Dismenorrea? Lo sapevi che …

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Cos’è la Dismenorrea?

Per dismenorrea si intende un dolore intenso al basso ventre che si manifesta con l’avvicinarsi del ciclo mestruale.

È uno tra i sintomi che possono accompagnare la sindrome premestruale e si presenta solitamente con crampi piuttosto acuti nella zona dell’addome e con altri disturbi tra cui: mal di testa, nausea e diarrea. Si tratta di una condizione che può permanere dal giorno prima del ciclo mestruale fino a 2-3 giorni dalla comparsa.

Esistono due tipi di dismenorrea, primaria e secondaria:

  • La dismenorrea primaria è una condizione che si manifesta solitamente in giovane età ed è riconducibile a cambiamenti ormonali e contrazioni uterine.
  • La dismenorrea secondaria invece è una condizione riconducibile a malattie o a malformazioni della pelvi e generalmente appare in età adulta.

In che modo l’osteopatia può aiutare a ridurre il dolore?

Durante il ciclo mestruale si attiva una cascata infiammatoria (citochine) riconducibile alla cessazione dell’attività ormonale (estrogeni e progesterone), nello stesso tempo si hanno degli spasmi muscolari per facilitare l’espulsione dell’endometrio. Questo processo, col passare del tempo, crea uno stato infiammatorio che può perdurare nel tempo portando ad una condizione dolorosa.

L’osteopata, attraverso manipolazioni specifiche e mirate, può aiutare la paziente ad avvertire meno dolore andando a trattare i muscoli e le strutture che formano il pavimento pelvico. L’obiettivo dell’osteopata è quello di ridurre l’infiammazione e le tensioni muscolari riportando il benessere fisico e psicologico della paziente.

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E la cistite?

La cistite è l’infiammazione della mucosa vescicale, solitamente è di origine virale, e colpisce prevalentemente le donne. È una patologia che si manifesta con il continuo stimolo di urinare. Può essere acuta (un solo episodio) o cronica (più episodi).

Nella cistite cronica l’osteopatia può rappresentare un valido aiuto, riducendo notevolmente i sintomi e migliorando la qualità di vita della paziente. In particolare l’osteopata, avvalendosi di tecniche non invasive, si concentra su tutte quelle strutture che coinvolgono l’apparato urinario (muscoli, legamenti, fasce, organi) i quali, essendo oggetto di continui stati infiammatori, possono aver perso la loro corretta funzione e portare all’insorgenza di nuovo stato doloroso.

Dott. Federico Bouquin (Osteopata)

Cicatrici? Ecco cosa può fare l’Osteopatia

Un po’ di anatomia:

La pelle (o cute) è l’organo più esteso del nostro apparato tegumentario e ha la funzione di proteggere e rivestire le strutture sottostanti (muscoli, ossa, visceri ecc.). Si tratta della nostra prima arma di difesa contro virus e batteri, impedendo la perdita di liquidi e partecipando alla termoregolazione del nostro corpo. La pelle è in continua comunicazione con il nostro SNC (sistema nervoso centrale) tramite le terminazioni nervose, le quali comunicano ai centri superiori informazioni di tipo tattile, dolorifico e termico, fondamentali per la salute e il benessere del nostro corpo.

La cute è formata da 3 strati: l’epidermide (strato superficiale), il derma (strato medio) e l’ipoderma (strato profondo).

Cosa succede quando si lesiona la pelle?

Durante il corso della vita il nostro corpo è soggetto a diversi traumi che comportano lesioni della pelle. Traumi fisici, incisioni chirurgiche, ustioni, vaccinazioni, piercing alla pelle, infezioni da herpes e persino punture di insetti possono causare lesioni cutanee e conseguenti problemi di cicatrici.

La maggior parte delle lesioni superficiali non lasciano segni significativi, ma le ferite cutanee profonde producono occasionalmente gravi problemi, cicatrici ipertrofiche e cheloidi che possono influenzare drasticamente la qualità della vita, lo stato fisico e la salute psicologica dei pazienti. Le cicatrici ipertrofiche e i cheloidi sono disturbi fibroproliferativi che derivano da una guarigione anormale delle ferite, definita come una regolazione aumentata o diminuita di alcuni processi di guarigione delle stesse.

Non appena la nostra pelle viene attaccata da questi fenomeni, si attivano una serie di processi fisiologici volti a riparare il danno cutaneo. I processi di guarigione si possono suddividere in 3 fasi:

  • fase essudativa: in questa fase avviene la coagulazione del sangue che interrompe il sanguinamento. La ferita produce una secrezione (essudato) che porta via germi e cellule danneggiate.
  • fase di granulazione: produzione di nuovo tessuto connettivo costituito da fibroblasti e collagene.
  • fase di epitelizzazione: formazione di nuove cellule epiteliali (nuova pelle).

 

Il trattamento delle cicatrici

Un approccio manuale per le cicatrici è indispensabile per la loro corretta guarigione. In particolare, il massaggio e successivamente il trattamento osteopatico sono le vie migliori per questo tipo di situazioni.

 

Come può aiutare il massaggio?

Determinati tipi di pressione nella regione interessata possono apportare un notevole beneficio. Quando la cute si lesiona l’organismo innesca una risposta infiammatoria immediata che porta diverse cellule e sostanze pro-infiammatorie a riparare il tessuto. Durante il processo di guarigione però alcune di queste sostanze fanno fatica ad essere riassorbite ed eliminate attraverso il flusso sanguigno: ecco che subentra allora l’importanza del massaggio per decongestionare il tratto colpito dai residui infiammatori e conseguentemente ridurre l’irritazione.

 

Come può aiutare l’osteopatia?

Quando si forma un’area cicatriziale è immediato il crearsi di numerose aderenze che compromettono in diversa misura il corretto movimento dei tessuti circostanti. Inoltre, una mancata corretta guarigione della ferita può portare ad una cattiva irrorazione sanguigna del tessuto in questione. Diventa qui fondamentale l’intervento di un osteopata che, attraverso una terapia manipolativa specifica (tecniche fasciali e di scollamento), è in grado di ridare alla cicatrice una maggiore elasticità, mobilità e un miglior aspetto visivo. Inoltre alcune cicatrici, in particolare quelle generate da importanti interventi chirurgici, possono addirittura portare ad un cambiamento posturale con conseguente squilibrio dello schema corporeo. È importante quindi che l’osteopata osservi attentamente la dimensione e la qualità della cicatrice per scegliere il miglior approccio per il paziente.

Dott. Federico Bouquin (Osteopata)

 

Cervicalgia, 15 milioni di italiani ne soffrono continuamente

Con il termine cervicalgia, o più semplicemente conosciuta come cervicale, si intende un dolore al livello del collo più o meno intenso e persistente, considerata la quarta causa di disabilità nel mondo dopo lombalgia (mal di schiena), cefalea e depressione. Ha un tasso di incidenza annuo del 30% e nella metà dei casi si presenta come un disturbo continuo o sub-continuo.

A livello anatomico, la cervicale è una regione del nostro corpo molto complessa essendo ricca di strutture muscolari, articolari e neurologiche. Basti pensare agli innumerevoli movimenti che il collo compie durante la giornata: grazie alla sua mobilità esso è in grado di compiere rotazioni, inclinazioni e movimenti di flesso-estensione.

Fondamentali sono anche le sue interazioni con il sistema nervoso centrale e le connessioni neurologiche con l’apparato visivo e uditivo.

L’insorgere della cervicalgia può essere legato a molteplici fattori: tra le cause più comuni rientrano problematiche muscolari (contratture, stiramenti), artrosi o discopatie (disfunzione dei dischi vertebrali cervicali); più raramente la cervicalgia è legata a patologie come mielopatie, sublussazione atlanto-assiale, metastasi.

Più comunemente, tra i fattori che favoriscono maggiormente la comparsa di sintomi legati alla cervicalgia troviamo:

  • Cattive abitudini posturali (al lavoro, durante il sonno ecc.)
  • Traumi a seguito di incidenti (colpi di frusta, trauma cranico)
  • Obesità
  • Fumo
  • Psicopatologie (depressione, ansia)

Altri fattori che potrebbero facilitare l’insorgere della cervicalgia sono: malocclusione dentale, disturbi alla vista o scoliosi.

Come si manifesta la Cervicalgia?

Spesso la cervicalgia si manifesta con frequenti mal di testa (più propriamente chiamati cefalee), questo perché molte strutture del collo si estendono anche fino al cranio. Esistono tanti tipi di cefalee, ma quella cefalea muscolo-tensiva è la più comune e direttamente conseguente alla cervicalgia: la cefalea muscolo tensiva è infatti un tipo di mal di testa che si caratterizza per la presenza di dolore in regione occipitale che si può irradiare fino alla regione frontale del cranio.

Un altro disturbo associato alla cervicalgia riguarda la sensazione di formicolio del braccio e/o della mano (cervicobrachialgia), che può essere dovuta alla presenza di disfunzioni a livello delle vertebre cervicali, in particolare ernie o altre situazioni che alterano la morfologia del disco andando a comprimere la radice del nervo e di conseguenza alterando le informazioni provenienti dal nervo stesso, avvertendo parestesie, debolezza del braccio e perdita di forza.

Come può aiutarci un intervento osteopatico?

A seguito di un’attenta anamnesi e un esame obiettivo accurato, l’osteopata è in grado di approcciare il tratto cervicale con diverse tecniche (miofasciali, cranio-sacrali, manipolazioni ecc.) per la risoluzione del problema. Inoltre, l’assegnazione di esercizi posturali mirati aiuta notevolmente il mantenimento della corretta mobilità cervicale riducendo il rischio di riacutizzazioni.

Dott. Federico Bouquin (Osteopata)

 

Il diaframma, il muscolo della serenità

diaframmaIl diaframma con la sua funzione digestiva, non solo respiratoria, è un muscolo a cupola che divide la cavità toracica da quella addominale. Dal centro frenico partono delle fibre a raggera divise in tre porzioni:

  • fibre sternali che si inseriscono sull’apofisi xifoidea e parte bassa dello sterno;
  • fibre costali che si inseriscono sulle cartilagini costali e le coste dalla settima alla dodicesima e si embricano con quelle del muscolo trasverso;
  • fibre lombari che si inseriscono sulle vertebre lombari attraverso due pilastri da ciascun lato.

È un muscolo respiratorio primario che ci permette, insieme ai muscoli secondari della respirazione, di respirare e di riempire i nostri polmoni di aria.

Proprio per quanto riguarda i pilastri del diaframma, essi svolgono una funzione fondamentale sulla stabilizzazione e la mobilità del tratto lombare, garantendo un corretto movimento alle vertebre con cui prendono anatomicamente contatto, andando incontro ad un minor rischio di lombalgie. Inoltre delimitano lo spazio in cui passa l’aorta addominale, ovvero l’arteria più grossa e più importante del corpo umano.

Meno conosciuta è la sua funzione digestiva. È definito motore viscerale che, grazie al suo movimento, modifica la pressione addominale esattamente come modifica la pressione intra toracica, aiutando e coadiuvando il movimento della digestione: la peristalsi. Il diaframma compie migliaia di movimento, respiratori ogni giorno, si alza e si abbassa compiendo una espirazione ed una inspirazione facendo sì che gli organi circostanti, (fegato, stomaco, reni ed intestino) vengano compressi, spremuti, e ritirati, simultaneamente, offrendo loro sia la corretta mobilità che la corretta motilità (movimento intrinseco dell’organo).

In sintesi il diaframma è il motore dei nostri visceri che li aiuta a compiere al meglio le loro funzioni. Il diaframma lavora in sintonia con il diaframma pelvico (conosciuto come pavimento pelvico), una mancanza di armonia tra loro creerebbe una compressione o decompressione eccessiva sui visceri causandone un cattivo funzionamento e quindi una disfunzione strutturale e viscerale. Se il diaframma non funziona correttamente, nemmeno i polmoni funzionano bene perché loro non hanno meccanismi propri per fare entrare l’aria. Quindi il primo promotore dell’inspirazione ed espirazione è il diaframma. Contraendosi, il diaframma espande il petto, creando una pressione inspiratoria negativa nel torace e portando aria nei polmoni attraverso la trachea. Grazie a questo meccanismo pressorio inoltre, viene favorita la vascolarizzazione dei tessuti, la quale consente un ritorno venoso e linfatico in tutto l’organismo e di conseguenza il corretto apporto nutritivo ai tessuti viscerali.

Al contrario di altri muscoli scheletrici, il diaframma si contrae e rilassa ritmicamente, sotto il controllo del sistema nervoso autonomo attraverso il nervo frenico. Proprio grazie a questo nervo il diaframma riceve la sua innervazione motoria e sensitiva che gli consente il corretto funzionamento. Problematiche a carico di questo nervo possono portare ad un mal funzionamento del diaframma e di conseguenza ad una cattiva respirazione (N.B. lievi disturbi del nervo frenico possono portare al cosiddetto singhiozzo). Noi siamo inconsapevoli del diaframma a meno che non pensiamo consapevolmente alla sua funzione. Molte delle problematiche, quali: cervicalgie, ansietà, reflusso, difficoltà respiratorie, mal di schiena ecc. posso ricondurle a problematiche del diaframma.

Il diaframma è uno dei muscoli che vengono maggiormente trattati in ambito osteopatico, proprio per i motivi sopra descritti. I pazienti che necessitano di un trattamento diaframmatico ottengono notevoli miglioramenti non solo dal punto di vista respiratorio ma anche a livello dell’intero organismo. L’approccio di questo muscolo non è invasivo ed è ben accettato dal paziente.

La respirazione completa è un insieme, una totalità in cui non esistono fratture, è un’azione fluida con un ritmo lento tra inspiro ed espiro, solo dal naso, partendo da 8 secondi di inspiro e 8 di espiro, fino ad aumentare gradualmente e mantenendo gli occhi chiusi. Come l’acqua che riempie una bottiglia dal basso verso l’alto in inspirazione e dall’alto verso il basso in espirazione, come vuotare una bottiglia.

Conviene fare prima l’esperienza in posizione supina, poi seduta e in seguito in tutte le altre.

PRATICA DESCRITTIVA Gambe piegate e piante dei piedi poggiate a terra.

1) Rilassatevi, chiudete gli occhi, mantenete la mente lucida e attenta. Posate la mano sinistra sull’addome e la destra sullo sterno: questo vi aiuterà a percepire più nitidamente il movimento del respiro.

2) Inspirando sentite il respiro che sale dal basso (dal pube), e da qui portatelo verso l’alto, saturando l’addome ed il torace. È utile percepire l’espansione laterale del torace, all’altezza delle costole fluttuante.

3) Sospensione attiva naturale di 1/2 secondi.

4) Espirando ascoltate il respiro mentre esce da voi con movimento fluido. In un tempo successivo imparate a sentire come la spinta per l’espirazione viene da un punto interno posto sotto l’ombelico. Espirando torace e addome si muovono sincronicamente, un fluire soffice e armonico. 5) Sospensione passiva naturale 1/2 secondi. Sia l’inspirazione che l’espirazione dovranno risultare fluide, morbide senza scatti respiratori. Quando avrete raggiunto la naturalezza e la consapevolezza della respirazione completa potrete farla da seduti, gambe incrociate o sui talloni.

RESPIRAZIONE PER ANSIA, PAURA, DEPRESSIONE, DOLORI MESTRUALI Respirazione per abbassare le sostanze nocive per i nostri neuroni.

Seduti, su una sedia o a terra con la schiena dritta, con il pollice della mano destra chiuderete la narice dx, poi inspirerete lentamente e profondamente dalla narice sinistra e poi dovrete espirare lentamente dalla bocca (a cerchio) espirando l’aria come se steste soffiando per fare delle bolle di sapone, quindi inspirate dalla narice sinistra ed espirate dalla bocca, per un tempo di 3/8 minuti, avrete un immediato effetto calmante sull’ansia.

 

Dott. Federico Bouquin (Osteopata) rif. articolo Dott. Roberto Menghini

La lombalgia

lombalgia, mal di schienaLa lombalgia, uno dei disturbi più frequenti nell’uomo

La lombalgia è uno dei disturbi più frequenti che colpisce l’essere umano, si stima che circa il 90% delle persone hanno o hanno avuto almeno un episodio nel corso della propria vita. Le cause di lombalgia sono molteplici (età, sesso, occupazione, stile di vita, attività fisica o mancanza di essa, dieta, predisposizioni, traumi fisici o psichici, eventuali patologie o disturbi, ecc) e si possono manifestare a causa di diverse strutture del nostro corpo (muscoli, articolazioni, dischi vertebrali, viscere, ecc).

Ma perché è una zona che provoca così tanti disturbi?

E’ importante sapere che la zona lombare è una regione del nostro corpo ricca di strutture, a partire dai numerosi muscoli che originano e si inseriscono lungo la colonna vertebrale lombare, alla presenza dei dischi vertebrali che per svariati motivi (età, lavoro fisico, patologie ecc.) tendono ad usurarsi per poi, in alcuni casi, formare un ernia. Talvolta la lombalgia può essere legata a problematiche di origine viscerale sia per una questione di continuità anatomica sia per la forte relazione neurologica che c’è con essa.

Tuttavia non è semplice poter classificare le lombalgie in quanto molte di esse sono aspecifiche (di causa ignota).

Qui di seguito vi elenco alcuni dei più comuni tipi di lombalgia di origine muscolo-scheletrica:

  • Dolore di origine muscolare: dolore localizzato che si esacerba nei movimenti della lombare. Diminuisce con il riposo e con l’assunzione di FANS. Si riesce a rievocare il dolore con la digitopressione.
  • Dolore articolare (faccette articolari): Dolore localizzato centralmente alla lombare, aumenta con i movimenti di torsione della colonna. Dolore sub continuo che si riduce con il riposo e l’assunzione di FANS.
  • Dolore di origine discale: dolore a barra che prende tutta la fascia lombare, aumenta con il movimento. Il riposo e i FANS riducono lievemente la sintomatologia dolorosa.
  • Dolore provocato da ernia: il dolore si può manifestare in diversi modi, può essere localizzato oppure irradiarsi lungo gli arti inferiori, questo dipende dal numero di fibre nervose che vengono coinvolte. In alcune situazioni si possono avvertire parestesie (formicolio) e deficit di forza lungo le gambe fino al piede. E’ un dolore continuo, presente sia a riposo che col movimento. L’assunzione di FANS nella maggior parte dei casi riduce di poco la sintomatologia.

Perché per trattare la lombalgia si ricorre all’osteopatia?

L’osteopatia è una terapia manipolativa che si avvale di numerose tecniche per la risoluzione del problema, in questo caso la lombalgia. Il lavoro dell’osteopata è quello di osservare il corpo a 360° mettendo in relazione i diversi sistemi che lo costituiscono (muscolare, scheletrico, neurologico, viscerale, circolatorio), in modo tale da risolvere il problema a partire dalla causa che ha creato il disturbo. Nello specifico, l’osteopatia viene considerata una delle più efficaci terapie nel contrastare il dolore lombare in quanto si avvale di svariate tecniche specifiche e mirate. E’ importante sottolineare che prima del trattamento deve essere effettuata un’attenta anamnesi e un attento esame obbiettivo al fine di poter applicare la migliore terapia possibile per il paziente.

 

Dott. Federico Bouquin (Osteopata)

Mal di schiena e Osteopatia | Osteopata Milano

mal di schienaA cura della Dott.ssa Samantha Mangeruca (Osteopata)

Il mal di schiena cronico,

chiamato dagli inglesi “low back pain” (dolore alla parte bassa della colonna) è una problematica molto diffusa nella popolazione. Alcuni studi statistici rivelano che circa l’80% della popolazione totale sperimenterà il dolore alla schiena cronico a un certo punto della propria vita.

A soffrirne maggiormente sono le persone con un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, ma non mancano casi di ragazzi con meno di 20 anni. Il dolore in genere è a sbarra, nella zona lombare e in alcuni casi può irradiarsi ad un arto inferiore, dando la classica lombo-sciatalgia, se la parte colpita è la porzione posteriore dell’arto inferiore, o la lombo-cruralgia, se il dolore è irradiato sulla porzione anteriore di coscia e gamba.

Questa porzione di colonna è così colpita da fenomeni infiammatori e di sovraccarico perché tale curva è molto adattativa e, essendo una lordosi, è sottoposta a maggior movimento, rispetto per esempio al tratto dorsale (curva cifotica con un range di movimento ridotto).

Il suo compito è quello di sostenere ciò che sta sopra (torace, cervicale e cranio) e intervenire in tutti i movimenti del bacino (che gli sta sotto). È formata da 5 vertebre, tra le quali troviamo i dischi intervertebrali, dei veri e propri cuscinetti che permettono di ridurre l’attrito tra le varie vertebre e servono anche da ammortizzatori dell’energia meccanica che arriva sulla colonna.

Ciascun disco intervertebrale è formato da un anello fibroso esterno che circonda un nucleo polposo (formato per la quasi totalità da acqua).

 

La porzione fibrosa, sottoposta a continue ed inevitabili sollecitazioni meccaniche, tenderà con il tempo a sfibrarsi creando delle fessurazioni, all’interno delle quali passerà il liquido del nucleo polposo. Questo processo porterà alla disidratazione del disco e alla formazione di protrusioni discali.

Tali protrusioni possono sfociare in vere e proprie ernie discali (il liquido del nucleo polposo fuoriesce completamente dalla parte fibrosa e va a comprimere le strutture esterne al disco), che rappresentano quadri clinici molto dolorosi e resistenti ai comuni farmaci anti-infiammatori.

Le vertebre sono collegate tra di loro da un apparato muscolo-legamentoso, indispensabile per consentire tutti i movimenti della colonna. Esistono dei muscoli molto importanti a questo livello, che se contratti, possono essere responsabili del dolore alla schiena.

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Ileo-psoas

Il muscolo Ileo-psoas

E’ il primo tra tutti, un muscolo spesso e allungato, costituito da due ventri muscolari: il grande psoas (che origina dalle prime quattro vertebre lombari e dai dischi intervertebrali interposti) e il muscolo iliaco (che origina dalla fossa iliaca e dall’ala del sacro); tali ventri si uniscono distalmente per inserirsi al piccolo trocantere del femore.

Il muscolo ileo-psoas è un muscolo posturale statico e dinamico, perchè sempre in tensione quando stiamo in piedi e quando camminiamo.

Tale muscolo ha importanti relazioni con gli organi sottodiaframmatici (è infatti definito un muscolo viscerale): il muscolo grande psoas trae rapporti anatomici con rene, ureteri, vasi renali, colon ascendente (a destra) e discendente (a sinistra). Il muscolo iliaco è in rapporto con il cieco e appendice a destra e colon discendente a sinistra.

Un sovraccarico di questi organi intossica e irrigidisce il muscolo ileo-psoas, causando mal di schiena.


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Piriforme

Il muscolo piriforme

Altro muscolo importante nelle lombalgie è il muscolo piriforme: è un piccolo muscolo di forma triangolare, situato in profondità nella natica, dietro al grande gluteo. Origina dalla faccia pelvica dell’osso sacro, nella regione posta a lato del secondo, terzo e quarto foro sacrale anteriore, e dal margine della grande incisura ischiatica.

I fasci muscolari, dopo essere usciti dalla pelvi attraverso il grande foro ischiatico, si inseriscono all’estremità superiore della superficie interna del grande trocantere del femore.

La caratteristica di questo muscolo è che ha strettissimi rapporti con il nervo sciatico. Una sua contrattura può andare a comprimere tali terminazioni nervose, causando una sciatalgia (si parla di sindrome del piriforme).


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Mal di schiena

Quando si parla di mal di schiena bisogna differenziare il tipo di dolore. Il dolore può essere acuto, oppure cronico:

  • Acuto, quando compare all’improvviso e ha una durata limitata perché cessa con la guarigione della causa che lo ha provocato, oppure perché si trasforma in cronico. Qualunque sia l’origine, il dolore acuto produce reazioni di difesa e di protezione che comprendono l’alterazione dell’umore (depressione, ansia, paura), modifiche del sistema nervoso autonomo (alterazione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, nausea, vomito, sudorazione), atteggiamenti di modifica della postura (le classiche posture antalgiche).
  • Cronico, che tende ad essere più insistente del dolore acuto: il sintomo, infatti, dura più del previsto e compromette la vita sociale e la personalità del paziente. In passato era definito cronico quando durava almeno sei mesi, oggigiorno il limite temporale è stato superato e oggi il dolore è cronico se dura più del previsto. È uno stato che tende ad essere più insistente del dolore acuto e compromette la vita sociale e la personalità del paziente. Le persone affette da dolore cronico soffrono anche di disturbi del sonno, depressione, affaticamento, e vedono ridotte le loro facoltà intellettive.

Perché l’osteopatia, filosofia nata negli Stati Uniti nei primi anni del 1900 dal medico Andrew Taylori Still (1828-1917), può essere la soluzione migliore per il trattamento della “low back pain”?

Innanzitutto è una terapia che non si serve dei farmaci, ma solo di manovre e tecniche manuali, quindi è accessibile a tutti, anche ai pazienti che per svariati motivi non possono assumere farmaci (bambini, donne in gravidanza, persone anziane); inoltre l’approccio dell’osteopata di fronte ad un dolore lombare è sulla globalità del paziente, tenendo conto della sua storia anamnestica, della sua postura, dei suoi traumi del passato.

Tale tipo di approccio può essere utilizzato sia in fase acuta che in fase cronica. Un bravo osteopata ha un bagaglio di conoscenze tale da poter utilizzare diversi approcci sul paziente con dolore alla colonna:

  • strutturale, che si caratterizza di manipolazioni su tutto quello che è il “contenitore”, cioè l’insieme di ossa, articolazioni, muscoli, legamenti collegati alla zona lombare sofferente;
  • viscerale, che tratta il “contenuto”, cioè i visceri che sono collegati al processo infiammatorio in atto;
  • cranio-sacrale, che ruota attorno alla fluttuazione ritmica del liquido cefalorachidiano. Questo liquor è un fluido trasparente che permea l’intero sistema nervoso centrale mantenendolo in sospensione, proteggendolo, nutrendolo e contribuendo alla regolazione della pressione intracranica. Mediante leggere manipolazioni, quasi impercettibili per il paziente, l’operatore è in grado di intervenire sull’intero organismo, tramite i collegamenti con il sistema cranio sacrale, ridonando equilibrio al sistema.

Il trattamento osteopatico agisce in profondità, con l’obiettivo di ridonare equilibrio e comfort al sistema e stimolare il processo di autoguarigione per portare ad un miglior grado di salute.

Per questo motivo, in molti casi, un intervento adeguato può risolvere il mal di schiena anche trattando zone del corpo lontane da quella dove si sente dolore. L’obiettivo è ridonare mobilità a tutte quelle strutture bloccate, in modo da migliorare la circolazione, il ricambio di ossigeno e il drenaggio delle tossine.

Uno dei principi dell’Osteopatia è il concetto che “Il corpo è un tutto”, un’unità anatomica e funzionale nella quale tutte le parti sono collegate tra loro dal tessuto connettivo. Tale tessuto connettivo deriva dal foglietto embriologico del mesoderma. Mettendo le mani sul corpo del paziente si entra in contatto con il tutto e anche con la parte più profonda) e si è in grado di riequilibrale il sistema.

Altro concetto fondamentale è che “il corpo ha la capacità di difendersi e di autoguarirsi”: l’organismo ha la capacità di mantenere e recuperare lo stato di salute, ovvero è in grado di combattere e trovare i rimedi contro la malattia. Per malattia si intende la perdita della capacità di adattamento del sistema (perdita dell’omeostasi). Il trattamento osteopatico non fa altro che dare delle informazioni al sistema per riacquisire e accelerare il processo di autoguarigione. L’osteopatia non lavora sulla malattia ma sulla salute.

Still diceva che “la vita è movimento”, la disfunzione osteopatica non è altro che una perdita di mobilità di una struttura, che porta alla perdita di autoregolazione con successiva perdita della funzione. L’osteopatia permette di leggere il corpo del paziente e normalizzare la sua perdita di mobilità.

In termini pratici, il trattamento osteopatico comincia con l’anamnesi del paziente, una valutazione fatta di test clinici e test osteopatici per ricercare le zone del corpo dove vi è perdita di mobilità ed equilibrio e successivo trattamento delle zone in lesione, che possono anche non avere relazione con la zona del dolore.

Compito dell’osteopata è anche quello di suggerire come migliorare lo stile di vita, la postura e la dieta, insegnare alcuni esercizi utili ed eventualmente indirizzare il paziente ad altri esperti.

L’obiettivo fondamentale del trattamento osteopatico è di restituire all’organismo il ritmo e la mobilità, che garantiscono il buon funzionamento degli organi e degli apparati. La scelta del tipo di trattamento e del numero di sedute dipende dal paziente e dalla valutazione iniziale effettuata. In ogni caso la frequenza dei trattamenti non è troppo ravvicinata, proprio per consentire al sistema di rispondere al trattamento e ricercare la propria omeostasi.

Dott.ssa Samantha Mangeruca (Osteopata)

 

Bibliografia:

Apparato locomotore: anatomia e funzioni Jutta Hochschild

Il dolore somatico vol 2: Il dolore lombo-sacrale R.Calliet

Filosofia e Principi Meccanici dell’osteopatia A.T.Still

Dolore muscolare: diagnosi e terapia Travell Simons

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