Spesso, quando ricevo telefonate da possibili pazienti mi viene posta una domanda alquanto strana, “Lei…
Il nostro cervello quando pensa al cibo si preoccupa di tante cose, prima di tutto della sopravvivenza, di darci piacere e anche di diminuire lo stress.
I cibi, però, oltre alle connotazioni positive ne apportano anche di negative: come facciamo a mangiare un dolce senza pensare che ci farà ingrassare? Ciascuno di noi pensa con il proprio bagaglio di esperienze immagazzinate negli anni e, quando si è diventati obesi, ecco come si comporta il nostro cervello:
- quando mangiamo ci procura sensi di colpa che, in parte, neutralizzano il piacere;
- nello stesso tempo regola fame e sazietà in modo da mantenere il suo equilibrio energetico;
- ogni giorno difende lo stato raggiunto come un nuovo tipo di equilibrio e, in un certo senso, evita il dimagrimento;
- se facciamo una dieta (nel senso “stupido” e deleterio del termine) si accumula stress, per la frustrazione e le rinunzie a cui sottostare;
Tutto ciò contribuisce al processo di cattiva digestione.
Da qui si può notare come un atteggiamento riflessivo, nei confronti di un’alimentazione “sana, meditata e consapevole”, giovi anche per cercare altrove ciò che il cibo non ci può dare.
Naturalmente la risposta non risiede in un regime punitivo ma in scelte serene, motivate e dense di significato. La vita è più bella per chi mangia bene.
In Italia ben quattro italiani su dieci (43 %) risulta in sovrappeso o addirittura obeso ( 11%).
La cattiva alimentazione è direttamente responsabile della maggior parte delle malattie che ci affliggono (cattiva digestione, obesità, cattiva circolazione del sangue, ipertensione, diabete, infarto, tumori, etc). Praticamente mangiare, anziché essere un piacere, si è trasformato in un problema: alcuni cominciano a rendersene conto: “vorrei mangiare più sano, ma non ci riesco…” altri invece continuano nella loro pigra ignoranza.