La gastroenterite è una infiammazione acuta del tratto gastrointestinale causata da infezione virale o batterica.
Il contagio avviene per via orale mediante cibi o bevande contaminate spesso dal contatto con le mani di persone infette.
È pertanto fondamentale per la prevenzione l’igiene accurata (lavare correttamente e spesso le mani).
Quali sono i sintomi più comuni della gastroenterite?
Le manifestazioni più comuni della gastroenterite sono a carico dell’apparato digerente: dolori addominali, diarrea, nausea, vomito.
I sintomi non sono necessariamente tutti presenti contemporaneamente. In alcuni casi è associata febbre di modica entità. La durata della sintomatologia è breve, 3-4 giorni, con remissione spontanea nella maggior parte dei casi. Se i sintomi persistono oltre 5-7 giorni e la febbre non si risolve è necessario consultare il medico.
Particolare attenzione va rivolta al rischio di disidratazione (determinata dalle perdite di liquidi di diarrea e vomito) nei soggetti più delicati: bambini e anziani. Per questo la terapia indicata è la reidratazione con acqua e/o soluzioni con sali minerali.
L’alimentazione dovrà essere leggera per il periodo sintomatico per evitare di sovrastimolare l’apparato digerente, ma va ripresa in maniera varia appena i sintomi saranno regrediti.
In alcuni casi il medico potrà prescrivere un antiemetico (farmaci contro il vomito), in genere non sono consigliati gli antidiarroici. Per attenuare la diarrea può essere di utilità l’assunzione di alcuni probiotici.
Prima di tutto è importante sapere cosa sia il pavimento pelvico e di quali siano le sue funzioni.
Il pavimento pelvico è un’area a forma di rombo che si estende dalla sinfisi pubica fino al coccige e lateralmente fino alle tuberosità ischiatiche ed è la struttura che chiude inferiormente la cavità addominale.
E’ caratterizzato da una componente ossea, da una muscolo connettivale e infine da una viscerale e ha la funzione di proteggere, sostenere e mantenere nella corretta posizione gli organi pelvici: vescica, utero e retto.
Normalmente tendiamo a ignorare il nostro pavimento pelvico fino a quando non sopraggiunge un problema o si sia arrivate a fine gravidanza e un’ostetrica faccia notare quanto sia importante iniziare a prendersi cura del proprio perineo in vista del parto.
La muscolatura perineale gioca un ruolo fondamentale nella defecazione, nella minzione e nella sessualità.
Questi muscoli infatti sono determinanti nella continenza, un loro indebolimento può portare a perdite involontarie di urine, feci e gas, nel mantenimento degli organi nella loro sede primaria evitando così in incorrere in prolassi urogenitali o rettali, e nella salvaguardia del benessere sessuale.
La gravidanza e il parto uniti anche a cattive abitudini portate avanti inconsapevolmente per una vita intera possono incidere negativamente sullo stato di salute del pavimento pelvico, per questo motivo è fondamentale allenare la muscolatura pelvica per evitare di andare incontro a lacerazioni e a problematiche post parto.
In gravidanza il perineo può essere allenato e massaggiato a partire dalla 34^ settimana portando così a un aumento dell’elasticità dei tessuti che, durante il periodo espulsivo, subiranno un importante stiramento e una diminuzione della probabilità di incorrere in episiotomie e lacerazioni.
Come si esegue il massaggio perineale in gravidanza?
Per prima cosa bisogna trovare un luogo tranquillo e dove ci si possa sentire a proprio agio, si tolgono gli slip e si assume una posizione comoda, sdraiata con le gambe piegate e con la schiena sostenuta.
Si comincia a fare dei bei respiri profondi e ci si rilassa il più possibile, sia mentalmente che fisicamente, e si inizia a concentrarsi sul perineo.
È consigliabile bagnarsi le dita con un olio di mandorle e iniziare a fare un leggero massaggio con movimenti circolari nella zona che separa l’ingresso vaginale da quello anale. Successivamente si inserisce la prima falange del pollice all’interno della vagina e si cominciano a fare delle leggere pressioni sulla parete vaginale posteriore verso l’esterno. Accompagnare queste leggere pressioni con dei respiri profondi e non bisogna forzare, assecondare sempre il proprio corpo.
Sempre con il pollice in vagina eseguire dei movimenti semicircolari “da ore 3 a ore 9″(immaginando la vagina come un orologio).
Respirare sempre, non si lavora mai in apnea!
Infine togliere il pollice dalla vagina, stendere le gambe e rilassarsi ascoltando il proprio corpo.
Dopo 40 giorni dal parto è importante rivolgersi a un’ostetrica per una valutazione del pavimento pelvico per valutare lo stato di salute della muscolatura e dei tessuti e nel caso impostare un percorso di riabilitazione per ripristinare la propriocezione, la tonicità e favorire la guarigione di eventuali esiti cicatriziali.
Al di fuori della gravidanza è importante fare una valutazione del pavimento pelvico per prendere coscienza della propria muscolatura e intraprendere un percorso di educazione perineale per evitare in un futuro di incorrere in questo tipo di problematiche.
Al contrario, se si sta già vivendo una situazione di incontinenza, di dolore ai rapporti o è stata già fatta una diagnosi di prolasso allora è giunto, anche in questo caso, il momento di fare una valutazione perineale per ritornare a stare bene
Ricordiamo sempre che perdere gocce di urina quando si tossisce, si starnutisce o si fa uno sforzo non è normale, così come non lo è non riuscire ad arrivare in tempo alla toilette e, condizionate da questa paura, non idratarsi adeguatamente o pensare a tutti i bagni della zona per avere una maggiore sicurezza.
Non è normale nemmeno sentire dolore durante i rapporti sessuali, percependo una sensazione di costrizione, una forte tensione o avere ferite e abrasioni post coitali.
Non sono da ritenere normalità nemmeno le continue cistiti, tendenzialmente riconducibili a un rapporto sessuale, o le perenni infiammazioni vulvo-vaginali.
Tante di queste situazioni vengono sottovalutate, portando le donne a vivere per settimane, mesi se non addirittura anni nel dolore, nel disagio e nell’insicurezza.
Durante la prima visita di valutazione perineale viene innanzitutto raccolta l’anamnesi, così da avere un quadro più ampio possibile della problematica e dei bisogni della paziente; in un secondo momento viene fatta la visita vera e propria dopo vengono valutati i tessuti e i muscoli con la loro relativa capacità contrattile.
Infine viene deciso insieme il percorso più adatto alla paziente e spiegata quanto siano importanti impegno e costanza per poter riuscire a raggiungere l’obiettivo.
Anche per trattare questo tipo di problematiche molto spesso si ricorre al massaggio della muscolatura pelvica, sia da parte del l’ostetrica, che andrà a manipolare internamente i fasci muscolari, che da parte della stessa paziente così che possa diventare in prima persona fautrice del proprio benessere.
Arrivati a un giorno indefinito di isolamento domestico e dopo aver impastato un numero imprecisato di volte e sfornato biscotti, torte e qualunque tipo di torta salata è giustamente arrivato il momento di ripensare alla propria forma fisica.
Su ogni piattaforma social e sito internet sono apparsi tutorial di workout casalinghi per continuare a fare un po’ di attività motoria anche tra le mura di casa, ma attenzione a scegliere quello più adatto a voi.
So bene che avere glutei d’acciaio e pancia piatta sono sogni comuni ma non per questo bisogna esagerare con squat, affondi e addominali, soprattutto se non li si è mai fatti prima.
Gli esercizi sopracitati, se eseguiti in maniera scorretta, oltre che fare male alle articolazioni di ginocchia e schiena sono controproducenti per il vostro perineo.
Se avete fatto una valutazione del pavimento pelvico e sapete di soffrire di ipotonia perineale, o nel caso non l’abbiate mai fatta, avete notato qualche perdita urinaria dopo uno sforzo, una risata o un colpo di tosse, squat affondi, addominali e salti non fanno al caso vostro.
Tutti questi esercizi esercitano una pressione troppo forte per il vostro perineo che al momento potrebbe essere un po’ troppo debole per sopportare tutto quello sforzo.
Al contrario vanno bene yoga, pilates e stretching che aiutano anche la colonna vertebrale che durante le lunghe sessioni di tv e pc comincia a risentire della situazione.
Se invece soffrite di vulvodinia, bruciore vulvare e simili ovviamente è sconsigliato l’uso di cyclette, anche se è l’unico attrezzo che avete in casa!
E per chi ha un perineo ipertonico e quindi soggetto a contrarsi più del dovuto?
Evitare gli esercizi precedentemente citati e concentrarsi sul rilassamento, praticare lo yoga nidra che è improntato maggiormente sulla respirazione, allenare la parte superiore del corpo e nel caso aspettare di ritornare dal proprio trainer di fiducia o ancora meglio dalla propria ostetrica per sapere gli esercizi migliori per voi.
Fare attività fisica è importante, soprattutto in questo momento perché aiuta anche la sfera emotiva e a sopportare la noia e lo sconforto di queste lunghe giornate, ma fate sempre attenzione agli esercizi che eseguite.
Appena sarà possibile vi aspetto per una valutazione del pavimento pelvico così da decidere insieme il percorso più adatto a voi, per rimettersi in forma con giudizio dopo questo periodo di sedentarietà senza però andare a gravare sul vostro perineo!
Finalmente l’estate sembra arrivata e quindi è arrivato ufficialmente il momento di riportare alla mente qualche piccola regolina che ci può essere utile durante le vacanze.
Quel tanto temuto igiene
Prima di tutto pensiamo all’ igiene, anche se con il caldo il numero delle docce aumenta e abbiamo sempre paura di poter avere un cattivo odore il detergente intimo va utilizzato una sola volta al giorno e sempre diluito.
Se dovete fare la ceretta procedete per gradi, NON provate la depilazione completa il giorno prima di partire per il mare e mettete sempre del borotalco prima di stendere la cera (la vostra pelle vi ringrazierà!)
Se avete la pelle molto delicata e i vostri genitali tendono a infiammarsi ricordatevi di fare sempre una doccia o un bidet con acqua dolce appena uscite dal mare (la salsedine irrita molto le mucose) e se fate una lunga pausa tra un bagno e l’altro, tipo pausa pranzo e successiva digestione, cambiatevi il costume e risciacquatelo bene.
Creme e pelle
Dopo una giornata al sole è sempre bene mettere una buona crema idratante, non dimenticate di idratare anche la zona genitale, molte volte il prurito che avvertite non è dato da infezioni ma semplicemente da disidratazione. In caso di prurito, perdite sospette o cattivi odori EVITATE i rimedi casalinghi e cure fai da te con farmaci da banco, fate un tampone e aspettate di ricevere il risultato per seguire poi una terapia adeguata che debelli il problema alla radice e non sia solo un palliativo.
… e la parte divertente? 🙂
Passiamo ora al lato più ludico e divertente, l’estate è fatta di divertimento ma ricordiamoci di farlo in maniera responsabile.
Se siete in coppia approfittate delle vacanze per riavvicinarvi, per ritrovare del tempo per voi, per fare delle attività che possano piacere ad entrambi, divertitevi insieme sia dentro che fuori alla camera da letto.
Se siete single datevi pure al sesso occasionale ma sempre protetti, il preservativo vi protegge da gravidanze indesiderate ma soprattutto da tantissime malattie sessualmente trasmissibili che potrebbero rovinarvi le vacanze e anche molti giorni dopo il rientro a casa.
Non mi resta che augurarvi delle “divertentissime” vacanze!
è una sindrome che colpisce il 5-10% delle donne in età fertile e costituisce il disordine endocrino più comune tra il sesso femminile. Nel mondo occidentale, la PCO è la causa più frequente di infertilità e interessa il 15% delle coppie.
La PCO è associata a sintomi clinici rilevanti, tra cui la dismenorrea, l’acne e l’irsutismo. Gli aspetti patofisiologici più importanti di questa malattia sono: infiammazione, iperandrogenemia e insulino-resistenza. Il quadro clinico della PCO è reversibile, se si adottano cambiamenti nel proprio stile di vita (dieta, attività fisica e controllo del peso).
Tuttavia, se trascurata e non curata, la PCO da disturbo funzionale si trasforma in una malattia d’organo e causa diabete, malattie cardiovascolari e tumore dell’endometrio.
La PCO presenta una notevole base genetica che viene poi influenzata, nella sua espressione, dal tipo di vita che si conduce (stile di vita). La maggioranza delle pazienti affette da PCO è obesa e potrebbe aver ereditato la tendenza ad immagazzinare l’eccesso calorico assunto con la dieta, soprattutto quando l’apporto alimentare non adeguato in termini di quantità, e spesso anche di qualità, si accompagna ad una ridotta o assente attività fisica. Questo stato si associa frequentemente al diabete. Alla base della PCO c’è un problema di
Disbiosi intestinale
Una dieta moderna, povera di frutta, verdura, cibi freschi e fibre porta alla sovraccrescita intestinale di batteri gram-negativi e la contestuale riduzione di batteri “amici”, come i lattobacilli e i bifidobatteri. Questa dieta devitalizzata e la relativa disbiosi causano poi un aumento di permeabilità intestinale e il trasferimento (traslocazione) di batteri, o frammenti della loro membrana (lipopolisaccaridi = LPS), nella circolazione sistemica. Gli LPS hanno un notevole potere antigenico che esita nell’attivazione del sistema immunitario e sulle lunghe in uno stato di infiammazione cronica e di insulino-resistenza. L’iperinsulinemia stimola le ovaie a produrre più androgeni e questo blocca il normale processo di ovulazione.
Gli studi scientifici mostrano che la maggioranza delle pazienti affette da PCO è obesa è affetta da insulino-resistenza, da un aumento della permeabilità intestinale e dei livelli di zonulina (un indice di allentamento della barriera intestinale). L’aumento della zonulina si accompagna ad un quadro più severo di disturbi mestruali ed è in relazione inversa con il numero di cicli mestruali annui.
Come si è detto, la PCO è una condizione reversibile, a patto che si adotti una dieta adeguata, in sostanza una dieta che abbia la capacità di invertire il processo infiammatorio di basso grado (low-grade inflammation) e allo stesso tempo di combattere l’eventuale sovrappeso. Per la correzione della disbiosi e della permeabilità intestinale, estremamente vantaggioso è l’impiego di specifici probiotici e di fibre prebiotiche. Anche nel campo della fitoterapia esistono preparati molto efficaci per questo disturbo.
Zhang D et al Serum zonulin is elevated in women with polycystic ovary syndrome and correlates with insulin resistance and severity of an ovulation. Eur J Endocrinol January 1, 2015 172 29-36
Negli ultimi decenni sono emersi concetti come microbioma, microbiota, assi di relazione intestino-cervello, intestino-fegato, ecc. Ultimo arrivato, ma non meno importante, è lo straordinario concetto di viroma (presenza stabile di diversi virus nel nostro organismo). Il viroma interagisce con il microbiota e il genoma umano e tutti si relazionano tra di loro, portando vantaggi e svantaggi alla salute dell’ospite. Lo studio del viroma si profila interessante e denso di implicazioni fisiopatologiche e terapeutiche, ma per il momento siamo solo agli inizi.
Co-evoluzione con Herpes virus Le infezioni da herpesvirus costituiscono un’inevitabile parte della condizione umana, dato che ne soffre oltre il 90% dei soggetti. I virus erpetici infettano uccelli, rettili e mammiferi e si sono co-evoluti fin dall’inizio come linee specie-specifiche. Subito dopo la prima infezione, il virus adotta uno stato di sonno, cioè si mette in una condizione di latenza, attraverso l’espressione di un set alternativo di geni che inibisce le sue funzioni litiche centrali (uno dei due cicli di riproduzione virale). La latenza permette al virus di nascondersi dal sistema immunitario e di rimanere all’interno dell’ospite. Per esempio, dopo l’infezione acuta, il virus herpes simplex 1 (HSV-1) si riproduce nelle cellule epiteliali, poi migra attraverso neuroni sensori ed entra in uno stato di latenza nella sua roccaforte costituita dai gangli trigeminali. La latenza rende l’ospite vulnerabile a successive riattivazioni del virus e quindi ad infezioni nei siti periferici (labbra, occhi, encefalo, ecc.). Di solito queste riattivazioni seguono stati di stress, strapazzi fisici, denutrizione, traumi neurologici.
Il viroma ci protegge dalle infezioni batteriche Un tempo la latenza era considerata una forma di parassitismo che avvantaggiava il virus. Tuttavia, in tempi recenti si è scoperto che la latenza porta benefici anche allo stesso ospite. Per esempio, si è visto che i topi che che albergano infezioni latenti da virus gamma-herpes-68 o da citomegalovirus, geneticamente simili a quelli presenti nell’uomo (virus Epstein-Barr e Citomegalovirus) sono resistenti alle infezioni batteriche da Listeria monocytogene e da Yersinia pestis. Questa resistenza è ottenuta da una up-regulation dell’interferone gamma (IFNγ), conseguente alla infezione virale latente. A sua volta, l’IFNγ causa un’attivazione sistemica dei macrofagi, cellule dell’immunità aspecifica impiegate nelle prime fasi di una infezione batterica. In sostanza, la presenza cronica di un virus è in grado di mantenere alto lo stato di allerta immunitario rivolto ai batteri, sia di provenienza interna (microbiota) che esterna (ambiente). Quindi, una latenza virale non possiamo considerarla una forma completamente patologica, ma una condizione che procura all’ospite anche benefici immunitari.
Il viroma altera la suscettibilità alle malattie Nei soggetti geneticamente predisposti, i virus sono in grado di modificare il rischio nei riguardi delle malattie croniche. Per esempio, il virus della coriomeningite linfatica può inibire la comparsa del diabete in alcuni tipi di cavie, mentre in altre può peggiorare la glomerulonefrite. Nei pazienti affetti da artrite reumatide, sindrome di Sjogren, lupus eritematoso e sclerosi multipla è stata dimostrata una latenza del virus Epstein-Barr (EBV). Secondo i ricercatori, l’infezione cronica da EBV concorre ai disordini autoimmunitari attraverso un meccanismo di cross-reazione (reazione verso il virus e contemporaneamente verso i tessuti umani). Un altro virus in grado di alterare le risposte difensive è il norovirus, che è responsabile della maggioranza delle infezioni gastrointestinali non batteriche nell’uomo. Per esempio, nei topi con mutazione del gene Atg16L, gene che aumenta la suscettibilità alla malattia di Crohn, l’infezione con norovirus murino scatena proprio questa grave malattia infiammatoria intestinale. Si sospetta che la stessa cosa possa accadere in soggetti umani con predisposizione genetica e in concerto con altri fattori ambientali, tra cui i batteri appartenenti alla normale flora intestinale.
Il viroma modifica l’espressione genetica e il rischio autoimmunitario Il norovirus è in grado di modificare in modo sostanziale l’espressione genica nei topi Atg16L, rispetto ai topi normali. Per esempio, si verifica una completa inversione dei livelli di espressione dei geni che regolano il metabolismo dei carboidrati e degli amminoacidi, il traffico proteico intracellulare e il targeting e la localizzazione delle proteine. Ciò dimostra come la vulnerabilità genetica possa determinare il modo con cui un’infezione influenza la nostra identità trascrizionale. Queste alterazioni nell’espressione genetica possono influenzare grandemente l’immunofenotipo dell’ospite. L’immunofenotipo coincide con il livello base di attivazione del sistema immunitario in seguito allo stimolo di un antigene o di materiale immunogeno. Quindi, i cambiamenti nell’ espressione genetica dovuta ad una infezione latente può influenzare il modo con cui il sistema immunitario risponderà a future aggressioni patogene. I differenti modi con cui si esprimono i geni in seguito ad un’ infezione virale può anche influenzare la suscettibilità ad una malattia cronica e la sua progressione. Nei topi, un’infezioni latente da gamma-herpes-virus-68 è in grado di produrre variazioni nella espressioni dei geni della milza, cervello e fegato, influenzando quindi significativamente la trascrizione genetica nelle cellule degli organi dell’ospite. In particolare, si è visto che l’infezione latente è in grado di regolare l’espressione di quei geni implicati nel rischio di malattie autoimmuni, tra cui la celiachia, la malattia di Crohn e la sclerosi multipla.
Le infezioni virali possono compensare una immunodeficienza Torniamo al nostro herpesvirus che conferisce una protezione verso certi batteri in seguito ad una sovraespressione dell’interferone. Questo è stato confermato in altri modelli murini in cui c’erano dei deficit immunitari verso i batteri. In sostanza, l’infezione cronica da herpesvirus stimola il sistema immunitario e compensa la carenza di citochine associata a diverse forme di immunodeficienza. Il tipo di infezione latente e il suo variabile impatto sulla espressione genica potrebbe spiegare come mai persone con la stessa predisposizione genetica hanno poi manifestazioni cliniche diverse. Questo rappresenta un’altra dimostrazione di come il corredo genetico non equivale ad un destino inevitabile.
Viroma e microbi commensali Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che l’immunità virale e la patogenesi virale sarebbe governata da interazioni metagenomiche che coinvolgono più Regni (transkingdom metagenomic interactions). In altre parole, l’interazione tra tutte le sequenze del materiale genetico umano e non umano (microbico) condiziona il decorso di un’ infezione virale. Gli elminti, per esempio, che sono vermi parassitici che infettano i mammiferi, sono in grado di promuovere la replicazione virale sia attraverso l’inibizione dell’INF-γ, sia attraverso l’induzione della produzione delle interleuchine 4 (IL-4), che culmina nella riattivazione dell’herpesvirus-gamma murino. Gli elminti allo stesso tempo attivano la trascrizione del fattore Stat6 che sposta il virus dal suo stato di latenza verso la forma attiva e infettiva. In questo caso, il virus percepisce e poi risponde al milieu immunologico dell’ospite, che a sua volta è influenzato dal parassita.
Il norovirus, come già detto, è la causa più frequente di gastroenteriti acute è rappresenta un altro esempio di virus che infetta in modo latente l’intestino umano. Infatti, questo virus è presente nel 21% degli individui con immunodeficienza ed è eliminato in modo asintomatico con le feci nel 3-17% delle persone. Il norovirus rappresenta un altro esempio di interazione transkingdom, considerato che il microbiota batterico intestinale può favorire la persistenza o meno di questo virus. Il microbiota può perpetuare l’ infettività dei virus, favorendo la stabilizzazione delle particelle virali e facilitando l’adesione virale alle cellule dell’ospite. Tuttavia, l’effetto del microbiota nei riguardi dell’infezione virale è mediato dal sistema immunitario dell’ospite e segnatamente da alcuni geni specifici. In conclusione, questi esempi mostrano come si siano conservate durante l’evoluzione strette correlazioni tra microrganismi e cellule di Regni divergenti, come batteri, parassiti, virus e cellule immunitarie umane.
Alterazione del viroma e malattie infiammatorie autoimmuni E’ noto che nei pazienti affetti da malattia di Crohn e rettocolite si ha un impoverimento di specie batteriche e di phyla a livello intestinale, rispetto ai sani. Tuttavia, se vengono sequenziati i loro viromi, si nota un notevole aumento nel numero di batteriofagi (virus che infettano i batteri e si moltiplicano al loro interno). Secondo alcuni ricercatori, l’impoverimento del microbiota batterico nei soggetti affetti da patologie infiammatorie croniche intestinali (IBD) sarebbe proprio dovuta all’azione predatoria dei batteriofagi, ipotizzando così una relazione predatore-preda tra il viroma e il microbioma. Nell’ambito di questo paradigma, l’introduzione dei fagi altera il microbioma e lo sposta verso un livello di maggiore vulnerabilità alle malattie. Quindi, il cambiamento del viroma potrebbe contribuire all’insorgenza dell’infiammazione intestinale e della disbiosi batterica e potrebbe essere utilizzato come biomarker per le IBD. Alla luce di queste nuove conoscenze, sarebbe interessante in futuro valutare attentamente il grado di resistenza ai batteriofagi degli attuali probiotici in commercio o addirittura di concepire dei provirotici, o virus che hanno un effetto benefico per la salute (sulla scorta degli attuali probiotici, appunto).
Viroma e vaccini E’ stato dimostrato, sia nelle cavie sia nell’uomo, che alcune infezioni virali infantili modificano l’espressione dei geni legati alla risposta vaccinale e che questo potrebbe spiegare perché alcuni individui sono più sensibili ai danni da vaccino rispetto ad altri. Ripetute vaccinazioni potrebbero privare il corpo del favorevole effetto immunomodulante di alcuni virus che causano le malattie virali infantili e con cui gli esseri umani si sono co-evoluti.
Conclusioni In sostanza, quando analizziamo la relazione esistente tra il genotipo e il fenotipo di un organismo non possiamo non considerare anche il viroma. Nel meta-genoma, vi sono diversi piani di interazione tra batteri, parassiti, virus e fisiologia dell’ospite, e tutti possono influenzare lo stato di salute. I virus sono essenziali nell’intricata e dinamica rete microbica che risiede nel nostro organismo. Contrariamente alla visione dualistica tipicamente Occidentale, i virus non sono in assoluto né buoni né cattivi, dato che un virus può avere numerosi effetti avversi, ma anche altrettanti affetti positivi immunomodulanti, così come abbiamo visto, e questo dipende dalla localizzazione anatomica del virus, dal genotipo, dai microbi commensali e da altri agenti infettivi. Come affermato da Louis Pasteur poco prima della sua morte: “ E’ il terreno che conta e non l’agente infettante”.
Bibliografia
Liberamente tratto da: Profound Implications of the Virome for Human Health and Autoimmunity. Ali Le Vere. September 8th 2017. Greenmedinfo.
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