Una corretta alimentazione influisce positivamente sullo stato di salute e sulla qualità di vita degli anziani soprattutto alla luce degli inevitabili cambiamenti a carico dell’organismo che precludono particolari esigenze alimentari.
Con il passare del tempo, l’organismo si modifica inviandoci segnali che è importante riconoscere per poter prendere i giusti provvedimenti e allontanare nel tempo i problemi legati a un corpo che invecchia. L’invecchiamento comporta una diminuzione del metabolismo basale e del fabbisogno energetico giornaliero; una riduzione della massa magra e dell’acqua totale e un parallelo aumento della massa grassa; una riduzione delle capacità di digestione e di assorbimento dei micronutrienti; una riduzione delle funzionalità organiche e metaboliche.
Ecco alcuni degli accorgimenti che consentono di affrontare al meglio i cambiamenti fisiologici che possono influenzare l’alimentazione quando gli anni aumentano:
- Bere molta acqua anche quando non si ha sete: nell’anziano lo stimolo della sete si riduce progressivamente e questo rischia di portare a disidratazione anche grave. L’acqua è importante inoltre per aumentare l’assunzione di sali minerali essenziali per l’organismo che invecchia, come per esempio il calcio.
- Ridurre il numero delle calorie assunte ogni giorno con il cibo: È un passo necessario per evitare il sovrappeso, dal momento che negli anziani diminuiscono il metabolismo basale e la massa muscolare e quindi si consuma meno energia.
- Inserire cibi ricchi di fibre: consumare frutta, verdura, legumi e cereali integrali tiene lontani problemi digestivi e stitichezza, dando una mano all’intestino che con gli anni lavora con più fatica e diventa sempre più “pigro”. Inoltre aiutano a mantenere una buona flora batterica e aiutano nella prevenzione del cancro del colon.
- Se necessario, modificare la preparazione dei cibi per renderli più adatti ai cambiamenti fisici individuali: cuocere le verdure al vapore per renderle più morbide e assumere cibi e bevande in piccoli bocconi o piccoli sorsi aiuta a superare quella che i medici chiamano disfagia, ovvero la difficoltà a deglutire che può essere di origine fisiologica (per esempio perché i muscoli coinvolti nel processo non funzionano più al meglio) o anche patologica (da traumi o altre malattie). I cibi morbidi – anche gli omogeneizzati se necessario – aiutano anche chi ha problemi di dentatura e masticazione, una delle principali cause di malnutrizione negli anziani perché porta a eliminare dalla tavola tutti gli alimenti difficili da masticare.
In genere, le regole base di una sana alimentazione per una persona che ha superato i 65 anni ed è in buona salute non differiscono da quelle di un adulto: tanta frutta e verdura fresche, cereali soprattutto integrali, proteine soprattutto di origine vegetale (ottimi i legumi), pochi grassi e zuccheri semplici e tanta acqua.
Anche se potrebbe sembrare strano in una società come la nostra, gli esperti sono concordi nel dire che nell’anziano uno dei principali obiettivi di salute è evitare la malnutrizione. Le persone anziane sono quelle maggiormente colpite dalla malnutrizione anche nei paesi industrializzati. La malnutrizione nell’anziano è in gran parte correlata all’ambiente in cui vive.
Per malnutrizione si intende uno stato di alterazione funzionale, strutturale e di sviluppo dell’organismo conseguente alla discrepanza tra fabbisogni, introiti ed utilizzo dei nutrienti. La malnutrizione proteico-calorica è, insieme con il deficit di minerali e vitamine, particolarmente frequente nell’anziano. Nei paesi occidentali, dove gli individui tra i 65 anni e i 75 anni sono equiparabili come livello di autonomia, seppure in presenza di qualche malattia, agli adulti più giovani, viene considerato anziano l’ultrasessantacinquenne. In effetti l’indagine europea di sorveglianza “Seneca” ha evidenziato una bassa incidenza di malnutrizione nella popolazione anziana sana, nonostante il frequente riscontro di bassi livelli sierici di alcuni micronutrienti, riconducibile ad una ridotta introduzione con gli alimenti. Tra gli anziani una categoria a maggior rischio di malnutrizione è quella rappresentata dagli anziani fragili. L’anziano fragile è un soggetto di età avanzata o molto avanzata, affetto da multiple patologie croniche, clinicamente instabile, frequentemente disabile, con frequenti problematiche di tipo socioeconomico, quali soprattutto solitudine e povertà. Negli anziani fragili sono spesso compromessi lo stato nutrizionale e la capacità di alimentarsi autonomamente in maniera adeguata. Una malnutrizione proteico-calorica severa è stata osservata nel 10-38% degli anziani non ospedalizzati, nel 5-12% di quelli che vivono al proprio domicilio, nel 26-65% di quelli ospedalizzati e nel 5-85% degli individui istituzionalizzati. Un recente studio condotto in Piemonte su 738 pazienti in RSA conferma l’ alto rischio di malnutrizione (75 %) nei pazienti istituzionalizzati.
Le cause di malnutrizione nell’anziano possono essere molteplici.
Cause organiche età-correlate: l’invecchiamento determina alcune modifiche fisiologiche tra cui l’atrofia della mucosa del cavo orale e della lingua con ipogeusia da innalzamento della soglia gustativa (sono necessarie stimolazioni circa 10 volte maggiori rispetto al giovane adulto per ottenere una pari sensibilità gustativa); minor secrezione gastrica e pancreatica e ridotta produzione di enzimi endocellulari (es. lattasi); deficit della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti. I difetti di masticazione, da ascriversi all’edentulia, sono frequentemente riscontrabili e spesso si associano ad erronee abitudini dietetiche ed igieniche e a condizioni socioeconomiche deficitarie. L’anoressia fisiologica dell’anziano è legata ad un aumento dei livelli di colecistochinina e ad un ritardato svuotamento gastrico.
Cause organiche patologia-correlate : Alterazioni della deglutizione, come la presbifagia e la disfagia, sono un problema diffuso nella popolazione anziana fragile: si riscontra disfagia dal 20 al 50% nei pazienti istituzionalizzati. Le insufficienze d’organo (scompenso cardiaco, insufficienza renale cronica avanzata, insufficienza respiratoria, ecc.) e le neoplasie, causano incremento dei fabbisogni nutrizionali ed ipoanoressia con ridotti introiti. I numerosi farmaci che spesso vengono assunti dall’anziano possono interferire con l’assorbimento (antiacidi, lassativi) o con l’escrezione renale (diuretici) di alcune sostanze e possono determinare alterazioni del gusto. Cause sociali, ambientali e psicologiche Le ristrettezze economiche, l’isolamento, la solitudine e/o l’istituzionalizzazione possono essere causa di inadeguata assunzione di cibo. La malnutrizione ha un impatto negativo sullo stato nutrizionale e psico-sociale dell’anziano e si correla ad un peggioramento di patologie croniche, maggiore incidenza di infezioni, piaghe da decubito, cadute.
Tuttavia la nutrizione è spesso considerata un problema secondario, frequentemente sottovalutato e trascurato, rispetto ad altre attività di assistenza.
L’adozione di un adeguato programma alimentare negli anziani è volto a contrastare il rischio di sarcopenia, col mantenimento della massa magra, o a contenere l’eccesso di massa grassa congiuntamente all’attività fisica adattata al contesto e al controllo delle comorbilità associate. In questa prospettiva, l’adozione di scelte alimentari appropriate appare ormai da tempo una componente centrale del progetto di cura per la prevenzione e riduzione di eventi patologici. L’attenzione agli aspetti nutrizionali e alla modificazione dello stile di vita sono oltretutto essenziali per ridurre i fattori di rischio, quali obesità, diabete, ipertensione e dislipidemia, spesso coesistenti.
E’ difficile cambiare le proprie abitudini alimentari che si sono costruite nel tempo, hanno a che fare con la storia personale e dipendono da tanti elementi quali il bisogno di alimentarsi: infatti nutrirsi non è soltanto una necessità del corpo, ma è condizionato da fattori economici, sociali, ambientali, psicologici, affettivi; è comunque possibile cambiare abitudini alimentari cercando un equilibrio tra senso della misura e gusto, evitare, dove possibile, di identificare il benessere alimentare come risultato di divieti e prescrizioni.