esempio è l’intolleranza al lattosio: le persone che ne sono affette hanno una carenza di lattasi, l’enzima digestivo che scompone lo zucchero del latte.
In realtà negli ultimi anni c’è stato un sensibile aumento delle “intolleranze alimentari”- definite tali in quanto assente una risposta immunitaria vera e propria – tutte accomunate da una condizione di Leaky-gut-sindrome (sindrome della permeabilità intestinale). Tale sindrome, oggetto di studio da ormai diversi anni, deriva da un epitelio gastro-intestinale funzionalmente anomalo dove i microvilli -che normalmente permettono la digestione fisiologica e l’assorbimento selettivo dei micronutrienti – perdono la capacità selettività, permettendo il passaggio di macro-molecole attraverso la barriera gastro-intestinale: tali molecole, di dimensioni maggiori alla norma, entrano così nel circolo sanguigno e vengono identificate come non-self dal nostro sistema immunitario, scatenando così unga risposta immunologica.
Nella maggior parte dei casi, queste “intolleranze” hanno sintomatologia lieve (nausea, diarrea, crampi allo stomaco, gonfiore addominale, insonnia) e sono reversibili (a differenza dell’allergia dove invece l’alimento va eliminato del tutto): studi dimostrano che ripristinando la corretta funzionalità della barriera gastrointestinale del soggetto, i sintomi di intolleranza verso uno o più alimenti può scomparire/arrestarsi. Le prove a sostegno di tutto ciò sono ancora incomplete, ma sono abbastanza solide da incoraggiare i ricercatori a proseguirne il cammino intrapreso.
Nel corso dell’ultimo decennio, c’è stata una crescente attenzione alle tight junction (complessi proteina-proteina importante per il funzionamento della barriera g.i.), in quanto la loro alterazione determina un’interruzione della funzione di barriera g.i. che contribuisce a favorire reazioni immunologiche (malattie autoimmuni ed infiammatorie, croniche o sistemiche, quali allergie alimentari e celiachia). Ad alterarne la funzione sarebbero tutti inquinanti biologici/chimici, interagiscono negativamente con la matrice proteica delle tight junction alterandone la conformazione e quindi aumentandone la permeabilità agli agenti esterni.
Dunque, per farla breve, un’allergia alimentare si diagnostica fin dai primi anni di vita e comporta una risposta del sistema immunitario: tale reazione non dipende dalla “dose” di alimento ingerito, basta una piccola quantità per scatenare la risposta allergica. Un’intolleranza alimentare, invece, compare con l’avanzare dell’età come conseguenza di abitudini alimentari (e non) scorrette o situazioni patologiche che compromettono la fisiologia di uno o più organi: tale condizione, se protratta nel tempo, può compromettere la tolleranza verso un alimento o una classe di alimenti.
La sintomatologia è in parte comune ad entrambe le condizioni (allergia e intolleranza), dunque per poterle distinguere è molto importante esaminare la storia della sintomatologia ed eventuali correlazioni con lo stato di salute dell’individuo. Se i sintomi compaiono in tarda età, molto probabilmente si tratterà di un’intolleranza derivante da abitudini alimentari scorrette o situazioni patologiche pregresse. Un classico esempio è la sensazione di gonfiore addominale dopo i pasti, oppure una tensione addominale che aumenta verso sera. Non è raro il famoso “reflusso gastroesofageo” o l’acidità di stomaco, che di solito comportano il ricorso a farmaci inibitori di pompa (con controindicazioni importanti). Non dimentichiamo il mal di testa, la stitichezza, l’orticaria, i crampi, la diarrea… tutti sintomi di un funzionamento anomalo del sistema digestivo. Cosa accomuna tutti questi sintomi?
Abitudini alimentari errate, stile di vita stressante, situazioni emotive stressanti, organi funzionalmente compromessi. Cose ben difficili da riscontrare in individui giovani, dove lo stile di vita non ha ancora avuto tempo di crearsi situazioni “stressogene” per il corpo e gli organi digestivi lavorano a pieno delle loro forze. Oggi, davanti ad una minima sensazione di intolleranza, le indagini si concentrano in primo luogo sul GLUTINE (proteina presente nel grano, nella segale, nell’orzo e nel farro). Sarà solo per “moda” o davvero la probabilità è così alta?
L’intolleranza al glutine è una disfunzione intestinale che si manifesta quando il corpo non tollera tale proteina. In base al grado di tolleranza, si distinguono una gluten sensitivity da una celiachia vera e propria, dove il consumo del glutine comporta un danneggiamento delle pareti di rivestimento dell’intestino tenue e conseguente riduzione della capacità di assorbire nutrienti essenziali quali grassi, proteine, carboidrati, minerali e vitamine. Nella celiachia si attiva un meccanismo autoimmune condizionato da una risposta adattativa del sistema immunitario, nella GS invece, c’è un meccanismo genetico che coinvolge il sistema immunitario innato, creando infezione a livello della mucosa intestinale ma senza alterarne la permeabilità (cosa che avviene invece nella celiachia). Ad oggi non esistono test di laboratorio o istologici in grado di confermare questo tipo di “reattività”, di conseguenza si tratta di una diagnosi cui si giunge per esclusione; la diagnosi sarà seguita da una dieta con eliminazione del glutine ed un open challenge (una reintroduzione sorvegliata di alimenti contenenti glutine), per valutare se si verifica un effettivo miglioramento dei sintomi alla riduzione o eliminazione del glutine dalla dieta ed una ricomparsa dei disturbi alla reintroduzione di questa proteina alimentare. I sintomi includono diarrea, debolezza dovuta a perdita di peso, irritabilità e crampi addominali. Nei bambini, possono manifestarsi sintomi di malnutrizione come, ad esempio, una crescita insufficiente. Attualmente, l’unico aiuto per i pazienti celiaci è una dieta priva di glutine. Escludendo tale sostanza dalla dieta, l’intestino si ripara gradualmente e i sintomi scompaiono.
Una corretta diagnosi delle allergie e delle intolleranze alimentari può essere effettuata mediante test scientifici di diverso tipo, ognuno con una modesta valenza. Non esistono attualmente test capaci di “accertare” un’intolleranza. Se una persona ritiene di soffrire di reazioni allergiche a determinate sostanze alimentari, la prima cosa da fare è consultare il proprio medico per verificare che i sintomi non siano causati da un’altra malattia ed essere eventualmente indirizzato ad un allergologo o da nutrizionista capace di svolgere un’accurata analisi della sintomatologia e poter così indagare sull’eventuale intolleranza.
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La mucosa del tenue rappresenta una barriera protettiva contro gli antigeni estranei, ma imperfetta poiché macromolecole (lipopolisaccaridi, peptidi, proteine) possono attraversare la parete in quantità limitata senza provocare effetti nocivi (tolleranza immunitaria), in minima parte negli adulti ed in massima parte nei bambini poiché l’imperfezione della parete la rende più permeabile.
Quindi, superando la tollerabilità si instaurano possibili intolleranze. Le più comuni a causa dell’aggressività dell’alimento sono le intolleranze a glutine (non celiachia la quale si tratta di una disfunzione per modificazione dell’intestino), latte, uova, ecc., e lo scatenarsi di malattie infiammatorie croniche e/o degenerative.
Si sta parlando ovviamente di intestino non adatto alla digestione di un determinato alimento e quindi non tollerato e non di allergie che sono la conseguenza di vere e proprie modificazioni intestinali, anche congenite e scatenano delle risposte immunitarie anche immediate e violente.
L’alimentazione moderna ed enzimi digestivi inadatti determinano modificazione della flora intestinale con proliferazione dei batteri patogeni:
1) accumulo di molecole alimentari e batteriche mal digerite (putrefazione) 2) aggressione della parete dell’intestino tenue 3) attivazione delle cellule immunitarie con produzione di citochine 4) rottura delle giunzioni poste tra le cellule endoteliali del tenue 5) permeabilità eccessiva della mucosa con passaggio di macromolecole nella: – circolazione sanguigna – circolazione linfatica – liquido extracellulare 6) accumulo di queste tossine nei diversi tessuti (CIC) 7) sviluppo di malattie in base alle predisposizioni genetiche individuali
Il 30% delle nostre difese immunitarie sono presenti sotto la nostra pelle e il restante 70% delle cellule immunitarie del nostro organismo sono individuate a livello delle pareti intestinali e le stesse cellule sono protette dalla flora batterica ivi presente.
La flora batterica intestinale gioca, pertanto, un ruolo cardine nella corretta funzione digestiva e di perno centrale nel controllo immunitario localizzato (enterico), garantendo la nostra salute, infatti:
• sintetizza le vitamine B1 e B12, acido folico, acido pantotenico • metabolizza ormoni steroidei ed acidi biliari • permette la digestione dei grassi • regolarizza il materiale fecale ed i gas intestinali • produce antibiotici naturali e sostanze antibatteriche naturali • predigerisce i cibi e facilitano l’assorbimento dei nutrienti • modula il funzionamento del nostro sistema immunitario
Il fenomeno della “disbiosi intestinale”, ovvero alterazione della flora batterica a livello di Colon (tratto intestinale), deve essere controllata con molta attenzione per evitare l’insorgere e/o il proliferare di spiacevoli patologie.
E’ evidente che un controllo di eventuali intolleranze alimentari riveste importanza primaria per mantenere l’intestino sano, la flora batterica attiva e in popolazione costante (circa 400 ceppi albergano il tratto intestinale umano), per non incorrere in patologie che provocherebbero stress bio-fisiologici. Il corpo è sano se l’intestino è sano!
Se le barriere di difesa perdono l’integrità si possono manifestare allergie ed intolleranze subito dopo l’assunzione di un alimento e il malassorbimento di nutrienti specifici a livello intestinale per infiammazione provocata dall’ingestione di alimenti non tollerati determina:
Inoltre le tossine intestinali sviluppate da cataboliti tossici della digestione che si formano durante i processi di infiammazioni intestinale (per effetto delle intolleranze alimentari) hanno organi bersaglio specifici, una volta assorbiti nell’intestino e passati nel circolo sanguigno.
Tutte queste intolleranze causate da alterazione della flora batterica non sono da confondere con le cross-intolleranze che sono causate dalle allergie a pollini.
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