Se ci fermiamo a pensare che ognuno di noi in media trascorre 8 ore al giorno a lavorare, possiamo immaginare quanto possa essere faticoso dover gestire sensazioni spiacevoli legate al lavoro che facciamo. Infatti, che tu sia un lavoratore subordinato o un lavoratore autonomo, nulla ti esime dall’esperire frustrazione, scoraggiamento, ansia, rabbia, angoscia causate dalle continue pressioni lavorative o dalle difficoltà nel rapporto con i colleghi o con il proprio capo.
A questa condizione è stato dato il nome di Stress da lavoro correlato: nello specifico, questo viene definito dall’European Agency for Safety and Healt at Work come la percezione di uno squilibrio avvertito dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste.
Questo malumore può manifestarsi a livello fisico con disturbi del sonno, disturbi dell’alimentazione, disturbi sessuali, ecc oppure a livello psicologico con attenzione/ concentrazione ridotta, irritabilità, ansia, crisi depressive, autocritica esagerata, pessimismo e cattivo umore. Tutto ciò si esprime a livello comportamentale con tendenza all’isolamento, impazienza, irrequietezza, indecisione, impulsività e assenteismo o malattia.
Cosa possiamo fare nel momento in cui ci rendiamo conto che il malumore circoscritto al lavoro che svolgiamo si ripercuote inevitabilmente nelle altre sfere di vita, nel rapporto con il partner, i figli, gli amici, ecc, facendoci apparire scontrosi o al contrario solitari, evitanti?
Potremmo applicare una lente d’ingrandimento così da mettere a fuoco il problema e analizzare come ogni aspetto incide su di noi a livello emotivo. Nel momento in cui siamo più consapevoli possiamo mettere in atto determinate strategie come, ad esempio, cercare di affrontare direttamente l’origine del disagio, parlando e confrontandoci, se si tratta di un superiore o di un collega.
Se invece ci rendiamo conto di “essere noi il problema” potremmo cercare di migliorare le nostre risposte a ciò che viviamo come minaccioso a livello lavorativo. Certo, con l’aiuto di un professionista come uno psicologo o uno psicoterapeuta, sarebbe più facilitante il percorso di “risanamento delle strategie di coping” che diventerebbero adattive, migliorando i nostri pensieri e le nostre emozioni…insomma la nostra parte di vita a lavoro e non solo.
La migliore soluzione è quella di mettersi in gioco e avere la volontà di modificare una parte di noi, a prescindere dalle risposte che potremmo ricevere dagli altri!!! Se ci sono situazioni che viviamo con difficoltà almeno proviamo a cambiarle…e se da soli non ci riusciamo, qualcuno disposto a camminare con noi verso l’uscita dal labirinto esiste.