A questa condizione è stato dato il nome di Stress da lavoro correlato: nello specifico, questo viene definito dall’European Agency for Safety and Healt at Work come la percezione di uno squilibrio avvertito dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste.
Questo malumore può manifestarsi a livello fisico con disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, disturbi sessuali, ecc oppure a livello psicologico con attenzione/ concentrazione ridotta, irritabilità, ansia, crisi depressive, autocritica esagerata, pessimismo e cattivo umore. Tutto ciò si esprime a livello comportamentale con tendenza all’isolamento, impazienza, irrequietezza, indecisione, impulsività e assenteismo o malattia.
Potremmo applicare una lente d’ingrandimento così da mettere a fuoco il problema e analizzare come ogni aspetto incide su di noi a livello emotivo. Nel momento in cui siamo più consapevoli possiamo mettere in atto determinate strategie come, ad esempio, cercare di affrontare direttamente l’origine del disagio, parlando e confrontandoci, se si tratta di un superiore o di un collega.
Se invece ci rendiamo conto di “essere noi il problema” potremmo cercare di migliorare le nostre risposte a ciò che viviamo come minaccioso a livello lavorativo. Certo, con l’aiuto di un professionista come uno psicologo o uno psicoterapeuta, sarebbe più facilitante il percorso di “risanamento delle strategie di coping” che diventerebbero adattive, migliorando i nostri pensieri e le nostre emozioni…insomma la nostra parte di vita a lavoro e non solo.
La migliore soluzione è quella di mettersi in gioco e avere la volontà di modificare una parte di noi, a prescindere dalle risposte che potremmo ricevere dagli altri!!! Se ci sono situazioni che viviamo con difficoltà almeno proviamo a cambiarle…e se da soli non ci riusciamo, qualcuno disposto a camminare con noi verso l’uscita dal labirinto esiste.