mal di schienaA cura della Dott.ssa Samantha Mangeruca (Osteopata)

Il mal di schiena cronico,

chiamato dagli inglesi “low back pain” (dolore alla parte bassa della colonna) è una problematica molto diffusa nella popolazione. Alcuni studi statistici rivelano che circa l’80% della popolazione totale sperimenterà il dolore alla schiena cronico a un certo punto della propria vita.

A soffrirne maggiormente sono le persone con un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, ma non mancano casi di ragazzi con meno di 20 anni. Il dolore in genere è a sbarra, nella zona lombare e in alcuni casi può irradiarsi ad un arto inferiore, dando la classica lombo-sciatalgia, se la parte colpita è la porzione posteriore dell’arto inferiore, o la lombo-cruralgia, se il dolore è irradiato sulla porzione anteriore di coscia e gamba.

Questa porzione di colonna è così colpita da fenomeni infiammatori e di sovraccarico perché tale curva è molto adattativa e, essendo una lordosi, è sottoposta a maggior movimento, rispetto per esempio al tratto dorsale (curva cifotica con un range di movimento ridotto).

Il suo compito è quello di sostenere ciò che sta sopra (torace, cervicale e cranio) e intervenire in tutti i movimenti del bacino (che gli sta sotto). È formata da 5 vertebre, tra le quali troviamo i dischi intervertebrali, dei veri e propri cuscinetti che permettono di ridurre l’attrito tra le varie vertebre e servono anche da ammortizzatori dell’energia meccanica che arriva sulla colonna.

Ciascun disco intervertebrale è formato da un anello fibroso esterno che circonda un nucleo polposo (formato per la quasi totalità da acqua).

 

La porzione fibrosa, sottoposta a continue ed inevitabili sollecitazioni meccaniche, tenderà con il tempo a sfibrarsi creando delle fessurazioni, all’interno delle quali passerà il liquido del nucleo polposo. Questo processo porterà alla disidratazione del disco e alla formazione di protrusioni discali.

Tali protrusioni possono sfociare in vere e proprie ernie discali (il liquido del nucleo polposo fuoriesce completamente dalla parte fibrosa e va a comprimere le strutture esterne al disco), che rappresentano quadri clinici molto dolorosi e resistenti ai comuni farmaci anti-infiammatori.

Le vertebre sono collegate tra di loro da un apparato muscolo-legamentoso, indispensabile per consentire tutti i movimenti della colonna. Esistono dei muscoli molto importanti a questo livello, che se contratti, possono essere responsabili del dolore alla schiena.

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Ileo-psoas

Il muscolo Ileo-psoas

E’ il primo tra tutti, un muscolo spesso e allungato, costituito da due ventri muscolari: il grande psoas (che origina dalle prime quattro vertebre lombari e dai dischi intervertebrali interposti) e il muscolo iliaco (che origina dalla fossa iliaca e dall’ala del sacro); tali ventri si uniscono distalmente per inserirsi al piccolo trocantere del femore.

Il muscolo ileo-psoas è un muscolo posturale statico e dinamico, perchè sempre in tensione quando stiamo in piedi e quando camminiamo.

Tale muscolo ha importanti relazioni con gli organi sottodiaframmatici (è infatti definito un muscolo viscerale): il muscolo grande psoas trae rapporti anatomici con rene, ureteri, vasi renali, colon ascendente (a destra) e discendente (a sinistra). Il muscolo iliaco è in rapporto con il cieco e appendice a destra e colon discendente a sinistra.

Un sovraccarico di questi organi intossica e irrigidisce il muscolo ileo-psoas, causando mal di schiena.


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Piriforme

Il muscolo piriforme

Altro muscolo importante nelle lombalgie è il muscolo piriforme: è un piccolo muscolo di forma triangolare, situato in profondità nella natica, dietro al grande gluteo. Origina dalla faccia pelvica dell’osso sacro, nella regione posta a lato del secondo, terzo e quarto foro sacrale anteriore, e dal margine della grande incisura ischiatica.

I fasci muscolari, dopo essere usciti dalla pelvi attraverso il grande foro ischiatico, si inseriscono all’estremità superiore della superficie interna del grande trocantere del femore.

La caratteristica di questo muscolo è che ha strettissimi rapporti con il nervo sciatico. Una sua contrattura può andare a comprimere tali terminazioni nervose, causando una sciatalgia (si parla di sindrome del piriforme).


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Mal di schiena

Quando si parla di mal di schiena bisogna differenziare il tipo di dolore. Il dolore può essere acuto, oppure cronico:

  • Acuto, quando compare all’improvviso e ha una durata limitata perché cessa con la guarigione della causa che lo ha provocato, oppure perché si trasforma in cronico. Qualunque sia l’origine, il dolore acuto produce reazioni di difesa e di protezione che comprendono l’alterazione dell’umore (depressione, ansia, paura), modifiche del sistema nervoso autonomo (alterazione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, nausea, vomito, sudorazione), atteggiamenti di modifica della postura (le classiche posture antalgiche).
  • Cronico, che tende ad essere più insistente del dolore acuto: il sintomo, infatti, dura più del previsto e compromette la vita sociale e la personalità del paziente. In passato era definito cronico quando durava almeno sei mesi, oggigiorno il limite temporale è stato superato e oggi il dolore è cronico se dura più del previsto. È uno stato che tende ad essere più insistente del dolore acuto e compromette la vita sociale e la personalità del paziente. Le persone affette da dolore cronico soffrono anche di disturbi del sonno, depressione, affaticamento, e vedono ridotte le loro facoltà intellettive.

Perché l’osteopatia, filosofia nata negli Stati Uniti nei primi anni del 1900 dal medico Andrew Taylori Still (1828-1917), può essere la soluzione migliore per il trattamento della “low back pain”?

Innanzitutto è una terapia che non si serve dei farmaci, ma solo di manovre e tecniche manuali, quindi è accessibile a tutti, anche ai pazienti che per svariati motivi non possono assumere farmaci (bambini, donne in gravidanza, persone anziane); inoltre l’approccio dell’osteopata di fronte ad un dolore lombare è sulla globalità del paziente, tenendo conto della sua storia anamnestica, della sua postura, dei suoi traumi del passato.

Tale tipo di approccio può essere utilizzato sia in fase acuta che in fase cronica. Un bravo osteopata ha un bagaglio di conoscenze tale da poter utilizzare diversi approcci sul paziente con dolore alla colonna:

  • strutturale, che si caratterizza di manipolazioni su tutto quello che è il “contenitore”, cioè l’insieme di ossa, articolazioni, muscoli, legamenti collegati alla zona lombare sofferente;
  • viscerale, che tratta il “contenuto”, cioè i visceri che sono collegati al processo infiammatorio in atto;
  • cranio-sacrale, che ruota attorno alla fluttuazione ritmica del liquido cefalorachidiano. Questo liquor è un fluido trasparente che permea l’intero sistema nervoso centrale mantenendolo in sospensione, proteggendolo, nutrendolo e contribuendo alla regolazione della pressione intracranica. Mediante leggere manipolazioni, quasi impercettibili per il paziente, l’operatore è in grado di intervenire sull’intero organismo, tramite i collegamenti con il sistema cranio sacrale, ridonando equilibrio al sistema.

Il trattamento osteopatico agisce in profondità, con l’obiettivo di ridonare equilibrio e comfort al sistema e stimolare il processo di autoguarigione per portare ad un miglior grado di salute.

Per questo motivo, in molti casi, un intervento adeguato può risolvere il mal di schiena anche trattando zone del corpo lontane da quella dove si sente dolore. L’obiettivo è ridonare mobilità a tutte quelle strutture bloccate, in modo da migliorare la circolazione, il ricambio di ossigeno e il drenaggio delle tossine.

Uno dei principi dell’Osteopatia è il concetto che “Il corpo è un tutto”, un’unità anatomica e funzionale nella quale tutte le parti sono collegate tra loro dal tessuto connettivo. Tale tessuto connettivo deriva dal foglietto embriologico del mesoderma. Mettendo le mani sul corpo del paziente si entra in contatto con il tutto e anche con la parte più profonda) e si è in grado di riequilibrale il sistema.

Altro concetto fondamentale è che “il corpo ha la capacità di difendersi e di autoguarirsi”: l’organismo ha la capacità di mantenere e recuperare lo stato di salute, ovvero è in grado di combattere e trovare i rimedi contro la malattia. Per malattia si intende la perdita della capacità di adattamento del sistema (perdita dell’omeostasi). Il trattamento osteopatico non fa altro che dare delle informazioni al sistema per riacquisire e accelerare il processo di autoguarigione. L’osteopatia non lavora sulla malattia ma sulla salute.

Still diceva che “la vita è movimento”, la disfunzione osteopatica non è altro che una perdita di mobilità di una struttura, che porta alla perdita di autoregolazione con successiva perdita della funzione. L’osteopatia permette di leggere il corpo del paziente e normalizzare la sua perdita di mobilità.

In termini pratici, il trattamento osteopatico comincia con l’anamnesi del paziente, una valutazione fatta di test clinici e test osteopatici per ricercare le zone del corpo dove vi è perdita di mobilità ed equilibrio e successivo trattamento delle zone in lesione, che possono anche non avere relazione con la zona del dolore.

Compito dell’osteopata è anche quello di suggerire come migliorare lo stile di vita, la postura e la dieta, insegnare alcuni esercizi utili ed eventualmente indirizzare il paziente ad altri esperti.

L’obiettivo fondamentale del trattamento osteopatico è di restituire all’organismo il ritmo e la mobilità, che garantiscono il buon funzionamento degli organi e degli apparati. La scelta del tipo di trattamento e del numero di sedute dipende dal paziente e dalla valutazione iniziale effettuata. In ogni caso la frequenza dei trattamenti non è troppo ravvicinata, proprio per consentire al sistema di rispondere al trattamento e ricercare la propria omeostasi.

Dott.ssa Samantha Mangeruca (Osteopata)

 

Bibliografia:

Apparato locomotore: anatomia e funzioni Jutta Hochschild

Il dolore somatico vol 2: Il dolore lombo-sacrale R.Calliet

Filosofia e Principi Meccanici dell’osteopatia A.T.Still

Dolore muscolare: diagnosi e terapia Travell Simons

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