L’osteoporosi definisce la situazione in cui lo scheletro è soggetto ad un maggiore rischio di fratture, in seguito alla diminuzione di massa ossea e alle modificazioni della microarchitettura.

La donna nel postmenopausa è più esposta all’osteoporosi, per la diminuzione dei livelli di estrogeni, che stimolano la produzione di osso. L’osteoporosi è una malattia molto diffusa, che colpisce circa 5 milioni di italiani. L’incidenza di questa patologia nei Paesi occidentali cresce anno dopo anno, pare, a causa del progressivo aumento dell’età media della popolazione. Basti pensare che ogni trenta secondi in Europa una persona con osteoporosi subisce la frattura di un arto o di una vertebra.

osteoporosi

Osteoporosi: malattia geriatrica o pediatrica?

Per lungo tempo, vista l’età di insorgenza, si è pensato che l’osteoporosi fosse una malattia legata all’invecchiamento. Oggi, invece, gli specialisti preferiscono parlare di malattia prevalentemente pediatrica, in quanto sembra che il fattore di rischio più rilevante sia il mancato raggiungimento del picco di massa ossea.

Per intenderci, un bambino che soffre di una carenza nutrizionale (calcio, fosforo e vitamina D) o è afflitto da uno scompenso metabolico – ormonale, tale per cui non sviluppa correttamente le ossa, ha una maggiore probabilità di diventare osteoporotico in età adulta o geriatrica.

Fin dai primi anni di vita, è dunque di primaria importanza salvaguardare la salute e il benessere delle proprie ossa praticando regolarmente attività fisica e adottando una dieta sana e bilanciata. L’attività fisica “a terra”, che attiva gli osteoblasti, “Move it or lose it”.

Cosa evitare per prevenire l’osteoporosi?

Per favorire il raggiungimento e il mantenimento del picco di massa ossea, è inoltre importante evitare di consumare eccessive quantità di fattori nutrizionali e anti nutrizionali che interferiscono con l’assorbimento del calcio o che ne promuovono l’escrezione renale con le urine.

Ad esempio:

  • Non eccedere con il sodio: se in eccesso, oltre a favorire l’ipertensione, questo minerale aumenta l’escrezione renale del calcio dal circolo sanguigno;
  • Non eccedere con il fosforo: questo minerale indispensabile per la sintesi di idrossiapatite (il minerale delle ossa), se proporzionalmente in eccesso rispetto al calcio, ostacola l’assorbimento di quest’ultimo. Dato che nella dieta il fosforo è generalmente più abbondante del calcio, alcuni specialisti consigliano di fare attenzione a non associare i cibi ricchi di fosforo (come certi prodotti della pesca) a quelli ricchi di calcio (dato che, soprattutto nel latte e derivati – che sono le fonti principali di calcio – il fosforo è già presente in quantità sufficienti);
  • Non eccedere con le proteine: si è ipotizzato che un apporto smodato di proteine, a causa del notevole residuo azotato, possa aumentare anch’esso l’escrezione renale del calcio dal circolo sanguigno;
  • Non eccedere con le fibre, con l’acido fitico (Legumi), con l’acido ossalico e con i tannini: le fibre sono indispensabili al corretto funzionamento dell’intestino, ma se in eccesso ostacolano l’assorbimento intestinale dei nutrienti.
  • L’acido ossalico, quello fitico e i tannini hanno la tendenza a legarsi con certi minerali nell’intestino, tra cui il calcio, impedendone la captazione.
  • Non eccedere con il saccarosio e l’alcol etilico; sono considerati fattori negativi per il corretto metabolismo del calcio e delle ossa.
  • Non eccedere con gli stimolanti come la caffeina e la teofillina.

CONSIGLI DIETETICI

Incrementare l’assunzione di calcio con: Pesce, Aminoacidi Essenziali.

Alcune verdure. Il calcio delle verdure è poco assimilabile, per la presenza di fitati, salvo che per la famiglia delle brassicacee (cavolo, rapa, cavolfiore, senape, ravanello, rucola).

Promuovere il consumo di cibi ricchi di vitamina D; anche se questa vitamina viene sintetizzata principalmente nella pelle in esposizione ai raggi solari, quantità più o meno rilevanti di vitamina D possono essere assunte con la dieta. È presente nel fegato, soprattutto di pesce come quello di merluzzo, nella carne del pesce (soprattutto azzurro), nell’olio che se ne ricava, nel tuorlo d’uovo e nei funghi. Ho escluso volontariamente il latte e i latticini, per via di un’elevata acidità che creano, tale acidità, se consumati, dovrà essere “tamponata” dai fosfati, che sono contenuti in maggior parte nelle ossa!

Di recente è stata avanzata l’ipotesi che il deficit di vitamina K possa correlarsi ad una maggior predisposizione all’osteoporosi. Sono tutt’ora in corso diversi studi a riguardo. La vitamina K1 è ampiamente distribuita negli alimenti di origine vegetale e soprattutto di tipo a foglia o a fiore come: spinaci, lattuga, broccoli, cavolo, cavolini di Bruxelles, cime di rapa ecc. Il suo assorbimento è ottimizzato da un ambiente lipofilo, quindi in presenza di grassi come l’olio extravergine di oliva.

Assicurarsi un apporto sufficiente di magnesio. Anche questo minerale partecipa all’osseificazione, ragione per la quale una sua carenza cronica potrebbe anche partecipare alla patogenesi dell’osteoporosi. Il magnesio abbonda nei semi oleosi (noci, nocciole, mandorle ecc), nei legumi (fagioli, lenticchie, piselli, ceci ecc), nei cereali integrali e in altri vegetali. Il principale deposito di Magnesio è l’osso, dove si trova legato in “cristalli di fosfato di magnesio”. Le concentrazioni sieriche di Mg sono strettamente correlate al metabolismo osseo. Il Mg induce la proliferazione degli osteoblasti, cellule che generano l’osso, pertanto, la carenza di Mg provoca una ridotta formazione ossea.

Inoltre, la carenza di Mg aumenta la secrezione di citochine proinfiammatorie come il fattore di necrosi tumorale (TNF)-α, l’interleuchina (IL)-1β e la sostanza P, tutte implicate nell’aumento dell’attività degli osteoclasi con aumento del riassorbimento osseo. Questi effetti possono essere ulteriormente potenziati da bassi livelli di ormone paratiroideo (PTH) e 1,25 (OH)2, la forma attiva della Vit D3 , spesso associati a ipomagnesemia.

Consumare una quantità adeguata di alimenti fortemente proteici: ad esempio, pietanze a base di carne a 100 g, di salumi a 50 g, di prodotti della pesca a 150 g, di uova a 50 g (numero 1-2 al giorno).

Escludere il sale aggiunto dalla dieta o limitarlo il più possibile. Lo stesso vale per gli alimenti salati (salumi, insaccati da cuocere, pesce in scatola, gli snack salati – tipo salatini o patatine o arachidi – i formaggi molto stagionati, tutti i cibi in salamoia o sotto sale ecc).

Consumare le giuste quantità di cereali e legumi, e valutare la pertinenza dei prodotti integrali: oltre a essere ricchi di fibre (che nelle diete con molte calorie e porzioni abbondanti diventano eccessive) contengono molti agenti antinutrizionali. La porzione dei cereali per i primi piatti dovrebbe aggirarsi intorno agli 80 g; 50 g per i legumi secchi, mentre quella del pane è di 50 g (tralasciamo gli altri derivati come i biscotti, le fette biscottate ecc). La quantità totale e il numero di porzioni varia molto in base alla composizione generale della dieta.

Consumare le giuste quantità di frutta e verdura: per le stesse ragioni appena descritte. 4-6 porzioni al giorno da 50-250 g tra alimenti crudi e cotti possono bastare.

Eliminare il consumo di zucchero aggiunto e limitare il più possibile le ricette dolci.

Eliminare gli alcolici.

Limitare il consumo di caffè, tè fermentato, energy drink.

Incrementare l’utilizzo di acqua minerale ricca in calcio, che può fornire fino al 30 per cento del fabbisogno quotidiano.

Fabbisogno di calcio

  • Da 1 a 10 anni: 800 milligrammi al giorno
  • Da 11 a 24 anni: 1.200 milligrammi al giorno
  • Da 25 a 50 anni: 1.000 milligrammi al giorno
  • Da 51 in poi: 1.200-1.500 milligrammi al giorno per le donne e 1.200 milligrammi al giorno per gli uomini – Oltre gli 80 anni: 1.200 milligrammi al giorno.

L’assunzione da 22 a 53g/die di fibre alimentari insolubili, può indurre una perdita netta di Ca pari a 109 mg/die.

Vit D

Nei mesi estivi, la sovrapproduzione di vitamina D ne consente l’accumulo, così che la si possa avere a disposizione anche durante il periodo invernale.

Fabbisogni Vit D

Gli anziani tendono a stare meno alla luce e la loro sintesi endogena di vit. D diminuisce.

Si può ricorrere ad una supplementazione di 10 μg/die. Dopo assunzione prolungata di vitamina D, superiore a 250-1250 μg/die, si possono verificare fenomeni di tossicità acuta o cronica con nausea, diarrea, ipercalciuria, ipercalcemia, poliuria e calcificazione dei tessuti molli.

Generalmente, ciò avviene quando i livelli circolanti di vitamina D superano i 100 μg/ml. E’ consigliabile non superare mai un’assunzione giornaliera di 50 μg/die.

Il malassorbimento intestinale favorisce la comparsa dell’osteoporosi.

Trattamento farmacologico dell’osteoporosi
– Bifosfonati (inibiscono l’azione degli osteoclasti, cellule che “erodono” l’osso)
– Estrogeni (dopo la menopausa).

Dott. Davide Spoldi (Biologo Nutrizionista)

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