Il cibo è piacere. Siamo ciò che mangiamo anche per quanto riguarda le emozioni: se ci piace quello che mangiamo siamo felici e viceversa. E non è sbagliato cercare piacere nel cibo, tuttavia oggi le nostre abitudini ci portano a consumare cibi che abusano di questo effetto piacevole e ci rendono dipendenti, non solo da un gusto salato, zuccherato e grasso ma anche da abitudini alimentari scorrette.

Coccolarsi a tavola è quindi un nostro dovere per non vivere un eterno senso di rinuncia, si tratta solo di scegliere qualitativamente i cibi giusti e assemblarli nel rispetto del nostro orologio circadiano.

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Mi sono accorta che è sempre più diffuso il concetto secondo cui il cibo “spazzatura” sembra essere l’unica possibilità di gioire in un pasto e i cibi sani l’unico modo per renderci tristi e insoddisfatti.  Cosa c’è alla base di questa idea distorta? Un semplice inganno evolutivo, che deriva da una risposta nervosa autonoma attivata a livello intestinale: più zuccheri e grassi arrivano, più siamo indotti a ricercarli e mangiarli. Senza questo meccanismo automatico, non saremmo qui oggi, sopravvissuti alla scarsità di cibo che ha contraddistinto i nostri antenati.

Ciò significa che la maggior parte dei cibi oggi proposti dall’industria alimentare generano in noi un meccanismo di dipendenza “involontario”, difficile da controllare. Come fermarsi? Motivazione e costanza: la prima è facile e la conosciamo tutti ( è quella che ci permette di cominciare la dieta per la prova costume), la seconda è quella più difficile, che richiede più sforzo poiché è quella che deve tenerci in piedi quando la motivazione cala e, in aggiunta, non ci da nemmeno una ricompensa tangibile! La costanza è colei che dovrebbe garantirci atteggiamenti razionali e consapevoli nei confronti del cibo quando debolezza e automatismi tendono a prender il sopravvento. Statisticamente le diete falliscono proprio per colpa sua.

Oltre all’ostacolo delle “dipendenze”, bisogna ammettere un’altra difficoltà: mangiare bene e a orari regolari costa tempo ed energia, che spesso non riusciamo a ritagliarci nella frenesia di tutti i giorni, sacrificando così tutta la parte organizzativa dietro la nostra alimentazione.

Supporto psicologico e organizzazione sono quindi fondamentali per superare gli ostacoli di una sana alimentazione, ma se aggiungessimo un po’ di gusto ed emozione in cucina non sarebbe meglio? Il gusto premia, dunque perché non essere premiati dopo uno sforzo?

MI piace sempre lavorare su questo affinchè non ci si debba mai scontrare con la scelta del “resisto o mollo tutto”. Più la dieta è drastica, prima si avvicina questo momento. Ecco perché alla base del mio lavoro metto l’insegnamento di un equilibrio, che può essere più esigente all’inizio (visto l’aiuto della motivazione) e più confortante e permissiva quando siamo più deboli, senza dover rinunciare al giusto livello di soddisfazione.

Il cibo è uno dei principali “analgesici” (a cui nessuno ha mai allegato un foglietto con indicate le controindicazioni) e questo non possiamo cambiarlo. Possiamo vivere senza alcol, fumo e droghe, ma senza cibo no, quindi prima impariamo a gestirlo meglio è. Ed è il giusto connubio tra psicologia e nutrizione che può insegnarci a farlo: da un lato la gestione dell’emotività che ci richiede questo effetto antidolorifico, dall’altro l’utilizzo del mezzo con cui rispettare gusto e nutrimento in ciò che mangiamo.

Mangiare bene e con gusto è possibile, sia a casa che fuori, sia con poco tempo che in tranquillità, sia in compagnia che da soli. E’ solo necessario dedicargli tempo ed energia, ascoltando le proprie necessità e assecondando le preferenze di gusto.

Dott.ssa Elena Ariosto (Biologo Nutrizionista Sportivo)

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