Cosa avviene quando ingeriamo un alimento?
Una necessaria semplificazione ci può aiutare a ragionare: gli alimenti costituiscono la materia prima della nutrizione; non possono essere utilizzati direttamente dal nostro organismo ma devono prima essere sottoposti ad un processo di disintegrazione e di raffinazione conosciuto come digestione.
Il processo digestivo avviene in modo meccanico (masticando) e chimico (nello stomaco); i cambiamenti che il cibo subisce nel processo digestivo vengono effettuati da sostanze che prendono il nome di enzimi e fermenti. Le condizioni in cui questi “agenti” entrano in azione sono ben definite, ecco perché occorre prestare molta attenzione alle semplici regole che si trovano alla base di una corretta combinazione tra gli alimenti.
Ogni enzima o pool di enzimi, ha un’azione specifica: agisce cioè solo su un tipo di sostanza alimentare. Nella digestione degli alimenti esistono varie fasi, ognuna delle quali richiede l’azione di un diverso enzima che determina una reazione a catena. A sua volta ciascun enzima è capace di svolgere il proprio lavoro solo se quello che lo ha preceduto ha svolto il suo in modo appropriato.
Quindi: enzima specifico su un alimento specifico in un momento specifico e in una condizione chimica specifica… una complicata unione di varabili basati sulla chimica e sull’auto controllo da parte del corpo.
La digestione inizia nella bocca: per mezzo del processo di masticazione, tutti i cibi vengono spezzettati in particelle più piccole che vengono amalgamate con la saliva. Questa contiene la ptialina, un enzima che comincia a trasformare gli “amidi” in uno “zucchero complesso”; quest’ultimo, attraverso altri enzimi, nello stomaco viene trasformato in uno zucchero semplice e così entra in circolo nel sangue. Nelle pareti dello stomaco sono presenti almeno cinque milioni di microscopiche ghiandole che secernono i succhi gastrici: questo può dare origine a una vasta gamma di reazioni a seconda della natura del cibo consumato.
Così, solo per dare un semplice idea di ciò che succede, possiamo dire che, mentre mastichiamo, nella bocca vengono secreti enzimi che cominciano a trasformare il cibo; nello stesso tempo la lingua identifica le caratteristiche della sostanza che stiamo ingerendo e “telegrafa” alla stomaco di preparare altri enzimi e fermenti per continuare la digestione per quando il “bolo” (impasto del cibo masticato) viene deglutito.
A seconda delle sostanze che ingeriamo, della temperatura e di altri fattori, il processo digestivo si può ulteriormente modificare.
Per esempio una bevanda ghiacciata ritarda o addirittura sospende l’azione degli enzimi nello stomaco; l’alcool può farli “precipitare”; anche un odore o la vista di un cibo, provocando “l’acquolina in bocca”, può generare abbondante secrezione di succhi gastrici che producono acidità nello stomaco se non incontrano subito un “bolo” da aggredire.
Comincia ad essere comprensibile la logica sequenziale che regola la digestione (o metabolizzazione, o assimilazione o “combustione” direbbe chi pensa alle calorie! ); una logica complessa perché, per ogni alimento, intervengono vari fattori (natura, quantità e qualità, la consequenzialità, diversi tempi di elaborazione, i nostri sensi, lo stato di salute del nostro apparato digestivo) i quali si moltiplicano attraverso la “mescolanza” di alimenti diversi.
Ecco perché è importante classificare i vari alimenti che ingeriamo e abbinarli in modo che il nostro organismo sia in grado di adattare i suoi succhi gastrici secondo necessità digestive di alimenti simili. Quando vengono ingeriti due alimenti con caratteristiche di “digeribilità” diverse, o addirittura opposte, l’adattamento dei succhi diviene impossibile (e fra un pò capiremo cosa succede: ci intossichiamo!).
Viene spontaneo comprendere, per esempio, che un frutto nella sua composizione è più omogeneo rispetto ad una prelibatezza culinaria; anche perché la prelibatezza subisce diverse mutazioni nel corso della preparazione (cottura, mix con tanti altri alimenti, etc); si intuisce che il nostro organismo è in grado di digerire più facilmente un frutto che una cotoletta alla milanese accompagnata da pomodori e pane bianco.
Il discorso è molto più lungo, ma semplice da capire:
- il nostro organismo, per vivere, ha bisogno di diverse sostanze nutritive che vengono chiamate “nutrienti” ;
- il cervello controlla tutte le nostre funzioni ; ogni volta che avviene uno scompenso, lui non vuole sentire ragioni e agisce immediatamente per risolvere la priorità di quell’istante; non gli importa di tutto il resto; manda impulsi e ci fa venire “fame”; ci stimola a cercare l’alimento che, “a modo suo”, può contenere le sostanze dalle quali trarre i “nutrienti” che cerca (in questa fase il cervello è condizionato dalle abitudini alimentari e dai bombardamenti “commerciali”, spesso sbagliati);
- gli alimenti, in composizioni diverse, sono composti da proteine, carboidrati e grassi; ed è da questi che, attraverso la digestione, i vari organi si ritrovano, alla fine, rifocillati dai nutrienti che cercavano;
- la digestione è un processo complesso e il cervello, avendo delle priorità non sta a guardare i dettagli così una parte del cibo che ingeriamo assolve alla funzione principale;
- un’altra parte di cibo si accumula danneggiandoci e procurandoci delle conseguenze negative;
- per correggere e abbassare queste conseguenze dobbiamo educarci in modo che il nostro organismo digerisca nel modo migliore ciò che ingeriamo.
Cosa accade, nel nostro organismo, con quelle sostanze che, per i motivi che abbiamo esaminato, non digeriamo bene?
Proviamo a pensare cosa succede a buttare un pasto completo in una pentola, frulliamolo, mettiamoci un coperchio e teniamolo in forno a 36 gradi centigradi (la temperatura del nostro corpo) per tutta la notte; al mattino tiriamo fuori la pentola e apriamo il coperchio…. è su questa mescolanza che il nostro stomaco agisce per digerire! Meraviglia suprema il nostro corpo! Certo molte sostanze vengono eliminate attraverso le feci, l’urina e la respirazione ma altre, sedimentano nell’intestino e altre ancora, peggio, ci procurano una forma di avvelenamento che ci intossica.
La putrefazione e la fermentazione sono dovute alla sovralimentazione, al consumo non appropriato di proteine, all’ingerimento di combinazioni sbagliate, all’alimentazione in condizioni emotive e di stress che ritardano o sospendono la digestione. Il nostro organismo non è in grado di eliminare proprio tutto, così qualcosa resta dentro e si trasforma in grasso e altri veleni … e si accumula giorno dopo giorno. Comincia il processo di intossicazione che è come un cane che si morde la coda perché il nostro organismo si difende e combatte e per farlo consuma altra energia, quindi altro cibo in una spirale che non finisce più (pensiamoci mentre stiamo digerendo un pasto abbondante).
E cosi che al mattino, per esempio, mentre sta per finire il processo digestivo della sera prima, siamo ancora intossicati e abbiamo bisogno di una droga per farci “svegliare”: un buon caffè!
Una delle cause della cattiva digestione, nella maggioranza delle persone, è rappresentata dalle combinazioni sbagliate tra gli alimenti: l’abitudine di trascurare le limitazioni del nostro organismo e di alimentarci in maniera “azzardata”, è responsabile della cattiva digestione e delle sue conseguenze.
La prova di ciò risiede nel fatto che un’alimentazione formata da combinazioni corrette pone immediatamente fine all’indigestione; ma non alla disintossicazione che un percorso più lungo e laborioso. (sintesi liberamente tratta da H. Shelton – Le combinazioni alimentari)