Quasi tutti i lattanti a partire dalla terza settimana di vita fino almeno al quarto mese di vita, presentano episodi di pianti inconsolabili, soprattutto serali, accompagnati da rossore in viso e irrigidimento dell’addome e delle gambine.
Si tratta di colichette?
Le coliche infantili rappresentano un motivo di allarme e preoccupazione per molti genitoriche, di fronte al pianto inconsolabile del bambino, non sanno come comportarsi. Anche perché, benché la ricerca sia attiva, le cause del disturbo sono ancora sconosciute. Tante ipotesi e poche risposte.
Alcuni dati scientifici dimostrano che le coliche sono legate a un processo neurocomportamentale del bambino il quale deve ancora imparare a gestire gli stimoli quotidiani; altre ipotesi trovano la causa nella immaturità dell’intestino.
Una cosa è certa: le evidenze attuali non suggeriscono alcuna modificazione della dieta della mamma durante l’allattamento al seno come terapia e/o prevenzione delle coliche. I dati disponibili derivano da studi con diverse limitazioni. Una dieta di esclusione, in accordo con il pediatra, può al massimo essere intrapresa nel momento in cui si manifestano sintomi riconducibili alle coliche.
Cosa fare quindi?
Trovare un personale modo di consolare e tranquillizzare il proprio bambino, favorendo il contatto (che sia esso cullarlo a pancia in giù o cantare loro una canzone o l’utilizzo di fasce);
Prestare attenzione al tipo di tettarella (in caso di latte in formula) e al tipo di succhiotto;
Tummytime;
Valutazione di un corretto attaccamento al seno;
Massaggi/trattamenti infantili tramite l’ausilio di un osteopata.
Dott.ssa Tiziana d'Amico
Biologo Nutrizionista
Anche tu ti vuoi affrontare serenamente questo momento importante della crescita del tuo bambino?
È momento di bimbi a scuola ma ancor di più di bambini a casa da scuola per influenza e pancino infiammato.
Cosa fare quando il “mostro dell’influenza” colpisce la pancia di mio figlio? Cosa mangiare o non mangiare?
Innanzitutto si definisce diarrea una emissione rapida di feci abbondanti e poco formate con almeno tre o più di tre evacuazioni liquide o semiliquide in un giorno.
La diarrea non rappresenta la malattia ma un sintomo del corpo ad una malattia o infiammazione. È l’esigenza del corpo di buttare fuori il malessere che può anche non essere a carico dell’intestino e basta. Il nostro tratto gastrointestinale parte dalla bocca e finisce nell’ano ed è come una catena di montaggio in cui se un operaio non fa bene il suo lavoro o si assenta dal suo posto, va in affanno tutta la produzione a seguire con danni all’intera azienda.
La filiera si interrompe e si accumula il materiale a monte creando disagi a monte e a valle dell’operaio malato o semplicemente distratto o scansafatiche. Stessa cosa succede nel nostro corpo.
La condizione diarroica può essere rilegata a varie condizioni non patologiche quali le banali intolleranze, stress o colpo d’aria a situazioni più patologiche quali gastriti, ulcere o allergie, o condizioni virali o batteriche da intossicazione o da tossinfezione.
In tutti i casi, prima di prendere integratori va gestita attraverso un’osservazione di un sanitario e non attraverso molecole che fungono da tappo.
Sempre pensando all’azienda con filiera di produzione, pensate che chiudere la saracinesca serva in un magazzino o in una filiera industriale nel quale si sono accumulate materie prime e operai arrabbiati? Credo che la tensione aumenterà il disagio rendendo ingestibile la situazione che si complica fino ad ammalare l’azienda e per riprendersi serviranno anni e riprogrammazioni.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Sempre parlando dell’azienda in crisi, una soluzione potrebbe essere lasciare la saracinesca aperta per smaltire ciò che el frattempo scade o buttar fuori gli operai che non lavorano, non prendere altri ordini, non far altri acuisti e cercare di ripristinare la produttività degli operai allontanando gli operai “malati”. Quindi, sarebbe opportuno individuare con un sanitario la causa e lavorare su questo.
Nel frattempo cosa posso fare? sicuramente un’alimentazione antinfiammatoria pro bifidi, dopo 2 o tre gg di fase ‘in bianco’ o digiuno infiammatorio.
1 fase: fase in bianco
Si chiama alimentazione in bianco un momento di alimentazione priva di fibre o alimenti infiammanti. Si predilige pasta al dente o pane abbrustolito e condito con abbondante olio e si sfruttano le vitamine antiossidanti del nostro prezioso olio extravergine d’oliva usato ESCLUSIVAMENTE a fine cottura. Carne bianca e pesce magro per supportare la guarigione, evitando altre proteine non utili o addirittura infiammanti.
Molti pensano al riso in bianco della nonna, ma l’amido non è di giovamenti in questi casi ammenoché non si tratti di riso raffreddato e riscaldato al fine di generare inulina partendo dall’amido. In questa fase la cosa più importante è bere, prediligere acqua alcalina o the, ed evitare bevande di alcun genere per non incorrere in zuccheri nascosti o palesi. Dopo uno o due giorni di alimentazione in bianco si può passare ad una fase di digiuno infiammatorio, per cui un’attenzione a non introdurre molecole infiammati quali istamine, alimenti ce inducono istamine (detti istamino-liberatori) o iperacidificanti o lattogenici.
Qui riporto semplici e spero utili consigli:
Non dimenticarsi dell’olio e.v.o. a pranzo e a cena
Niente cibi “spazzatura” – merendine confezionate, snack ecc.… evitare possibilmente i cibi confezionati con aggiunta di conservanti o additivi vari (anche fintamente naturali)
Evitare possibilmente i lieviti, soprattutto quelli chimici (cibi panificati, fermentati e conservati)
Ridurre gli zuccheri semplici raffinati: pane, pasta, pizza, patate ecc
Evitare gli alcolici, le bibite zuccherate, i succhi di frutta zuccherati
Evitare latte e formaggi salati e stagionati
Evitare gli insaccati
Prediligere pesce e variare le proteine il più possibile
Evitare frutta troppo zuccherina, meglio il frutto acido e poco maturo e, ovviamente, di stagione
Le Verdure vanno bene tutte purché senza esagerare in quantità per evitare fermentazione fastidiosa ma utile ai bifidobatteri. Variare il più possibile per la ricchezza batterica e vitaminica
BERE! è l’unico modo di reintegrare acqua e minerali e butta fuori tossine. Evitare di bere molto dopo le 18 e.… smettiamola con i ‘tazzoni’ di tisana prima di andare a nanna!!!
sale integrale ricco di sali minerali, ma senza esagerare poiché da una parte reintegro ii sali e dall’altra uccido i batteri intestinali
per il periodo invernale ricordiamoci che madre natura ci regala ciò di cui abbiamo bisogno per affrontare i malanni invernali per cui affidiamoci a frutta e verdura della stagione per arricchirci di vitamina C, E, A, D, sali minerali, magnesio, zinco e antiossidanti.
Insegnate ai vostri bambini il rispetto del proprio corpo attraverso il cibo e la prevenzione e attraverso verdure verdi e succo d’arancia (o di limone) fresco al mattino oltre che pesce e i suoi grassi buoni. e poi ricorda: se ti infiammi ingrassi, se ingrassi ti infiammi ma se mangi bene e sorridi, vivi!
Lo svezzamento è sempre una tappa importante per la mamma e per il bambino.
Molte volte però, si tende ad arrivare ad inizio svezzamento con poche informazioni e tanta confusione. Sono pochi i pediatri che spendono tempo per spiegare nel dettaglio come e quando iniziare.
Ed ecco che spesso le mamme, prese dai dubbi e dalla paura di sbagliare, si rivolgono a google con la speranza di trovare delle “risposte”.
Sappiamo bene che internet non è la soluzione giusta, e per questo in dNa Milano abbiamo deciso di aprire da tempo alle mamme in preda al panico ed in cerca di informazioni importanti per questa tappa fondamentale per loro e soprattutto per il loro bambino.
L’incontro con il Nutrizionista esperto tiene conto di tutte le indicazioni pediatriche del bambino (curve di crescita ecc..) e solo dopo un’attenta anamnesi, laddove si riterrà pronto il bambino, si parlerà di svezzamento consegnando un piano da seguire.
Sarà infatti fondamentale capire innanzitutto se il bambino è pronto ad intraprendere lo svezzamento: non è cosi scontato il suo inizio compiuti i 6 mesi, molte volte si tende a consigliare di posticipare piuttosto che anticiparlo a seguito di indicazioni mediche.
Premetto che nelle consulenze sullo svezzamento, l’obiettivo non è quello di consegnare uno schema alimentare grammato (i bambini non possono seguire un protocollo!!), ma bensì quello di aiutare la mamma a gestire i primi pasti del bambino, consigliando modalità, tempistiche e frequenze dei cibi. Sulla base del bambino e dell’educazione nutrizionale (piramide alimentare), il nutrizionista risponderà a tutti i dubbi delle mamme dirigendo il bambino verso uno stile di vita sano.
Sapevate che i bambini si autoregolano? Sapevate che se non mangiano tutta la pappa vuol dire (nell’80%dei casi) che sono già sazi? Sapevate che insistere a terminare la pappa si tende ad aumentare la predisposizione all’obesità?.
E ancora, è proprio necessario offrire le creme ad inizio svezzamento? Cosa sono questi tagli sicuri molto di moda al momento?; ma gli alimenti allergizzanti bisogna darli subito o no?
Ecco, care mamme se avete tutti questi dubbi, una consulenza è per voi fondamentale.
Sicuramente per i nostri bambini cerchiamo sempre il meglio!
Ormai è ben risaputo che il Natale è una festa magica, ma lo diventa ancora di più quando si ha la fortuna di viverlo con un bel pancione!!!
Ma tra pranzi, cene, festeggiamenti questo periodo può regalare anche qualche kg di troppo per chi aspetta un bambino. Ecco allora tutti i consigli per trascorrere serenamente le festività.
I mie pazienti ormai sanno bene che tendo sempre a consigliare di “godersi” le festività anche concedendosi qualche peccato di gola in più.
Ma ovviamente per le future mamma non posso che ricordare di prestare comunque tanta attenzione a tutti quei cibi spesso veicolo di tossinfezioni alimentari, pericolosi in gravidanza.
Ecco, perciò un buon motivo per riproporre un elenco di cibi da evitare durante i nove mesi:
Pesce e molluschi crudi
Tipiche domande:
“posso mangiare un bel carpaccio fresco?” la risposta è NO
“spesso durante le festività propongono salmone affumicato, è concesso?” la risposta è sempre NO.
Salumi crudi
Tipica domanda:
“Gli affettati misti non mancano quasi mai tra gli antipasti delle feste, quali sono ammessi e quali no?” non tutti vanno bene per le donne incinte, in particolare per quelle negative alla toxoplasmosi. In questo caso no deciso ai salumi crudi: prosciutto crudo, coppa, pancetta, culatello, speck, bresaola, salsiccia fresca.
Carni crude e poco cotto
Tipica domanda:
“il tanto amato roastbeef?” la risposta è NO, come i salumi crudi, anche loro possono veicolare toxoplasma.
Salse con uova crude fresche
Tipica domanda:
“La maionese dell’insalata russa o del vitello tonnato, o la crema al mascarpone per farcire il pandoro o il tiramisù?” So che il Natale prevede il consumo di dolci e perciò…attenzione: non ci sono problemi se la salsa è industriale, fatta con uova pastorizzate, ma se paradossalmente è fatta in casa, con uova fresche, è a rischio salmonellosi e va evitata.
Gorgonzola & Co.
Tipica domanda:
“ gorgonzola?” La risposta è NO, come anche per il brie, camembert, e tutti i formaggi prodotti da latte crudo, che sia vaccino od ovino.
Verdure crude
Tipica domanda:
“sarò invitata, potrò quindi mangiare insalata?” Anche insalata e altre verdure crude possono essere a rischio di toxoplasmosi, ma si possono, anzi, si devono consumare comunque: basta lavarle in modo molto accurato, sotto abbondante acqua corrente. Quindi la risposta e’ SI ma va specificato il suo lavaggio.
Vino, birra, spumante
Tipica domanda:
“Mi concede via libera a un bicchiere di spumante per il brindisi di Natale o di Capodanno?” le principali società scientifiche nazionali e internazionali si esprimono sull’argomento in modo più rigido: niente alcol in gravidanza, senza eccezioni. Non si sa, infatti, se esista una soglia minima di sicurezza per il feto. Nel dubbio, meglio non rischiare.
So che possono sembrare regole rigide per le feste, ma ricordiamoci che la gravidanza è un momento importante quanto delicato e sono sicura che le future mamme sapranno resistere alle tentazioni, in attesa del regalo più bello.
Buone feste a tutti!
Dott.ssa Tiziana D'Amico
Biologo Nutrizionista
Anche tu ti sei ritrovato in questo articolo e vuoi trovare una soluzione al tuo problema di salute?
Oggi in italia la percentuale di bambini obesi è in crescita, alcuni miglioramenti sono stati registrati negli ultimi dieci anni, ma il nostro Paese si ritrova ancora al secondo posto in Europa per diffusione dei chili di troppo nei bimbi maschi (21%), dietro solo a Cipro, ed è quarta per obesità infantile femminile (14%). In base a una stima media, i bambini in sovrappeso risultano essere al 21,3% mentre il 9,3% risulta obeso. Sono i dati del rapporto Eurispes Italia 2020. I bambini sovrappeso già all’asilo hanno un rischio 4 volte maggiore di essere obesi nel corso dell’adolescenza. Mentre si considera che un bambino obeso a 6 anni ha più del 50% di probabilità di essere a sua volta un adulto obeso. In Italia la prevalenza di giovanissimi obesi è più bassa nel Nord e più alta nelle regioni meridionali, dove le condizioni socioeconomiche e altri indicatori relativi alla salute sono peggiori.
Negli anni tra il 2008/9 e il 2016, secondo gli studi di monitoraggio, la prevalenza del sovrappeso è diminuita dal 44,4% al 39,4%; l’obesità è diminuita dal 21,2% al 17%. Un’influenza positiva in questo senso è data da fattori come l’educazione dei genitori, particolarmente della madre, e la nazionalità che, se straniera, condizionerebbe negativamente questi miglioramenti percentuali. Fortunatamente, l’obesità in età evolutiva è trattabile intervenendo direttamente sui fattori ambientali (stress, ambiente sociale) e su un miglioramento dello stile di vita, solo nel 5% dei casi è conseguenza di patologie e cause organiche ben identificabili.
Dal 1975 a oggi secondo altri studi recenti il numero di bambini e adolescenti obesi è più che triplicato. Questa percentuale non è dovuta soltanto alla cattiva alimentazione: è la vita sedentaria a favorire il consumo di zuccheri e grassi e per dimostrarlo l’Unicef fa riferimento ai dati Istat, che dicono che circa la metà (48,8%) dei bambini tra i 3 e i 5 anni fanno una vita troppo sedentaria. Un dato che poi arriva al 20,8% (percentuale comunque altissima) intorno alla maggiore età.Tra gli adulti il metodo più semplice per determinare l’eccesso di peso (ormai accettato a livello internazionale) è il rapporto peso/statura chiamato Indice di Massa Corporea. Nei bambini e negli adolescenti la massa grassa non solo aumenta in valori assoluti con l‘età, ma il suo rapporto con peso e altezza cambia fisiologicamente nel tempo e in maniera diversa fra i due sessi, rendendo la diagnosi di obesità più complessa. Nella pratica clinica quotidiana è sufficiente fare riferimento alle curve dei centili dell’IMC che ogni pediatra usa. Un dato superiore all’85°c è indice di sovrappeso, se il dato è superiore al 90°c è indice di obesità.
I bambini, si sa, sono “pazienti” difficili ed esigenti. La maggior parte dei cibi sani e consigliabili non trova gradimento nel loro palato. Ci sono, però, tanti trucchi per contrastare le cattive abitudini e radicare in loro sane abitudini di vita. Esistono innumerevoli patologie strettamente legate al cibo: mangiare correttamente sin da piccoli è il miglior investimento per la salute. Le preferenze alimentari e l’abitudine a un regolare esercizio fisico si consolidano nei primi anni di vita. Per questo è molto importante insegnare ai più piccoli ad alimentarsi correttamente e invitarli a praticare sport nella giusta quantità. I bambini fanno troppo poca attività fisica: dopo la scuola, spesso fanno i compiti e guardano la TV, mentre avrebbero bisogno anche di muoversi e giocare. Spesso mangiano anche davanti alla TVe questo non gli permette di dosare la quantità di cibo ingerito.
Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che oltre il 30% dei tumori è associato al tipo di alimentazione seguita e che un consumo di cibi sani fin dalla più giovane età si accompagna a una più bassa incidenza di tumori. Un elemento determinante, secondo lo studio EPIC, è l’elevato consumo di vegetali fin dalla più tenera infanzia, a fronte di un apporto contenuto di proteine di origine animale. Perché i più piccoli siano sempre svegli e pieni di energie è necessario che l’apporto calorico sia ben suddiviso tra colazione, pranzo e cena. L’importanza reciproca di pranzo e cena è, purtroppo, spesso invertita: i bambini che mangiano nelle mense scolastiche tendono a non consumare l’intero pasto (spesso perché non gradito), mentre i genitori che lavorano riservano alla sera il menù più completo, favorendo così l’aumento di peso. Durante la notte, infatti, il bambino non ha modo di smaltire le calorie in eccesso.
La colazione del mattino, spesso sottovalutata in Italia, è molto importante perché al risveglio, dopo una media di 10 ore di digiuno, l’organismo ha bisogno di “carburante” per ripartire. Per fare una buona colazione, l’elemento chiave è il tempo. Alzarsi dieci minuti prima per sedersi a tavola è una strategia vincente: non solo si dà al bambino il tempo di svegliarsi con calma e di sentire gli effetti del digiuno notturno, ma si incentiva un inizio della giornata non troppo frenetico.
Una colazione scarsa innesca un vero e proprio circolo vizioso: è facile infatti che il bambino che non mangia al risveglio si butti affamato sulla merenda di metà mattina. Di conseguenza a pranzo non avrà fame. La merenda pomeridiana sarà quindi eccessivamente abbondante e la cena scarsa: in sostanza si sposta il bilancio nutrizionale verso gli spuntini di scarso valore a scapito dei pasti principali. La merenda di metà mattina dovrebbe essere costituita da un frutto fresco o da semplice pane, meglio se integrale, che fornisce un buon apporto di carboidrati senza l’eccesso di zuccheri e grassi presente invece nelle merendine e nei biscotti, spuntini e merendine molto calorici ma scarsi dal punto di vista nutrizionale, Insegnare ai propri figli a mangiare bene è parte dell’educazione che fornite loro. E poiché l’educazione parte dall’esempio, dovete fare innanzitutto un bilancio delle vostre abitudini alimentari per modificarle se non sono salubri: ne guadagnerà in salute l’intera famiglia.
Per cominciare, la frutta e la verdura sono la base di una sana alimentazione. Ogni giorno sia i bambini sia gli adulti dovrebbero consumarne almeno cinque porzioni, ma raggiungere questi standard con i più piccoli può diventare un’impresa impossibile. Esistono però alcuni “trucchi” per rendere i vegetali più appetibili e per educare i bambini a un corretto comportamento nei confronti dei cibi.
Provate a tener conto dei gusti dei piccoli, introducete tutte le verdure, una per una, fin dalla più tenera età servite in porzioni piccole. Spiegate ai bambini da dove vengono i frutti e le verdure che consumano e fateli partecipare alla preparazione dei piatti, anche i più duri non resisteranno alla tentazione di assaggiare qualcosa che è stato preparato da loro stessi. Giocate con le forme e i colori e se è possibile, privilegiate i piatti unici, che uniscono carboidrati, verdure e proteine.
Spesso manca sulla tavola il pesce, che è invece fondamentale, abbondano al contrario le proteine animali provenienti da carne e formaggi.
Ecco 10 consigli per una corretta alimentazione nei bambini:
Consumare tre pasti principali, con la giusta ripartizione calorica e limitare a un massimo di due gli spuntini giornalieri
Introdurre quando possibile il piatto unico ben equilibrato
Consumare almeno una volta al giorno alimenti ricchi di amido come pasta, riso o pane, preferendo quelli integrali
Ridurre il consumo di cibi e bevande zuccherate sia nei pasti sia fuori dai pasti
Aumentare il consumo di frutta, verdura e legumi
Limitare il consumo di carni grasse e insaccati, eliminando il grasso
Portare in tavola anche il pesce
Limitare il consumo di burro a favore dell’olio extravergine d’oliva a crudo, eliminando invece lardo e strutto
Evitare un consumo eccessivo di formaggi grassi
Variare la scelta dei cibi evitando la ripetitività
La gravidanza è un momento particolare per la donna: è un vortice di emozioni, paure, ansie e momenti di gioia che vanno e vengono senza preavviso! Colpa degli ormoni, come si suol dire, ma anche di tutti i cambiamenti connessi. E’ importante avere una maggiore attenzione verso l’alimentazione sia per il bambino affinché riceva i nutrienti giusti che per la mamma stessa, onde evitare un eccessivo aumento di peso.
Facciamo un passo indietro…
Il concepimento:
In verità da nutrizionista, vi svelo che l’alimentazione andrebbe curata già durante il concepimento, ove è importante che la mamma sia in uno stato di salute ottimale. Le cattive abitudini alimentari sono causa spesso di sovrappeso e infiammazioni del pacco intestinale e delle vie urinarie e possono essere una delle causa di infertilità. Dunque un adeguato apporto di nutrienti attraverso una dieta bilanciata e un’appropriata integrazione di acido folico, ossia della vitamina B9, potrebbero rappresentare un buon modo per prepararsi alla gravidanza.
La gravidanza trimestre per trimestre…
Il 1°trimestre è il periodo durante il quale il corpo della donna gravida si prepara ad accogliere l’embrione, si assiste ad un aumento dei liquidi corporei necessari per la formazione della placenta; non c’è bisogno di aumentare l’apporto di nutrienti in termini di calorie, ma al contrario è necessario assumere almeno 2 litri di acqua al giorno. E’ il momento di in cui l’aumento ponderale è minimo, va dai 0,500- 2,00 kg in relazione al BMI della donna. Generalmente sono i mesi in cui sono frequenti le nausee, si verificano nell’80%-85% delle gravide e nel 52% dei casi si presentano associate a vomito Lo zenzero è tra i rimedi non farmacologici efficaci per la riduzione di nausea e vomito; la sua sicurezza in gravidanza non è stata accertata. Evitare pasti ricchi di grassi di scarsa digeribilità e preferire pasti piccoli e frequenti potrebbe aiutare molto. Anche la stipsi è una condizione comune in questo trimestre, responsabile di ciò il cambiamento dell’assetto ormonale, può protrarsi per tutta la gravidanza, ma in genere con l’ introduzione di fibre alimentari nella dieta, bevendo acqua almeno 1,5 litro, integrando fermenti lattici e magnesio si può risolvere il disturbo.
Nel 2°-3° trimestre è indicato un aumento pari a 350 – 450 Kcal*, ovviamente sempre considerando il BMI della donna; si assiste in genere a un aumento di circa 0,400 kg a settimana nel 2° trimestre e 0,500 kg a settimana nell’ultimo trimestre, l’aumento ponderale nel 2° trimestre l’aumento del peso è a carico dei tessuti materni mentre nel 3° trimestre l’aumento è a carico dell’accrescimento fetale. In questi mesi sono frequenti disturbi di pirosi gastrica e di infiammazione del plesso emorroidario. Il peso totale acquisito nei 9 mesi non dovrebbe superare gli 11,0- 14,0 kg.
L’alimentazione della donna in gravidanza generalmente è basata su:
50% di Carboidrati (cereali in chicco, cereali non raffinati, zuccheri della frutta, amidi degli ortaggi), che corrispondono alla principale fonte energetica per l’organismo materno. Assicurano aumento ponderale e crescita del feto, della placenta, dei tessuti materni
20% di proteine (carni magre, pesce, legumi, uova), le quali forniscono gli amminoacidi necessari per la crescita cellulare, ovvero, per l’ipertrofia e l’iperplasia dei tessuti materni come utero, mammelle nonché soddisfano le necessità del feto in particolare nella seconda metà della gravidanza.
30% grassi, importante fonte energetica per l’organismo, da privilegiare i grassi insaturi (pesce, olio e.v.o, frutta secca, semi oleosi) rispetto ai quelli saturi (carni, formaggi) che non devono superare il 10% del fabbisogno.
Da non trascurare è l’ultimo trimestre, detto anche fase diabetica, in cui la ripartizione dei nutrienti viene modificata in modo da non squilibrare il metabolismo glicemico.
Per un principio di precauzione, è importante evitare fin dal 1° trimestre alcuni cibi poiché rappresentano un elemento di rischio per la salute della madre e del nascituro, tipo formaggi a pasta molle, frutti di mare e pesce crudo, carni crude e conservate (prosciutto, bresaola, speck e salame), paté e piatti pronti inclusi queli a base di verdure, fegato e interiora, uova e latte crudi o non pastorizzati, pesci contenenti alte quantità di mercurio.
Ma quali sono i reali rischi? I rischi legati al consumo di questi alimenti sono legati alle tossinfezioni alimentari connesse, eccone una lista:
la salmonellosi, è una tossinfezione a trasmissione oro-fecale causata dalle cosiddette Salmonelle minori, si contrae attraverso il consumo di uova e carni crude. Nella madre forme gastroenteriche e nel feto forme infettive a carico delle ossa e meningi.
La toxoplasmosi, si contrae attraverso l’ingestione di cisti tissutali attraverso carni crude e poco cotte (inclusi salame, prosciutto e carne secca) o presenti nel latte di animali infetti o ingestione di oocisti escrete dai gatti e contaminanti acqua e terreno (incluse fruttta e verdura mal lavata e contaminata con le feci dei gatti).
La listeriosi, è tipica di chi consuma formaggi a pasta molle derivati dal latte crudo o da muffe, come il cammenbert, brie, feta, patè di carne, cibi cotti ma contaminati, carni fredde delle gastronomie, carni crude o poco cotte, insaccati. I rischi a carico della madre e del feto sono infezioni intestinali, encefalite, mortalità, aborto.
Alla dieta, quando è necessario, vengono in supporto eventuali integrazioni; le più comuni sono le integrazioni di:
Acido folico Il suo valore protettivo, rispetto al rischio di difetti congeniti, in particolare quelli a carico del tubo neurale – come spina bifida, anencefalia e encefalocele (difetti del tubo neurale, DTN), è ampiamente documentato. Si raccomanda 0,4 mg /die di acido folico. Per essere efficace l’assunzione di acido folico deve iniziare almeno un mese prima del concepimento e continuare per tutto il primo trimestre di gravidanza.
L’assunzione di ferro (30 mg/ die) in gravidanza previene l’anemia, definita come emoglobina a termine inferiore a 11 g/dl e che risultata associata a una minore frequenza di nati piccoli per l’età gestazionale. La supplementazione con ferro non deve essere offerta di routine a tutte le donne in gravidanza, dal momento che non porta benefici di salute per la madre e il feto e può avere effetti collaterali indesiderati. Può essere necessaria nelle gravidanze gemellari, o nelle donne vegetariane “assolute”.
La vitamina D, essenziale per l’omeostasi del calcio, incluso il suo assorbimento attraverso la placenta per sopperire ai bisogni del feto, specie nell’ultimo trimestre di gravidanza. Una grave carenza è associata a rachitismo nei bambini e a osteomalacia in bambini e adulti. La supplementazione routinaria anche in questo caso non è raccomandata.
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