In tutte le culture il sole ha sempre rappresentato energia, calore e vita, la luce solare è il più importante integratore, la più straordinaria medicina che la natura abbia messo a disposizione dell’uomo.
La pratica di sfruttare la luce naturale del sole a scopi terapeutici ha davvero origini molto antiche, era già conosciuta e sfruttata dagli antichi romani e dai greci che si servivano della luce del sole per curare la maggior parte delle malattie della pelle.
La luce solare è molto importante nella nostra vita: regola i ritmi circadiani dell’organismo scandisce il ciclo sonno-veglia, influenza positivamente il nostro umore combattendo la depressione.
Esporsi almeno 20 minuti al giorno alla luce del sole (anche con cattivo tempo) è un toccasana per moltissime funzioni dell’organismo e, soprattutto per l’equilibrio ormonale. Attraverso il nervo ottico, infatti, la luce arriva alla ghiandola pineale e influenza, tra l’altro, l’asse ipofisi surrene e tutto il sistema endocrino. La luce del sole influenza il metabolismo del cortisolo e quello di tutti gli altri ormoni e neurotrasmettitori che seguono un ritmo circadiano, cioè che sono prodotti nell’ arco della giornata in maniera diversa a seconda che ci sia luce o buio. Tiroide, pancreas e ghiandole sessuali funzionano meglio in presenza di luce. La luce solare influenza anche il GH, l’ormone della crescita, tanto che l’altezza che raggiungeremo da adulti dipende anche dalla quantità di luce solare alla quale si è stati esposti nel grembo materno negli ultimi tre mesi di gravidanza e nei primi tre mesi di vita.
La luce solare inoltre agisce positivamente sulla qualità del sonno. Gli impulsi luminosi trasmessi dalla retina all’epifisi ed al cervello inducono la liberazione di neurotrasmettitori fondamentali per il ritmo sonno veglia. L’esposizione al sole durante il giorno, incentiva la naturale produzione di melatonina di notte, contribuendo a mantenere un buon assetto ormonale ed a garantirci un soddisfacente riposo notturno.
Senza sole poi si ha un peggioramento dello stato emotivo (per mancata produzione di serotonina) con maggior rischio di crisi di depressione, nonché peggioramento della memoria e dell’apprendimento.
L’azione del sole è comunemente conosciuta per due importanti reazioni del corpo: la pigmentazione dell’epidermide, cioè l’abbronzatura ed il potenziamento della produzione di vitamina D.(la cosiddetta “vitamina del sole”)
Sole e vitamina D
L’importanza della vitamina D nel nostro corpo è conoscenza ormai diffusa. Alle donne gravide ed ai neonati si consiglia un’adeguata esposizione solare e vengono suggeriti integratori per favorire la produzione di vitamina D.
Tale vitamina infatti è fondamentale per garantire una giusta crescita ossea ed una corretta dentizione. La funzione della vitamina D infatti è soprattutto quella di promuovere la mineralizzazione delle ossa, favorendo il trasporto attivo del calcio. Inoltre, è preziosa nel mantenere un sistema nervoso stabile, un’azione cardiaca ed una coagulazione sanguigna normali, poiché tali funzioni sono collegate ad una buona utilizzazione di calcio (e fosforo) da parte dell’organismo, nonché un sistema immunitario efficiente
Non è propriamente corretto però classificarla come “vitamina” poiché in realtà si tratta di un ormone, o per meglio dire di un gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Le due più importanti forme nella quale la vitamina D si può trovare sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo), entrambe le forme con attività biologica molto simile. Il colecalciferolo (D3), derivante dal colesterolo, è sintetizzato negli organismi animali, mentre l’ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
Il 90% della vitamina D presente nell’organismo viene prodotta in seguito all’esposizione ai raggi ultravioletti (UV), solo una piccola percentuale di popolazione che passa la giornata in ambienti chiusi e privi di illuminazione naturale o vive in regioni “nordiche” poco baciate dal sole è costretta ad una supplementazione alimentare per sopperire adeguatamente alla carenza di produzione!
Ovviamente più si invecchia più questo sistema produttivo, come tanti altri processi metabolici, subisce dei rallentamenti e spesso si dimostra inadeguato: questo spiega come durante la vecchiaia le ossa diventino più fragili e deboli e la loro massa si assottigli, giustificando l’alta percentuale di osteopenia ed osteoporosi che si rileva nelle donne dopo il raggiungimento della menopausa.
Non da ultimo nel corso degli ultimi anni la ricerca internazionale in ambito di fertilità ha suggerito che l’esposizione alla luce solare ed il conseguente aumento di vitamina D possa giocare un ruolo favorevole nel successo riproduttivo.
Una ricerca australiana rivela infatti che un terzo degli uomini che hanno problemi di fertilità soffre anche di carenza di vitamina D, la cosiddetta “vitamina del sole”. Secondo Anne Clark, direttore scientifico dell’ Australian Fertility Centre, basterebbero dieci minuti al giorno di esposizione ai raggi solari con le maniche della camicia arrotolate per aumentare in maniera considerevole il livello plasmatico della vitamina.
Lo studio ha coinvolto 105 soggetti con oligospermia (bassa conta spermatica) associata a carenza di vitamina D che hanno condotto uno stile di vita più sano e si sono sottoposti ad un trattamento multivitaminico ed antiossidante per due o tre mesi. I test successivi hanno rivelato un significativo miglioramento della loro qualità spermatica ed un terzo ha ottenuto un concepimento!
Anche i ricercatori della Medical University di Graz, in Germania, hanno confermato che un aumento della vit D nel maschio sia correlata a livelli di testosterone e ad una conta spermatica più favorevole.
Anche sul versante femminile migliori livelli della vitamina si assocerebbero ad un incremento delle concentrazioni sia di estrogeno che di progesterone, favorendo una maggior probabilità di regolare ovulazione ed incrementando quindi la chance di un successo riproduttivo.
Questi dati dovranno essere ovviamente confermati da ulteriori e più estese sperimentazioni cliniche ma senza dubbio la concentrazione di vit. D sembra giocare un ruolo significativo nelle pazienti infertili affette da endometriosi o da policistosi ovarica.
Sole e abbronzatura
L’ abbronzatura è quel fenomeno per il quale la pelle umana si scurisce in seguito all’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) provenienti sia dalla luce solare che da luci artificiali, quali le lampade al quarzo.
Il cambiamento di colore della pelle è dovuto al maggior rilascio del pigmento melanina da parte delle cellule della pelle in seguito alle radiazioni solari. La melanina è prodotta dai melanociti, che sono uno specifico tipo di cellule situati nell’epidermide, ed è utile per la sua azione protettiva del derma, rispetto ai possibili danni causati dei raggi solari.
Ben venga per tutti noi una sana esposizione al sole che va però effettuata con criterio:
- Esposizione graduale
- Evitare sovraesposizione che porterebbe al photo-aging, l’ invecchiamento precoce della pelle nonché ad irritazioni cutanee dovuta a scottature, eritemi, o addirittura l’induzione della formazione di melanomi, i famigerati tumori della pelle.
- L’idratazione è fondamentale, anche per la dispersione di liquidi con la sudorazione, ed è fondamentale aver bevuto acqua a sufficienza ed averla sempre a disposizione.
L’esposizione al Sole deve essere attentamente calibrata, tenendo in debita considerazione il fototipo della persona, l’età e la condizione fisica, la stagione e le condizioni climatiche, la latitudine e l’altitudine.
Spesso è meglio esporsi più volte per periodi limitati e ripetuti, piuttosto che un’ unica volta, continuativamente.
Soprattutto in estate, è di solito importante evitare le ore più calde, privilegiando l’esposizione nella prima mattinata o nel tardo pomeriggio. In alcuni luoghi – come vicino alla superficie del mare o sulla neve – le superficie riflettenti possono raddoppiare gli effetti della luce solare, aumentando i benefici ma anche i possibili svantaggi
Si deve poi ricordare che esistono condizioni particolari nelle quali l’attenzione deve essere ancora più accurata!
In gravidanza la situazione ormonale cambia: l’elevata concentrazione di estrogeni infatti stimola, agendo sull’MSH ipofisario, i melanociti a produrre maggiori quantità di melanina. Non tutto il corpo però è interessato in maniera uniforme, bensì solo alcune aree, come le areole mammarie o la linea tra ombelico e pube (la cosiddetta linea alba), che infatti nel corso dei nove mesi di gestazione diventano più scure.
La prima precauzione è quella di prendere il sole con gradualità e con moderazione. La seconda è quella di andare al mare nelle prime ore del mattino, fino alle 11, per poi ritornare in spiaggia dopo le 16: nelle ore centrali infatti il sole è a picco ed è più aggressivo.
Terza regola: proteggere sempre la pelle con una crema con filtro solare elevato, soprattutto sul viso, soggetto alle macchie.
CLOASMA GRAVIDICO
In gravidanza l’iperattività dei melanociti colpisce molto spesso il viso, in particolare possono formarsi delle macchie scure su fronte, zigomi, mento e parte superiore delle labbra, dando origine ad un inestetismo che è chiamato appunto maschera gravidica o cloasma gravidico.